Andrea Cesalpino. Scienza.
Andrea Cesalpino. Scienza.
Verso
la metà del Cinquecento il corpo umano era diventato, soprattutto in
Italia, uno degli argomenti principali, forse il principale, di cui
si occupava la scienza. Dopo secoli di silenzio rotto soltanto da
qualche studioso isolato, come il grande Leonardo, all'improvviso era
esploso l'interesse per l'uomo; e i segreti della vita umana ad uno
ad uno caddero. Nel 1571 apparve un'opera intitolata “Questioni
peripatetiche”, nella quale fra l'altro era scritto in latino:
“Circulatio autem tamquam fine carens, infinito tempore agitur”,
cioè “La circolazione (del sangue) si svolge per un tempo
infinito, come se non avesse fine”. Per la prima volta nella
storia della scienza, era apparsa la parola “circolazione”
riferita al sangue; e l'autore dell'opera era un italiano: Andrea
Cesalpino. Egli si chiamava esattamente Cesalpini; suo padre,
Giovanni, era milanese, trasferito ad Arezzo. E là nacque Andrea,
nel 1519. Studiò filosofia e medicina a Pisa, e il 20 marzo 1551 si
“addottorò”, cioè prese quella che noi oggi chiamiamo laurea,
in medicina, filosofia e scienze naturali; quattro anni dopo, essendo
morto l'illustre botanico e suo maestro Luca Ghini, Cesalpino fu
nominato suo successore alla cattedra di materia medica presso quella
Università; nello stesso tempo gli venne affidata la direzione
dell'Orto Botanico. Cesalpino si dedicò con entusiasmo allo studio
e alla ricerca e questo fu infatti il periodo più fruttuoso della
sua attività, il periodo in cui pubblicò le grandi opere contenenti
quelle genialissime intuizioni che lo resero celebre in tutta Europa.
La scoperta della circolazione.
Nel
1571, a Venezia, apparve il libro di Andrea Cesalpino dal titolo:
“Quaestionum peripateticarum libri V”. In esso Cesalpino
annunciava con termini chiarissimi la grande scoperta: il sangue
circola ininterrottamente nel corpo umano, sospinto dal cuore, centro
della circolazione. “Il sangue” egli scrisse “parte dal cuore
come dal suo principio, e non dal fegato o dal cervello (come
credevano alcuni studiosi di allora). Con un continuo movimento
passa dal cuore sempre nello stesso modo: ogni punto del tratto
circolatorio può essere considerato inizio del circolo.” E
ancora: “Ciò che appare nella dissezione (del corpo) mostra
chiaramente che la circolazione si svolge dal ventricolo destro verso
i polmoni e di lì verso il ventricolo sinistro..”. C'è bisogno
di aggiungere commenti, pensando che questo è stato scritto quattro
secoli or sono? Cesalpino, naturalmente, volle constatare con i
propri occhi ciò che andava enunciando: perciò, come egli stesso
dice, compì moltissime dissezioni su cadaveri. È giusto dire che
Cesalpino si valse anche delle scoperte e delle osservazioni fatte da
scienziati che lo precedettero, come Paolo Sarpi, Michele Serveto,
Realdo Colombo; ed è anche giusto dire che il merito della
formulazione scientifica, esatta, completa della circolazione del
sangue nell'uomo va attribuito in buona parte all'inglese Guglielmo
Harvey. Ma Cesalpino aprì la strada ad Harvey, concepì con geniale
acutezza l'idea.
Grande botanico.
Cesalpino
fu anche un grande botanico, anzi, il massimo botanico prima
dell'apparizione di Linneo. Nel 1583 a Firenze pubblicò il libro
“De plantis” (Sulle piante), nel quale con profonde osservazioni
egli cercò (e spesso gli riuscì) di definire la differenza fra la
vita delle piante e quella degli animali, confrontando i loro organi
e le loro funzioni. Senza dubbio il “De plantis” è la più
grande opera di botanica sistematica dell'età moderna prima di
Linneo; e infatti Linneo fu un grande ammiratore di Cesalpino:
seguendo il suo esempio, egli diede al suo sistema un indirizzo
fondamentalmente biologico, cioè distinse le piante a seconda degli
organi della fruttificazione.
Medico del papa.
Cesalpino
non disprezzava il denaro; quando scrisse il “De plantis” ne
offrì una copia al Granduca di Toscana, il quale ringraziò molto ma
non parlò di quattrini. Perciò Cesalpino cominciò a brigare per
essere nominato medico dell'ordine dei Cavalieri di Malta, con
regolare stipendio. Fu nominato, ma per poco tempo; nel 1592 il papa
Clemente VIII, che aveva seguito con interesse la sua opera lo chiamò
a Roma per nominarlo suo medico personale. Cesalpino si precipitò
nella capitale e là iniziò il suo delicato ufficio, senza però mai
smettere gli studi sulla botanica (si faceva mandare le sementi fin
dall'America per le sue ricerche!). Nel 1593 apparve a Venezia un
nuovo libro di medicina: “Quaestionum medicarum”, un'altro
capolavoro nel quale Cesalpino completava e ampliava le sue
esposizioni sulla circolazione del sangue. Nello stesso periodo, lo
scienziato fu nominato professore di medicina al Collegio della
Sapienza: e il grande vecchio trascorse i suoi ultimi operosi anni a
Roma, insegnando, ricercando, scrivendo nuove opere come il “De
metallicis” (1596), nel quale stabilì una buona classificazione
dei minerali. Fu anche medico di San Filippo Neri e lo curò durante
la sua lunghissima malattia. Ai primi di marzo del 1603 lo
scienziato, ormai più che ottantenne, fu colpito da una pleurite
acuta, che nemmeno lui, grande medico, poté curare; e il 15 marzo di
quell'anno Andrea Cesalpino un'altra delle glorie del nostro Paese,
si spense. Fu sepolto nella Chiesa di San Giovanni dei Fiorentini.
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