Le malattie del fegato. Medicina.
Aramini Parri Lucia - Blogger. |
Le malattie del fegato. Medicina.
Le epatiti.
Le
epatiti sono infiammazioni del tessuto epatico; il fegato, quando ne
è colpito, rallenta le sue funzioni, pur conservandosi
sostanzialmente integro; tutt'al più va soggetto ad alterazioni che
sono però temporanee. Esistono varie specie di epatiti, distinte
secondo le cause che le provocano e i sintomi con cui si manifestano.
Epatite acuta semplice.
Chi
è colpito da un'epatite acuta semplice assume un colorito
giallastro, dovuto al fatto che i pigmenti biliari vanno a
depositarsi nei tessuti dell'organismo; a questo colorito,
caratteristico delle persone affette da mal di fegato, si dà il nome
di “ittero”. Oltre a ciò, il fegato si ingrossa e può dare
delle fitte dolorose; il soggetto diventa irritabile, digerisce male,
ha urti di vomito. Molte volte è sufficiente seguire una dieta
adeguata e rigorosa per guarire; eliminando grassi fritti,
cioccolato, alcolici, salumi, il fegato viene liberato dalla parte
più gravosa del suo lavoro e ritrova rapidamente il suo equilibrio.
Epatite allergica.
È
chiamata con questo nome una forma di epatite alla quale vanno
soggette le persone che soffrono di “allergia” ai cibi, cioè che
manifestano una particolare sensibilità a certe sostanze. Si può
essere allergici, per esempio, al formaggio: tutte le volte che se ne
mangia, o che soltanto lo si tocca o annusa, allora l'organismo
reagisce negativamente a queste sensazioni: se la reazione è molto
intensa colpisce anche il fegato e lo fa ammalare; si parlerà allora
di epatite allergica. Le cellule del fegato, irritate dalla sostanza
a cui sono allergiche, si infiammano e adempiono con difficoltà alle
loro funzioni. Chi cosa si deve fare per curare questa malattia?
Naturalmente, prima di ogni cosa, si dovrà allontanare la causa
dell'allergia; poi applicare le cure indicate per le epatiti normali,
e prescrivere medicamenti antiallergici.
Epatite virale.
L'epatite
virale deve il suo nome al fatto di essere causata da un virus; viene
chiamata anche “epidemica” perché è contagiosa e quindi provoca
epidemie. Questa forma di epatite si manifesta dopo 15-30 giorni di
incubazione e viene curata come le altre epatiti; è però più
pericolosa perché può trasformarsi, soprattutto se non curata, in
“atrofia” o “cirrosi”.
L'atrofia giallo-acuta e la cirrosi epatica.
Sono
queste le più gravi malattie che possono colpire il fegato. Quando
l'atrofia o la cirrosi si sviluppa nei tessuti epatici, essi
degenerano, cioè perdono le loro caratteristiche e si alterano le
loro funzioni; il corpo, perciò, privo dell'apporto di un organo
così importante, deperisce e muore.
L'atrofia
giallo-acuta si manifesta con ittero che si aggrava rapidamente, con
deliri, convulsioni e gravi emorragie (perdite di sangue). Dopo poco
tempo, chi è colpito da atrofia entra in “coma”, cioè in uno
stato di incoscienza simile a un sonno profondo, e non se ne sveglia
più. Non si conoscono cure capaci di guarire questa malattia;
vengono applicate quelle adatte alle epatiti (estratti epatici,
soluzioni zuccherine) e in più cortisone e acido gutammico, per
rallentare il più possibile il decorso di questo terribile male.
La
cirrosi epatica è la malattia tipica degli alcolizzati, ma può
anche essere provocata da avvelenamenti o da nutrizione priva di carne
e quindi di proteine. Il tessuto epatico, in seguito alla cirrosi, è
invaso dal tessuto connettivo di sostegno che si sviluppa
rapidamente: questa degenerazione è più lenta di quella che si
verifica nell'atrofia, e l'ammalato può vivere alcuni anni. La
malattia può decorrere per alcuni mesi senza manifestarsi; poi,
all'insorgere dei primi sintomi (mancanza di appetito, nausea per i
cibi grassi, sviluppo di gas nell'intestino), il paziente diventa
fiacco e cala progressivamente di peso. Nel periodo successivo
possono sopravvenire anche segni di insufficienza cardiaca renale.
Sono necessari l'abolizione assoluta dell'alcol, riposo una
alimentazione ricca di proteine e povera di grassi, somministrazione
di estratti epatici, di vitamine B e C, glucosio ed insulina. Le
cure, se praticate in tempo, prolungano di molto la vita del malato,
anche se non si ottiene una perfetta guarigione.
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