Napoleone e l'Europa.
Napoleone e l'Europa.
Il consolato: stabilità interna e pacificazione internazionale.
Successi militari e
potere politico.
Il
successo di Napoleone Bonaparte nella conquista del potere poggiava
su un elemento di fondo: il ruolo dell'esercito nella vicenda
rivoluzionaria. Dei dieci anni fra l'89 e il '99, sette erano stati
anni di guerra. Dal momento in cui il popolo francese si era
identificato con la nazione in armi e questa identificazione era
divenuta uno degli elementi portanti della mobilitazione politica, il
controllo dell'esercito e delle sue possibilità di vittoria divenne
la fonte principale del potere e la garanzia di una stabilizzazione
delle conquiste rivoluzionarie. Napoleone rimarrà indissolubilmente
legato ai successi militari e alla necessità di rinnovarli. Ma
proprio il dominio francese sull'Europa susciterà per contrasto
l'emergere di forze nazionali che decideranno il crollo dell'Impero
Napoleonico.
La Costituzione
dell'anno VIII.
L'ascesa
al potere di Bonaparte venne sancita dalla nuova Costituzione
dell'anno VIII che, sottoposta a plebiscito,
entrò in vigore alla fine del 1799. Nella relazione prevalsero le
direttive e la volontà di Bonaparte. Il potere esecutivo fu
interamente attribuito al Primo console,
Napoleone Bonaparte. Gli altri due membri
del consolato ebbero solo un ruolo consultivo. Il Primo console
deteneva anche l'iniziativa legislativa (ossia il diritto di proporre
leggi), unitamente a un organismo tecnico di sua nomina, il
“Consiglio di Stato “. I residui poteri legislativi erano
affidati a tre assemblee: “il Tribunato” (100 membri) che
discuteva le leggi senza poterle votare; il “Corpo legislativo”
(300 membri) che le votava senza poterle discutere, e il “Senato”
(60 membri nominati a vita) che ne controllava, prima della
promulgazione, la costituzionalità. Si venne di fatto instaurando
un governo dittatoriale che ruotava intorno alla figura di Bonaparte,
propostosi come nuovo despota illuminato, restauratore dell'ordine e
delle libertà, l'unico in grado di concludere la rivoluzione. Ma
Napoleone mirò soprattutto a garantirsi un ampio consenso di base al
di là dell'esercito nel paese. Con questo obbiettivo, il ricorso al
“plebiscito” fu uno dei fattori costitutivi
del
regime napoleonico. Il plebiscito era inteso infatti come ricerca di
una delega diretta da parte del popolo. Nella prima di queste
consultazioni popolari, la costituzione dell'anno VIII ricevette 3
milioni di <<si>> e poco più di 1500 <<no>>.
Ma al voto (che era palese) non parteciparono, nonostante le
pressioni della polizia, oltre 4 milioni di cittadini.
La riforma
amministrativa: i prefetti.
La
struttura istituzionale della nuova Costituzione vide il
coinvolgimento del personale politico rivoluzionario e il recupero,
all'interno del sistema, di molte figure appartenenti all'antico
regime.
Questo
processo di integrazione si attuò soprattutto grazie alla “riforma
amministrativa”, la più duratura delle realizzazioni napoleoniche,
rimasta sostanzialmente in vigore per oltre 150 anni.
I
prefetti, rappresentanti
del governo in ogni dipartimento (e in questo eredi degli intendenti
dell'ancien règime), furono il principale strumento della
centralizzazione burocratica e amministrativa. L'accentramento,
avviato già nel '93-94 in periodo giacobino, trovò con Napoleone la
sua definitiva messa a punto. Il prefetto dipendeva direttamente dal
Primo console (e poi dall'imperatore); i suoi compiti erano politici
oltre che amministrativi. Applicava le direttive del governo ed
esercitava il controllo sullo << spirito pubblico >> e
quindi soprattutto sulle opposizioni. I prefetti furono le <<masse
di granito>> (l'immagine è dello stesso Napoleone) su cui si
edificò il regime napoleonico.
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