I fatti della Rivoluzione Francese.
I fatti della Rivoluzione Francese.
Criteri di rappresentanza.
Le élites del Terzo stato cominciarono
a rivendicare la riforma degli antichi criteri di rappresentanza
e delle procedure di voto
dell'assemblea degli Stati. Era infatti previsto che la stragrande
maggioranza della nazione esprimesse lo stesso numero di deputati del
clero e della nobiltà e che si votasse per “ordine” e non per
“testa”, con l'attribuzione, cioè, di un unico voto collegiale a
ciascuno degli ordini, che escludeva la libera espressione della
volontà individuale del singolo deputato: in questo modo l'alleanza
fra i ceti privilegiati avrebbe potuto prevalere sistematicamente sul
Terzo stato.
Il <<partito nazionale>>.
Il re concesse in dicembre il raddoppio
dei membri del Terzo stato, ma lasciò irrisolto il problema
fondamentale del sistema di votazione. Portatore delle richieste di
raddoppio e di una diversa procedura di voto fu il “partito
nazionale o patriota”, raggruppamento eterogeneo di intellettuali e
pubblicisti del Terzo stato, nel quale
confluirono anche nobili illuminati ed esponenti del clero.
Il <<partito nazionale >>
fu l'espressione dell'opinione pubblica illuminista e liberale, dei
suoi strumenti di comunicazione (giornali, pamphlets, circolari,
logge massoniche, ecc.) e di un programma mirante all'eguaglianza
politica, al governo rappresentativo, al benessere del popolo.
La formulazione più efficace delle
ambizioni del Terzo stato fu quella espressa nel celebre pamphlet
degli inizi del 1789 Qu'est-ce que le
Tiers Etat? Dell'abate “Emmanuel- Joseph Sieyés: << Che
cos'è
il Terzo stato? Tutto. Che cos'ha
rappresentato finora nell'ordinamento pubblico? Nulla. Che cosa
chiede? Di diventare qualcosa>>. Per Sieyès la nazione si
identificava con i ceti produttivi e dunque con il Terzo stato,
mentre la nobiltà era <<assolutamente estranea alla nazione
per la sua fannullaggine >>.
I <<cahiers de dolèances >>.
Ma il quadro più ampio delle
aspettative del Terzo stato e degli altri corpi e strati sociali fu
quello fornito dai “cahiers de dolèances” ( quaderni di
lagnanze), documenti che raccoglievano le rimostranze e le proposte
espresse a livello locale. Redatti in seguito alla consultazione
promossa dal sovrano per la riunione degli Stati generali, i
“cahiers” furono, insieme all'elezione dei rappresentanti, il
momento più significativo e capillare della mobilitazione politica e
l'espressione più estesa del malessere della Francia. Un esame dei
“cahiers” consente di capire come, mentre la monarchia aspirava
essenzialmente a realizzare un'amministrazione più efficiente, i tre
ordini rivendicavano invece alle assemblee elettive la definizione
delle imposte e si opponevano all'assolutismo regio. Ma se clero e
nobiltà si pronunciavano per il mantenimento della società
d'ordini, il Terzo stato sosteneva l'eguaglianza giuridica,
l'abolizione dei privilegi e della venalità degli uffici insieme
all'adozione del criterio del merito e del talento come forma di
promozione sociale.
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