Meraviglie e inganni della vista.
Meraviglie e inganni della vista.
Avete mai pensato quanto miracolosa sia
la nostra capacità di riconoscere le facce? Talvolta basta un
profilo controluce, o uno sguardo vagante sulla folla per individuare
al volo un volto amico.
E siamo talmente bravi a scovare visi
che finiamo per trovarli anche sulle rocce, tra le nuvole o sulle
chiome di un albero. Abbiamo perfino alcuni neuroni, chiamati
“neuroni della nonna”, specializzati nel trovare volti
“speciali”. Insomma: vediamo anche ciò che non c'è o che è
difficilissimo da vedere. Ma possiamo anche non vedere un gorilla
che balla in mezzo al palcoscenico. Selettivi, flessibili,
ultrautili, gli occhi hanno proprietà meravigliose che ci aiutano
a vivere meglio e a capire il mondo
attorno a noi con una raffinatezza che nessuna macchina riesce a
eguagliare. E che rendono quello della vista il più utile e usato
dei nostri sensi.
Evoluzione batte tecnologia.
Non è una cosa da poco per uno
strumento, l'occhio, <<che è nato>> secondo Detlev
Arendt deel'European molecular biology laboratory di Heidelberg
(Germania) << miliardi di anni fa >>.
E che oggi deve, in alcune prestazioni,
ad esempio nel numero dei pixel, cedere il passo alle macchine:
l'organo umano raggiunge infatti al massimo i 576 megapixel, molto
meno degli 1,8 gigapixel del sensore Argus, della Darpa (l'Agenzia
scientifica della Difesa Usa). L'uomo, però,
riesce a guardare in lontananza e nello
stesso istante a percepire un movimento con la coda dell'occhio:
grandangolo e teleobiettivo sono un tutt'uno. O a percepire allo
stesso tempo zone in ombra e zone in luce. Alla fine, però, la
superiorità della visione biologica non dipende tanto dalle sue
qualità intrinseche, quanto dalla sua stretta collaborazione con il
cervello.
Mappe visive.
Se la percezione è compito degli
occhi, infatti, l'immagine che effettivamente vediamo è quella
generata dalla corteccia visiva. Che interpreta i segnali
provenienti da ogni singola cellula della retina e li trasforma in
qualcosa di “corrispondente” alla realtà. La luce a 564
manometri, per il cervello, è il colore rosso; le onde a 420
manometri sono il blu. Colori, forme e contorni sono riprodotti nel
cervello. << Quel che vediamo >> dice Alessandro Verri,
docente di computer science a Genova << è mappato nel cervello
>>. E la mappa è costituita da quello che “vedono” i
neuroni. Per ogni caratteristica
osservata, cioè, c'è un neurone, o un gruppo di neuroni, che
reagisce. << Sono cellule molto specializzate: ogni neurone da
solo fa piuttosto poco. Potrebbero esserci neuroni sensibili solo a
un movimento verso nord >> . Ci sono cellule cerebrali per le
righe,
altre per i lampi di luce, altre ancora
per le facce (come i “neuroni della nonna”, che si attivano in
presenza di facce speciali). << Non è facile capire come il
cervello riesca a riconoscere una faccia vedendola, da lontano, in
ombra, truccata, di profilo, parzialmente velata, con espressioni
diverse...
A mano a mano che si procede più “su”
nella corteccia visiva, diminuisce la nostra comprensione
dei processi in corso. Come facciamo a
percepire la realtà rimane un mistero>>.
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