Le tonsille. Medicina.
Aramini Parri Lucia. |
Le tonsille. Medicina.
Spesso
si parla e si sente parlare di tonsille senza avere una vera e
propria conoscenza di questa piccola ma non inutile parte del corpo
umano. Vediamo ora invece di capire il meglio possibile cosa siano
in realtà le tonsille. Per far questo dobbiamo cominciare con il
parlare di un sistema molto complesso e importante: il sistema
linfatico.
La linfa.
Quando
il sangue in circolazione giunge ai sottilissimi vasi, detti
“capillari”, fa trasudare attraverso le loro esili pareti una
certa quantità di plasma (cioè la parte liquida). Questo plasma,
insinuandosi nei più sottili interstizi dei tessuti, giunge a
contatto diretto con tutte le cellule, a cui cede l'ossigeno e le
sostanze nutritive che contiene e da cui riceve le sostanze di
rifiuto. Una parte di esso, compiuto il suo compito, rientra
direttamente nei capillari; una parte invece ritornerà nel sangue
per un'altra via. Questa parte costituisce la “linfa”. Essa
normalmente è incolore; diventa lattiginosa nel tratto intestinale,
e contiene molti globuli bianchi (8000 per mmq), albumine, sali
minerali.
Il sistema linfatico.
A
poco a poco la linfa si raccoglie in fessure linfatiche
microscopicamente sottili e di lì passa in vasi sottilissimi e
trasparenti, i capillari linfatici,
che partono proprio dai piccoli spazi esistenti tra cellula e
cellula. Da tali vasi la linfa si raccoglie in altre più grandi che
percorrono tutto il corpo: il loro numero e la loro lunghezza
superano di molto quella dei vasi sanguigni. Tali vasi hanno
all'incirca la grossezza dei fili di cotone con cui si attaccano i
bottoni, e, confluendo gli uni negli altri si riuniscono, infine, in
due grandi tronchi linfatici, veri e propri collettori della linfa di
tutto il corpo: il grande tronco linfatico destro, che va a gettarsi
direttamente nella vena succlavia destra e il dotto toracico, che
parte da un piccolo serbatoio addominale, detto “cisterna di
Pequet”, dove si versano anche i vasi linfatici provenienti
dall'intestino. Questi vasi sono detti “chiliferi” perché
raccolgono dall'intestino le minutissime goccioline di grasso
contenute nel “chilo”. La linfa, ormai carica di grassi,
attraverso il dotto toracico, va a gettarsi in una grossa vena, la
succlavia sinistra, e si mescola con il sangue venoso che sta per
giungere al cuore.
I gangli linfatici.
Poiché
la linfa assorbe sostanze di ogni genere, fra le quali anche batteri,
tossine, pulviscoli irritanti, essa non può riversarsi nella
corrente sanguigna senza prima essere stata purificata: per questo
durante il suo percorso viene filtrata parecchie volte da speciali
dispositivi, i gangli linfatici. Nel corpo umano il numero di questi
gangli varia da 600 a 700 e le loro dimensioni vanno dalla grossezza
di un pisello a quella di un'oliva. I gangli producono abbondanti
cellule linfatiche, i globuli bianchi,
che “fagocitano” i batteri e li distruggono digerendoli; inoltre
neutralizzano le sostanze nocive e incorporano le sostanze irritanti.
Follicoli e stazioni linfatiche.
Per
essere proprio esatti, dobbiamo fare una distinzione fra “gangli
linfatici” detti anche “linfonodi” o, molto impropriamente,
“ghiandole”, e i “follicoli linfatici”. I “follicoli
linfatici” generalmente sono più piccoli dei gangli e hanno una
struttura molto più semplice. I follicoli si trovano nel nostro
corpo isolati lungo il percorso di un vaso linfatico, oppure riuniti
in gruppi di diversa estensione in seno a una mucosa, per formare
alcune caratteristiche “placche” intestinali e le “tonsille”;
li troviamo poi in gran numero nella polpa della milza. Il ganglio,
organo abbastanza complesso, costituito da un gruppo di follicoli, è
circondato da una capsula che manda verso l'interno dei setti
divisori, riceve parecchi vasi linfatici e contiene delle piccole
camere dove la linfa circola lentissima, mentre si arricchisce di
globuli bianchi e soprattutto di quelli più piccoli (linfociti). In
alcune regioni del corpo (all'ascella, all'inguine ecc) i gangli,
riuniti in gruppi, costituiscono le cosiddette “stazioni
linfatiche”.
Le tonsille.
Se
noi apriamo bene la bocca, possiamo vedere ai due lati dell'ingresso
alla faringe, tra due pieghe mucose che si chiamano pilastri
palatini, due corpiccioli rosa, a forma di mandorla, lunghi da 1,5 cm
a 2 cm: quelle sono le famose tonsille. I medici le chiamano
tonsille palatine o amigdale (dal greco”amìgdalon”, mandorla)
per distinguerle da altre tonsille. Le amigdale sono composte, come
abbiamo visto, da un tratto di mucosa invaso da cellule linfatiche
isolate e da follicoli e vasi linfatici. Tutto l'assieme forma,
quindi, un ammasso di tessuto linfatico che ha, in fin dei conti, una
struttura simile a quella di un ganglio linfatico.
A che cosa servono le tonsille.
Sull'utilità
e sulle funzioni delle tonsille si discute da molto e ancora gli
studiosi non sono d'accordo. Pare quasi certo che le tonsille,
poiché sono organi produttori di leucociti (globuli bianchi),
rappresentino un dispositivo di difesa. Il fatto che, oltre alle
tonsille palatine, ve ne siano anche una linguale, una faringea e due
tubariche, e che tutte insieme formino come un anello intorno alla
faringe, ci fa pensare a un vero e proprio sbarramento. Situate fra
la cavità boccale e le cavità nasali, continuamente invase dai
batteri da un lato, e l'apparato respiratorio e il tubo digerente
dall'altro, le tonsille catturano, con il loro muco vischioso, i
microbi patogeni e li distruggono grazie ai globuli bianchi.
Le tonsilliti.
Spesso
le tonsille si infiammano: per effetto del freddo i germi, che sono
quasi sempre “piogeni”
(cioè
generatori di puss), che stanno nella faringe e che in condizioni
normali sono innocui, diventano virulenti, patogeni. Spesso i
batteri patogeni si ammassano nelle cripte in vere e proprie
“colonie”. Allora il tessuto linfatico aumenta di volume, la
tonsilla si arrossa e diviene tumefatta: ecco la tonsillite e altre
affezioni. La tonsilla allora diventa una via di penetrazione dei
germi patogeni nell'organismo. Se l'infiammazione delle tonsille
diviene cronica, cioè continua, le tonsille aumentano stabilmente di
volume e diventano serbatoi di germi: questi ultimi non solo
mantengono viva e continua l'infiammazione delle tonsille, ma possono
andare a colpire altri organi del corpo. Le tonsille diventano così
focolai di infezione e possono provocare malattie reumatiche, gravi
malattie di cuore (endocarditi) e malattie dei reni (nefriti). Per
questo, con piccolo atto chirurgico (tonsillectomia) le tonsille
vengono asportate.
Le adenoidi.
Normalmente, nell'infanzia ,
nella parte superiore della faringe si trova una massa di tessuto
linfatico, che costituisce la tonsilla faringea e che verso i
quindici anni si atrofizza, cioè si riduce fin quasi a scomparire.
In certi casi, per effetto della costituzione individuale (cioè nei
soggetti “linfatici”), questa tonsilla può aumentare di volume,
si formano così masse di tessuto linfatico dette “vegetazioni
adenoidi”. Queste, fra l'altro, ostruiscono lo sbocco delle cavità
nasali nella faringe e impediscono al bambino di respirare con il
naso. Anche in questo caso si deve ricorrere al chirurgo per
asportarle (adenoidectomia).
Levarle o no ?
Da
quanto abbiamo detto, appare chiaro che le tonsille vanno
attentamente sorvegliate. I periodo migliori per far asportare le
tonsille ai bambini sono la primavera e l'autunno; l'età migliore,
fra i 9 e i 10 anni. Nel caso di mali di gola particolarmente
insistenti, di debolezza generale o di dolori alle articolazioni è
bene far compiere l'esame dell'urina per accertare se anche i reni
del paziente cominciano a risentirne. È sempre necessario,
comunque, fare esaminare la gola e il cuore dal medico.
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