Le lenti a contatto. Piccoli, utili “complementi “ per l'occhio.

Aramini Parri Lucia.





Le lenti a contatto. Piccoli, utili “complementi “ per l'occhio.

Quando si devono usare.

I casi in cui le lenti a contatto si rivelano indispensabili sono diversi. C'è anzitutto la miopia molto forte, nella quale un normale paio di occhiali limiterebbe grandemente il campo visivo, oltre a rimpicciolire notevolmente gli oggetti; l'anisometropia, cioè la forte differenza di capacità visiva tra un occhio e l'altro, per cui gli occhiali darebbero due immagini troppo diverse e il cervello non riuscirebbe a percepire insieme; il nistagmo, cioè quel disturbo nervoso a causa del quale gli occhi non riescono a fissarsi. E per combattere questi gravi e fastidiosi disturbi della vista che si sono studiate le lenti a contatto: e dei primi tentativi, che risalgono addirittura al secolo scorso, sono stati compiuti grandissimi progressi, soprattutto negli anni 60, grazie a materie plastiche molto morbide e flessibili, studiate in Cecoslovacchia e negli Stati Uniti, si è arrivati a ottenere una perfezione quasi assoluta: oggi le lenti a contatto non provocano più certi disturbi secondari e certe irritazioni che una volta erano abbastanza frequenti. Ciò non toglie che il loro uso deve essere deciso soltanto dopo aver ascoltato il parere di uno specialista, il quale potrà dire se è davvero il caso di preferirle ai “vecchi” occhiali.

Due tipi di lenti.

Ora, è abbastanza evidente che le lenti a contatto non servono soltanto a “travestirsi” usandone ogni volta un paio di colore diverso, come accade nei film; però, c'è da scommettere che la maggior parte della gente non conosce ugualmente il vero perché della loro invenzione. Di solito si pensa che servono semplicemente a sostituire gli occhiali perché “senza occhiali uno sta meglio”, “gli occhiali fanno sembrare più vecchi” oppure “danno un'aria troppo seria”: ma non è così. In realtà, le lenti a contatto sono state studiate per diminuire o eliminare certi difetti della vista per i quali l'uso degli occhiali sarebbe insufficiente o addirittura inutile; solo in un secondo tempo è nata la moda di usarle per motivi estetici. Ma procediamo con ordine, dicendo anzitutto che esistono due tipi di lenti a contatto: le lenti corneali e le lenti sclerali. Le prime, le più conosciute e diffuse, sono minuscoli dischi (una volta di vetro, oggi di plastica) e, come dice il loro nome, aderiscono alla cornea, cioè a quella membrana trasparente che occupa il centro della parte esterna dell'occhio, grazie a un sottilissimo velo di lacrime che si frappone, comportandosi come una “colla” naturale. (Tutti conosciamo lo scherzetto di alzare una monetina con un solo dito: basta inumidirlo un po' e la moneta si “attacca”. Il principio delle lenti corneali è lo stesso). Le lenti sclerali, invece, si chiamano così perché aderiscono alla sclera, cioè in pratica a tutta la parte visibile dell'occhio: invece di essere dei dischetti, insomma, sono delle “coppe” che ricalcano perfettamente la forma dell'occhio, e vengono tenute a posto dalle palpebre. Queste lenti sono le sole che riescono a ridare una capacità visiva quasi normale a chi sarebbe condannato alla cecità per lesioni del cristallino (la “lente” che sta dentro l'occhio) o della cornea, e hanno il vantaggio di essere molto più stabili delle lenti corneali. Tuttavia sono le lenti corneali quelle che vengono usate dalla maggioranza dei pazienti: ciò dipende dal fatto che queste hanno il vantaggio di poter essere prodotte in serie, mentre le sclerali devono essere fatte “su misura” con procedimento abbastanza complesso.

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