Mitologia.
Mauro Goretti e Aramini Parri Lucia. |
Mitologia.
L'inizio di tutti i mali.
Se già i miti Greci di Titano, Icaro e
Fetonte ci offrono esempi di “hybris”, dell'orgoglio empio di
personaggi che si ergono a voler sfidare la divinità, il destino
della “Superbia” quale primo tra i vizi capitali
è segnato dalla letteratura religiosa ebraico-cristiana. Il
“Siracide” (II secolo a. C.), recitando che << inizio di
tutti i mali è la superbia >>, conferisce a tale vizio una
connotazione decisiva. Sant'Agostino (354-430), nella “Città di
Dio”, ci illustra come la superbia entri nella storia quale primo
peccato: Lucifero, il più perfetto degli angeli, nelle parole di
Isaia vuole salire fino al cielo per rendersi simile all'Altissimo.
Questo desiderio di << altezza perversa >> decreterà la
sua fine: volendo essere autosufficiente e sostituirsi al Creatore,
l'angelo ribelle sarà fatto precipitare dal cielo. L'angelo del
male tenterà allora Eva e Adamo. Con il peccato originale e la
cacciata dal Paradiso Terrestre, gli uomini andranno incontro a un
processo di degradazione e l'atto di disobbedienza a Dio, attraverso
la riproduzione della specie, trasmetterà la colpa al genere umano e
perpetuerà la sofferenza. L'analogia tra l'atto di superbia di
Lucifero e quello della prima coppia di uomini peserà per tutto il
Medioevo: d'altra parte la superbia rappresenta il genere sommo di
peccato a cui possono essere ricondotti tutti gli altri, in quanto
essi si atteggiano come forme diverse di disprezzo di Dio.
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