Le Leve. Fisica.
Mauro Goretti - Programmatore. |
Le Leve. Fisica.
Fra
le macchine semplici la leva è la più diffusa: potremmo rendercene
conto facilmente se prendessimo l'abitudine di identificarla negli
svariati meccanismi della vita quotidiana. Si tratta infatti di un
dispositivo che può assumere forme molto diverse, nelle quali non è
sempre facile ritrovare lo schema scolastico classico. Tutti sanno
vedere la leva nelle forbici, per esempio, ma non molti si rendono
conto che anche la maniglia della porta è una leva, e così pure la
chiave della serratura, il manubrio della bicicletta, la manovella
dei finestrini dell'automobile, il pedale della macchina per cucire,
il coperchio della caffettiera.
Vantaggi e svantaggi.
Si
ritiene che comunemente che una leva debba servire per vincere una
forza spendendone un'altra più piccola. Effettivamente si ricorre
alle leve soprattutto per conseguire vantaggi di forza, ma
non solo per questo. Intanto osserviamo che non si ottiene mai
niente per niente, almeno in fisica; il vantaggio di forza deve
quindi essere pagato con uno svantaggio. Quale? Possiamo cercarlo
nell'esempio della leva del cambio delle automobili. Si tratta di un
chiaro esempio di leva: un'asta rigida incernierata fra le due
estremità in modo che, spingendone una, si muova l'altra in senso
opposto. Tale spostamento è utilizzato per fare scorrere gli
ingranaggi del cambio, allo scopo di innestarli e disinnestarli a
volontà. La manovra della leva del cambio non richiede grandi
sforzi neppure nei grossi autoveicoli (camion e pullman), eppure è
facile immaginare che i loro ingranaggi debbano essere più pesanti e
faticosi da spostare che non delle autovetture. Come mai? Tutti
hanno certamente notato che la leva del cambio dei pullman è più
lunga di quella delle automobili. La forza che i rispettivi
conducenti debbono applicare per cambiare marcia è più o meno la
stessa, ma nei grossi veicoli tale forza agisce a una
maggiore distanza dalla cerniera, ossia
dal fulcro dell'asta:
per questo non avvertono una maggiore fatica. Possiamo concludere
osservando che l'azione di una forza agente tramite una leva non è
immutabile, ma varia col variare del suo braccio, ossia
della distanza che la separa dal fulcro. A
parità di forza applicata, un braccio d'azione lungo permette di
vincere una resistenza maggiore, consente cioè un vantaggio di
forza. Notiamo anche, però, che l'autista del pullman deve far
compiere alla sua leva un'oscillazione più ampia di quella che
subisce la leva di un'autovettura: il vantaggio di forza si paga con
uno svantaggio di spostamento.
Tre generi di leva.
Nel
classico concetto scolastico, la forza che mette in funzione la leva
è denominata “potenza”, quella che deve esserne vinta viene
chiamata “resistenza”. È meglio dimenticare questa
denominazione di “potenza” che può provocare confusione perché,
in meccanica, la potenza è tutt'altra cosa, non è neppure una
forza! Diremo pertanto “forza agente” quella che viene applicata
sulla leva per equilibrare e vincere la resistenza o “forza
resistente”. La posizione del fulcro che è l'asse di rotazione
determina tre tipi o generi di leva, che andremo a spiegare.
Leva di 1° genere.
Il
fulcro si trova tra la forza agente e quella resistente. Quando è
equidistante fra le due, i bracci d'azione rispettivi risultano
uguali, quindi si potrà equilibrare la forza resistente solo a patto
di spendere una forza agente di pari intensità. Le bilance a giogo
sono basate su questo principio: nota una delle forze (il “peso”
che si mette su un piatto) si raggiunge l'uguale peso di merce
sull'altro piatto quando la bilancia è in equilibrio. Ma il fulcro
può trovarsi, in altri casi di applicazione della leva di 1°
genere, più o meno spostato verso una delle due forze. Si ottiene
allora un vantaggio quando è più vicino a quella resistente, che
viene in tal modo a usufruire di un braccio più corto, per cui può
essere vinta da una forza agente più piccola. Nel caso contrario la
leva di 1° genere diventa svantaggiosa in fatto di forza, offrendo
in cambio un vantaggio di spostamento. Nell'altalena il ragazzo più
pesante fa in modo di essere più vicino al fulcro, altrimenti il
meno pesante non riuscirebbe a provocare l'oscillazione.
Quest'ultimo compie lo spostamento maggiore.
Leva di 2° genere.
Data
la posizione del fulcro, il braccio della forza resistente è sempre
minore di quello della forza agente: si consegue sempre, perciò, un
vantaggio di forza. Una leva di questo tipo è data normalmente dal
pedale delle automobili.
Leva di 3° genere.
È
sempre svantaggiosa perché il braccio della resistenza risulta
sempre maggiore di quello della forza agente. Nell'esempio comune
delle pinzette, si sopporta lo svantaggio pur di disporre di un
utensile che consente certe comodità di presa.
L'aspetto matematico.
Il
prodotto fra l'intensità della forza e la lunghezza del suo braccio
è una grandezza fisica che prende il nome di “momento”. Per
avere l'equilibrio ossia perché una leva non ruoti sotto l'azione
delle forze agente e resistente, né in un verso né nell'altro
occorre che i momenti delle due forze siano uguali. Se indichiamo
con F
la forza agente e con f
il suo braccio, con R
quella
resistente e con r
il
suo braccio, sarà:
F.f
= R. r
Un'uguaglianza di due prodotti
consente di risalire alla produzione:
F.
R = r : f
La produzione è così
interpretabile: le forze della leva in equilibrio stanno in
proporzione inversa ai rispettivi bracci.
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