La setticemia e il tetano. Medicina.
Aramini Parri Lucia - Blogger. |
La setticemia e il tetano. Medicina.
Due
delle malattie che per secoli hanno costituito un pericolo mortale e
senza rimedio sono la setticemia e il tetano. Un tempo, quando anche
negli ospedali le norme di igiene non erano osservate, si avevano
molti casi di infezioni delle ferite, causa prima di queste malattie.
Attualmente, invece, il numero dei casi di setticemia e di tetano è
notevolmente diminuito grazie ai moderni metodi di disinfezione e di
sterilizzazione.
La setticemia.
La
setticemia (come pure il tetano) è una malattia del sangue. La
parola deriva infatti da “septicòs”= corrotto, imputrido, ed
“ema” = sangue, quindi letteralmente significa malattia provocata
dalla presenza, nel sangue, di prodotti della putrefazione. È bene
però precisare che la setticemia non è una malattia provocata da un
agente patogeno ben definito, come nel caso del tifo o della
polmonite.
Da che cosa è causata.
Stabiliamo
innanzi tutto che la setticemia è una “malattia” causata da
batteri. I germi più frequentemente responsabili sono, innanzi
tutto, lo streptococco (esso è infatti causa del 70-75% dei casi),
poi lo stafilococco, lo pneumococco, il meningococco e altri.
Come si svolge l'azione dei batteri.
Gli
scienziati non sono d'accordo nel definire l'azione dei batteri che
causano la setticemia. Pare ormai certo che essi agiscono per mezzo
delle endotossine, cioè delle sostanze tossiche che liberano quando
vengono assaliti e distrutti dai globuli bianchi; ma in parte possono
agire anche per mezzo delle esotossine, le sostanze tossiche che essi
emettono mentre sono in vita. Il batterio più maligno nel provocare
la setticemia è lo streptococco emolitico il quale è capace di
causare la “lisi” (cioè la rottura) dei globuli rossi. Le
“porte di ingresso” dei batteri dell'organismo sono molte:
dall'esterno (ferite infette, piaghe, ulcerazioni, foruncoli),
dall'interno (flebiti, cioè infiammazioni delle pareti venose,
pleuriti purulente, sinusiti, otiti) e infine dai focolai d'entrata
che rimangono sconosciuti.
Come si manifesta la malattia.
La
setticemia esplode quando un'ondata, una “scarica” di batteri
provenienti dal focolaio infettivo invade il sangue: i batteri
trasportati dalla corrente sanguigna si propagano in tutto il corpo,
emettendo le loro tossine. Questo processo setticemico non comincia
inavvertito, ma si annuncia innanzi tutto con la febbre, che inizia
con brividi, sale in breve fino a 40-41°C e poi scende rapidamente;
questi accessi febbrili sono caratteristici. Sulla pelle possono
comparire macchioline simili a quelle del morbillo; la lingua diviene
patinosa e screpolata, l'appetito scompare, il ventre appare gonfio
per formazione di gas intestinali (meteorismo). Poiché l'infezione,
come abbiamo visto, può dilagare in tutto il corpo, ecco che si
manifestano disturbi in tutti gli organi: il fegato e la milza
appaiono spesso ingrossati, il cuore e il sistema circolatorio danno
segni di grave sofferenza (facilità al collasso, endocarditi,
miocarditi e altre malattie); l'apparato respiratorio può essere
colpito da bronchiti, broncopolmoniti, ascessi polmonari; l'apparato
renale da nefriti ecc... Nei casi più gravi può risentirne anche
il sistema nervoso, e l'ammalato è colpito da sopore, dolori di
testa, agitazione e persino delirio.
È grave?
Da
quello che abbiamo visto risulta chiaro che la setticemia è una
malattia molto grave, soprattutto per le complicazioni a carico dei
vari organi che sovente provoca. Abbastanza spesso è mortale:
soprattutto quando causa gravi danni al sistema nervoso con la
meningite (infiammazione delle meningi), oppure al cuore con
endocarditi o miocarditi acute, oppure all'intestino con peritoniti.
Come si cura.
L
e possibilità di cura e di guarigione dipendono soprattutto dalla
tempestività con cui si scopre l'infezione e si corre ai ripari;
quando l'infezione è ancora agli inizi una robusta cura
anti-infettiva riesce infatti quasi sempre ad annientare i batteri
che hanno causato l'infezione. A questo scopo si deve ricorrere ai
soliti miracolosi sulfamidici e antibiotici; al malato vengono
iniettate generose dosi di sulfamidici e, meglio, di antibiotici
(penicillina, aureomicina, terramicina); se la cura è stata iniziata
tempestivamente, la guarigione è molto probabile.
Gli interventi chirurgici.
Talvolta
il medico riesce a scoprire il focolaio da cui ha avuto origine
l'infezione microbica: esso può essere una ferita infetta, oppure un
ascesso, o un'otite dell'orecchio medio, una sinusite, una flebite,
una pleurite purulenta, una tonsillite, magari un semplice dente
cariato. In questo caso si deve provvedere innanzi tutto a
eliminare, con un immediato intervento chirurgico, il focolaio
dell'infezione.
Il tetano.
I
genitori e gli insegnanti raccomandano spesso di disinfettare sempre
le ferite, anche piccole, che ci produciamo; e a molti di noi è
capitato, dopo anche una ferita piccola, che il medico abbia
praticato un'iniezione antitetanica. Qual'è lo scopo di queste due
forme di precauzione e di prevenzione?
Quello
di impedire una tremenda infezione: il tetano.
Da che cosa è causato.
La
parola tetano deriva dal greco “teino” = tendo; infatti il
tetano, come vedremo, provoca una tensione spasmodica dei muscoli.
Esso può assomigliare alla setticemia, perché è pure un'infezione
che si propaga per via sanguigna; però il tetano rispetto alla
setticemia presenta alcune differenze sostanziali:
primo)
esso è provocato da un solo
batterio;
secondo)
questo agisce solo attraverso
le esotossine;
terzo)
il batterio del tetano non
invade tutto l'organismo (come nel caso della setticemia), ma rimane
annidato nel punto di entrata.
Il batterio di Nicolayer.
Il
batterio del tetano è stato scoperto nel 1885 dallo scienziato
Nicolayer, e da lui ha preso il nome. È un batterio lungo da 4 a 8
micron, con ciglia, capace di muoversi lentamente: è anaerobico,
cioè vive solo in assenza di ossigeno (quindi nelle ferite
profonde!). Per sopravvivere produce sul suo corpo un corpicciolo
(spora), il quale può resistere per lungo tempo all'ambiente
sfavorevole e dare poi origine di nuovo alla forma batterica
originaria.
Come ci si ammala.
Il
tetano fortunatamente è una malattia rara, ma ci si può ammalare in
una maniera incredibilmente facile, banale, insospettata. Non si
legge ogni tanto sul giornale di una persona morta di tetano a causa
di un graffio, di una puntura? In effetti, spesso il batterio
penetra nell'organismo attraverso una feritina insignificante, venuta
a contatto con terriccio, polvere di strada e soprattutto con letame
di animali, che è l'ambiente più adatto alla vita del batterio
tetanico. Ecco perché si devono sempre disinfettare anche le minime
ferite! In qualche caso, rarissimo, l'infezione tetanica può essere
causata da interventi chirurgici, particolarmente sull'addome o su
ferite cicatrizzate da anni e riaperte per estrarne schegge,
proiettili, pezzetti di stoffa; da iniezioni praticate con ago non
sterilizzato; da medicazioni empiriche, e da altre cause sconosciute.
L'attacco tetanico.
Il
tetano di solito insorge bruscamente con il cosiddetto “trisma”,
il quale è una forte contrazione dei muscoli della masticazione
(masseteri): il malato serra le mascelle così fortemente che non è
così possibile aprirle, nemmeno a forza. Le contrazioni poi, man
mano che la tossina danneggia i centri nervosi motori, si estendono
ai muscoli della nuca, del tronco e degli arti; il malato assume
allora posizioni caratteristiche, rigide, con il tronco incurvato
all'indietro (opisto-tono) oppure su un fianco (pleurosto-tono),
oppure in avanti (emprosto-tono). Il corpo del malato diviene rigido
come un pezzo di legno, con i muscoli contratti, e ogni tanto viene
scosso da spasmi convulsivi, dolorosissimi.
È grave?
Il
tetano, come abbiamo detto, è una malattia oggi molto rara, sia per
le buone norme igieniche che pratichiamo, sia per i potenti mezzi di
difesa dell'organismo. Comunque, è una malattia molto grave e la
guarigione dipende dalla prontezza con cui si interviene.
Come si cura.
Fino
a qualche tempo fa, la mortalità per tetano era paurosamente alta
(sfiorava addirittura il 100 per cento!) perché non si possedevano
mezzi adatti di prevenzione e di cura. Oggi abbiamo gli uni e gli
altri; si previene il tetano per mezzo della siero-profilassi
(inoculazione di siero antitetanico) e soprattutto della
vaccino-profilassi (si inocula la anatossina tetanica, cioè la
tossina indebolita con formolo). La vaccinazione dà una resistenza
di alcuni anni. La cura preventiva consiste nella disinfezione di
qualsiasi ferita (con acqua ossigenata) e nell'iniezione tempestiva
di siero antitetanico. La cura consiste in dosi generose di siero e
penicillina associati: se la cura è tempestiva, il malato può
essere salvato.
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