Filippo Brunelleschi. Storia.
Mauro Goretti - Programmatore. |
Filippo Brunelleschi. Storia.
Orafo, scultore, architetto.
Fin
da piccolo l'irrequieto figlio di ser Brunellesco, che era nato a
Firenze nel 1377, aveva mostrato le sue tendenze. Aveva imparato a
disegnare prima che ancora a scrivere. Il padre, che lo avrebbe
invece voluto notaio, lo mise a bottega presso un orafo, perché
imparasse il mestiere. Era basso di statura e per di più bruttino,
ma la sua intelligenza vivacissima gli attirava la simpatia di tutti.
Uno dei suoi primi amici e ammiratori fu Donatello, che condivideva
la passione di Filippo per le cose d'arte. La gente li vedeva
passeggiare insieme per le vie di Firenze ingolfati in animate
conversazioni: ammiravano le opere d'arte, ma spesso anche le
criticavano. A Filippo non piacevano le chiese troppo ornate di
marmi e sovraccariche di decorazioni, guglie e pinnacoli. La vera
eleganza diceva all'amico è la semplicità, simile a quella delle
forme geometriche. Crescendo negli anni, Brunelleschi non era
affatto migliorato nell'aspetto: era diventato decisamente brutto, ma
la sua sensibilità e la sua intelligenza si erano fatte ancora più
sottili e acute. Frequentava la compagnia di uno dei più illustri
scienziati del tempo, Paolo dal Pozzo Toscanelli, che gli svelava i
più profondi segreti della geometria e della matematica. Lo
entusiasmavano anche l'ottica e la prospettiva, due scienze nuove e
straordinariamente avvincenti per i grandi risultati che potevano
dare, se applicate all'arte.
Una lunga preparazione.
Nel
1401 si era offerta a Brunelleschi l'occasione per farsi meglio
conoscere come artista dai suoi concittadini. Era stato bandito un
concorso per la seconda porta del Battistero di Firenze e i
partecipanti dovevano presentare come prova una formella in bronzo.
Il Brunelleschi presentò la sua con molte speranze, ma i giudici non
seppero decidere se preferire la sua o quella presentata da Lorenzo
Ghiberti. Divisero il premio tra i due, ma il carattere fiero di
Filippo non sopportava di eseguire un lavoro in collaborazione.
Rinunciò quindi alla sua parte di lavoro. Aveva ventuno anni a quel
tempo. In lui l'amore per la scultura stava cedendo il posto a
quello per l'architettura. Esaminava con occhio sempre più critico
chiese e palazzi, e immaginava quelli che un giorno avrebbe costruito
egli stesso. Ma ci sarebbe voluto ancora molto tempo. Insieme a
Donatello andò a Roma e mentre l'amico copiava le antiche statue,
Brunelleschi studiava la struttura dei poderosi edifici dei Romani e
cercava di capirne i segreti. La cupola del Pantheon lo attraeva
particolarmente: gli ricordava che, a Firenze, la Chiesa di Santa
Maria del Fiore da tanti anni aspettava la sua cupola. Chissà se un
giorno non fosse toccato a lui.. Intanto i suoi taccuini si
riempivano di progetti non solo di edifici, ma anche di macchine per
realizzarli.
La Cupola di Santa Maria del Fiore.
Filippo
Brunelleschi trascorse tutta la giovinezza a prepararsi per divenire
architetto. Quando nel 1418 l'Opera di Santa Maria del Fiore lanciò
un concorso per il progetto della cupola, egli aveva 41 anni. Il
progetto era già pronto nella sua mente e gli accorse poco tempo per
realizzarlo in un modellino di legno da presentare ai giudici. Ma
questi rimasero sbigottiti: nessuno aveva mai progettato una cupola
simile, senza armature di sostegno, e non era possibile sapere se
fosse realizzabile. Iniziò tra i giudici e Brunelleschi una serie
di discussioni serrate che si protrassero per due anni. Filippo
dovette presentarsi più volte davanti a una commissione
appositamente radunata per discutere il suo modello. C'erano i più
noti architetti e ingegneri italiani e stranieri: ciascuno voleva
criticare, proporre cambiamenti, avere maggiori delucidazioni.
Filippo si stizziva che non capissero: era sicuro del fatto suo,
aveva già fatto tutti i suoi calcoli e la cupola sarebbe stata
benissimo in piedi, solida e bella nel cielo di Firenze. Ai momenti
di amarezza si alternavano quelli di furiosa esasperazione e allora
Filippo inveiva, lanciava motteggi e insulti contro quegli intelletti
così tardi. Gli amici più cari, Donatello e Luca della Robbia, lo
spalleggiavano e difendevano la grande opera che avrebbe dovuto
sorgere. Finalmente il 16 aprile 1420 Brunelleschi ebbe l'incarico
ufficiale di iniziare i lavori. La sua grande gioia fu un poco
diminuita dalla notizia che egli sarebbe stato assistito nei lavori
dal suo antico competitore, Lorenzo Ghiberti. Filippo si stizziva
nel vederlo dirigere gli operai e dare ordini e consigli come se la
cupola fosse anche opera sua. Ma intanto la costruzione si elevava
sempre più e allora egli si acquietava: l'importante era che essa
potesse sorgere e dominare la vista di Firenze. A poco a poco nella
città si vedevano sorgere anche le altre sue costruzioni: l'Ospedale
degli Innocenti, la Sacrestia di San Lorenzo, la Cappella Pazzi, la
Chiesa di Santo Spirito. I fiorentini ne parlavano con ammirazione e
se ne gloriavano. Ma gli anni scivolavano via veloci: il tempo per
progettare e costruire sembrava sempre più scarso. Nel 1436 la
cupola era finita. Brunelleschi presentò il progetto per il suo
coronamento: la “lanterna”; ma non riuscì a vederlo realizzato.
Si era fatto vecchio. Era stimato e onorato, ma avrebbe dato tutti
gli onori per poter vivere fino a che le opere che aveva in mente
fossero tutte ultimate. Ora che era divenuto così debole, fragile,
magro, sentiva quasi di invidiare le sue opere, costruite solidamente
nel marmo e nella pietra, capaci di sfidare i secoli. Brunelleschi
aveva quasi settant'anni quando morì, nel 1446, e molti suoi lavori
non erano ancora compiuti, ma i fiorentini, riconoscenti, vollero che
riposasse per sempre nella Chiesa di Santa Maria del Fiore, all'ombra
della sue bella cupola.
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