I Romani e le profezie.
Mauro Goretti |
I Romani e le profezie.
Che creduloni questi Romani.
Tutti i popoli antichi, in realtà
credevano nelle profezie, negli auspici e nei segni premonitori che
consentivano ai capi politici e militari di prendere le decisioni
importanti. Cicerone ad esempio scriveva: “ Non
conosco in verità alcun popolo, dai più civili e colti ai più
efferati barbari, che non creda che il futuro si manifesti con segni
premonitori, e che esistano persone capaci di predirlo e di spiegarlo
in anticipo”.
Si riferiva in particolare ad Assiri
e Caldei, che scrutavano le stelle e facevano oroscopi. Ma
anche nell'arte divinatoria degli Egizi o dei Greci,
che non facevano mai partire coloni per la Sicilia e non
organizzavano guerre senza prima interpellare l'oracolo di Delfi o
quello di Dodona.
La stessa città di Roma si trova dov'è
perché Romolo, lui stesso un augure [sacerdote], avendo
consultato gli aruspici [Indovini] prima di
fondarla. E così fecero gli altri re di Roma , dato che
“nessuna decisione riguardante lo Stato, né in pace né in guerra,
si prendeva senza essere prima essere ricorsi agli aruspici”.
Perfino il Senato Roma era influenzato dai sogni e dalle
profezie di politica importanti venivano prese consultando i Libri
Sibillini, raccolte di predizioni pronunciate dalle sibille
di Cuma.. Una, particolarmente fu decisiva nella guerra che i
Romani stavano perdendo con Cartagine : diceva che per
vincerla occorreva portare a Roma, dalla Libia, una pietra
nera inviata dal cielo con la dea Cibele. La pietra venne
recuperata [possibile frammento di un meteorite] e fu costruito al
Platino un santuario per ospitarla. Sarà un caso, ma la guerra
punica fu vinta dai Romani.
Quelle inventate a hoc.
Vi sono state, in passato, anche profezie inentate a posteriori per
giustificare la grandezza di certi personaggi della storia. Come
quella di Enea in qualità di fondatore di Roma. O una seri di
re o eroi che furono abbandonati o fatti adottare da piccoli per
sottrarli all'eliminazione di zii o padri cui gli oracoli avevano
predetto la perdita del potere per mano loro. È il caso del re
Assiro Sargon, lasciato su un cesto in un fiume, come Mosé
e perfino di Gesù bambino, in fuga da Erode.
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