Verso una nuova guerra, 1930-39.
Mauro Goretti e Aramini Parri Lucia |
Verso una nuova guerra, 1930-39.
Il quadro generale.
Il decennio tra il 1930 e il 1940 fu, per l'Europa, un periodo di instabilità e di crisi. Il fragile
equilibrio uscito dal trattato di pace del 1919, al termine della prima guerra mondiale, non
reggeva più. Grandi rivolgimenti avevano sconvolto il continente: l'affermarsi dello Stato
sovietico in Russia, la grande crisi economica partita dagli Stati Uniti nel 1929 e propagatasi
rapidamente e con effetti devastanti in tutto il mondo, la nascita di fascismo e nazismo.
In Europa, il principale fattore di instabilità fu rappresentato dalla Germania di Hitler, tesa
a riarmarsi e desiderosa di espandersi, animata da propositi di rivincita per cancellare la sconfitta
del 1914-18. A ragione, si è detto che il decennio 1930-40 è stato un periodo di <<preparazione<<
alla guerra. Cerchiamo di coglierne alcuni aspetti più significativi.
La ventata autoritaria, i fascismi in Europa.
Come abbiamo detto, la crisi sociale del primo dopoguerra e poi la grande crisi del 1929 avevano
favorito l'avvento del fascismo in Italia e del nazismo in Germania, 2 Stati che erano giunti di
recente all'unificazione nazionale e che erano privi di solide tradizioni democratiche. In altre
nazioni d'Europa, come Francia, Gran Bretagna, Belgio, Olanda e paesi scandinavi, la democrazia
parlamentare resse. Invece, all'incirca tra il 1930 e il 1940, nei paesi dell'Europa orientale e
nella penisola iberica si ebbe un generale spostamento politico: si formarono regimi autoritari,
spesso di ideologia fascista; fu una situazione che si verificò, ancora una volta, in nazioni dove
sino ad allora l'autoritarismo era stato quasi l'unica forma di governo e dove la democrazia era
ancora molto fragile. Autoritarismo e fascistizzazione furono dunque tendenze in pieno sviluppo
nell'Europa fra le 2 guerre.
L'Italia e la conquista dell'Etiopia.
Tra il 1935 e il 1936, l'Italia fascista attaccò e conquistò l'Etiopia, governata dal 1930 dal negus
Hailé Selassiè. Si trattava di un paese povero, quasi esclusivamente agricolo e pastorale, proprio
per la sua povertà una delle pochissime zone, in Africa, non occupata dalle grandi potenze coloniali
europee. All'origine di questa conquista possiamo individuare 2 motivi: il primo è di ordine pratico,
la necessità (o l'illusione) di trovare uno sbocco di emigrazione per i tanti italiani disoccupati e in
miseria, in seguito alla crisi economica determinata dal crollo di Wall Street; l'altro motivo può
essere definito propagandistico: si voleva affermare e accrescere la potenza e il prestigio del
fascismo come <<conquistatore>>. L'aggressione all'Etiopia da parte dell'Italia suscitò a livello
internazionale, sdegno e opposizioni: la Società delle Nazioni condannò l'Italia, applicando misure
di boicottaggio economico allo scopo di farla desistere da quell'Impresa; il fascismo rispose
mobilitando un imponente apparato propagandistico adunate su tutte le piazze d'Italia, richiesta
ai cittadini di donare i propri oggetti d'oro per soccorrere la patria in pericolo, un gran numero
di pubblicazioni di ogni tipo a sostegno del governo per denunziare il tentativo messo in atto dalle
nazioni ricche di impedire alla nuova Italia di espandersi oltre i propri confini. Sul piano militare,
l'Etiopia non fu in grado di resistere. L'Italia mobilitò l'esercito mettendo in campo una quantità
enorme di mezzi, poiché il regime voleva una vittoria totale e rapida; in alcune battaglie furono
addirittura usati i gas asfissianti. Gli Etiopi, male armati, sprovvisti di artiglieria, carri armati e
aviazione, furono sconfitti in circa 6 mesi. Il 3 maggio 1936 il negus fuggiva in esilio; il 5 maggio
il comandante delle truppe italiane Badoglio entrava in Addis Abeba; la guerra era terminata.
Da un punto di vista politico, la guerra d'Etiopia assunse un notevole significato: Francia e Inghilterra
avevano condannato l'Italia, mentre la Germania nazista l'aveva appoggiata rifornendola di merci
indispensabili. Da quel momento, l'Italia fascista andò sempre più staccandosi da Francia e
Inghilterra e si avvicinò alla Germania, considerata un'alleata sicura. Una prova inequivocabile
del legame fra le 2 nazioni si ebbe nel 1936, quando l'Italia fascista e la Germania nazista firmarono
un accordo di amicizia e cooperazione, chiamato <<asse Roma-Berlino>>.
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