La rivoluzione scientifica.


Nuova scienza e nuova politica.

La rivoluzione scientifica.

La scienza e le concezioni politiche moderne trovano origine nei vasti mutamenti che, nel corso del XVII secolo, coinvolsero tutti i campi del sapere: si ridefinirono, allora, alcuni concetti essenziali
come quello di natura e di scienza e si produsse quel complesso fenomeno che va sotto il nome di
<< rivoluzione scientifica >>. La “natura” era stata prevalentemente considerata, fin dall'antichità, come un insieme di eventi ordinati finalisticamente. Questo vuol dire che, di fronte a un fenomeno naturale, ciò che ci si domandava era <<a qual fine, con quale scopo ciò avviene? >>. Aristotile
(filosofo greco del iv secolo a. C. che con la sua autorità aveva influenzato il pensiero scientifico fino a tutto il Medioevo) sosteneva, ad esempio, che un grave cade con lo scopo di raggiungere il suo luogo naturale, che sarebbe il centro della terra, mentre il fuoco va verso l'alto con lo scopo di raggiungere il suo luogo naturale che starebbe al di sopra dell'aria. In queste affermazioni ciò che deve interessarci, oltre alla risposta fornita da Aristotile è il tipo di domanda che le sta dietro. Quel che muta nel '600 è innanzitutto, infatti, la maniera in cui ci si pone il problema dei fenomeni naturali. Non ci si chiede più a qual fine si determini un dato evento, ma per quale causa,in qual modo. Come si vede è proprio il concetto di natura che si è modificato.

Il meccanismo.
Per gli uomini di scienza del '600 la natura è come una enorme macchina, messa in moto da Dio, i cui movimenti non sono dettati dagli scopi che devono essere raggiunti, ma solo da norme di funzionamento così come avviene in un orologio. È questo il motivo per cui si parla di “meccanicismo” a proposito della concezione della natura che si ebbe nel XVII secolo, rispetto al finalismo aristotelico.

La nuova cosmologia.
A questa nuova concezione si era giunti soprattutto attraverso un profondo rinnovamento della cosmologia. Secondo Aristotile l'universo è finito e “geocentrico”, la terra cioè occupa il centro del sistema ed è immobile, mentre gli astri ruotano attorno a essa. Terra e cielo differiscono profondamente per la materia di cui sono costituiti e per il movimento. Sul nostro pianeta, nel modo sublanare, fatto di terra, acqua, aria, fuoco ha legittimità solo il moto rettilineo. Nel cielo, fatto di etere, ha luogo il moto circolare considerato perfetto.

Le scienze matematiche.
Nel 1543 un astronomo polacco Niccolò Copernico (1473-1543) nel suo libro “De revolutionibus orbium coelestium” ( Le rivoluzioni dei corpi celesti) propose la spiegazione “eliocentrica” per la quale il Sole occupa il centro dell'universo mentre i pianeti, compresa la Terra, sono in moto intorno a esso: si trattava di un radicale rovesciamento dell'ordine del cosmo che implicava la messa in discussione delle concezioni scientifiche fino allora dominanti. Grazie soprattutto alla diffusione di edizioni e traduzioni di testi scientifici e tecnici del mondo classico, come la fondamentale versione latina degli “Elementi” di geometria del greco Euclide, già nel Rinascimento le scienze matematiche che avevano acquistato una dignità mai conosciuta prima, alimentando gli studi di trigonometria, prospettiva e meccanica, e stimolando la ricerca di un rigore e di una precisione maggiori nelle diverse discipline. Anzi, l'esigenza di precisione divenne uno dei caratteri specifici della nuova scienza che aspirava a liberarsi dai dati innaffidabili dell'approssimazione e a realizzare
quel passaggio fondamentale dal << mondo del pressapoco all'universo della precisione >> (Koyrè).


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