Lo Stato nazista in Germania.

Mauro Goretti

Lo Stato nazista in Germania.
Come i fascisti italiani nell'ottobre 1922, anche i nazisti, appena giunti al potere, formarono nel
gennaio 1933 un governo con altri partiti.  Poche settimane dopo, tuttavia, il Parlamento fu
incendiato (probabilmente da un commando nazista) e la responsabilità fu gettata sui comunisti,
accusati di voler complottare contro lo Stato.  L'incendio servì come protesto per leggi eccezionali,
che, annullando di fatto la Costituzione, posero sotto controllo partiti politici e stampa, e limitarono
le libertà politiche e civili.  Fra tutti, il Partito comunista fu il più colpito.  Il 14 luglio 1933 il governo
nazista, con una legge composta di 2 soli articoli, cancellava di fatto il precedente Stato democratico,
dando inizio alla dittatura: <<Art. 1. In Germania esiste un solo partito politico, il Partito nazionalso-
cialista tedesco dei lavoratori.  Art. 2. Chi opera per costituire un altro partito politico, viene punito
con il carcere sino a 3 anni>>.  
Queste le caratteristiche di base dello Stato nazista.
I partiti e i sindacati furono soppressi.  Restarono soltanto il Partito nazista e un'organizzazione di
lavoratori da esso controllata, il Fronte del lavoro.  
Ogni opposizione fu considerata illegale, e quindi proibita e perseguitata.
Il Parlamento restò aperto, ma in esso sedettero unicamente esponenti nazisti.
Fu dato un potere totale e senza controllo alla Gestapo, la polizia segreta, e alle SS, che agivano
unicamente agli ordini del capo supremo.
Hitler, il capo supremo, il Fuhrer, fu contemporaneamente capo del Partito nazista, cancelliere
(l'equivalente del Presidente del Consiglio), presidente della Repubblica, capo dell'esercito.
Scuole e università furono completamente asservite al nazismo e controllate dalla polizia. I mezzi di
informazione giornali, cinema, radio furono usati come veicoli di propaganda.  Grande rilievo fu
anche e soprattutto dato agli incontri tra il capo e il popolo, e alle adunate, che avvenivano attraverso
cerimonie solenni, quasi sacre.  La magistratura non fu indipendente, ma asservita al potere politico.
Fu creata la Suprema corte per i traditori, un tribunale speciale con l'incarico di giudicare le persone
sospettate di antinazismo.  Tutti i giovani e i ragazzi, maschi e femmine, vennero inquadrati in
organizzazioni del regime, di cui la Gioventù hitleriana fu la più importante.  Tutti gli oppositori
furono internati in campi di concentramento.  Vi furono imprigionati comunisti, socialisti, liberali,
uomini di cultura, pastori protestanti e preti cattolici.  Fu imposta una censura totale.  Libri giudicati
contrari al nazionalsocialismo furono considerati <<degenerati>> e come tali bruciati in grandi roghi
accesi nelle piazze di molte città.  Un apposito ministero ebbe il compito di controllare arte, musica,
teatro, letteratura; tutto veniva supervisionato da Goebbels, uno dei più stretti collaboratori di Hitler.
Grandi uomini di cultura furono costretti a emigrare non solo per poter continuare a lavorare in
libertà, ma per salvarsi la vita.  La Chiesa protestante, e anche, in parte, la Chiesa cattolica, vedendo
Hitler una garanzia contro il comunismo, si piegarono al nazismo e, sostanzialmente, non si opposero
alla dittatura.  Fu avviato un gigantesco programma di <<autarchia>>, cioè di produzione in Germania
delle più importanti materie prime, per rendere la nazione indipendente dai rifornimenti esteri.
Infatti, in caso di conflitto, i produttori esteri avrebbero potuto negare materie essenziali, mettendo
così in ginocchio la nazione; con l'autarchia si sarebbe evitato quel rischio.  I successi furono notevoli:
si produssero grassi alimentari sintetici, gomma, benzina, fibre tessili, e fu trovato il modo di sfruttare
i minerali poveri per le lavorazioni del ferro e dell'acciaio.  Fu avviato un imponente programma di
riarmo.  Il trattato di pace di Versailles, che vietava alla Germania di produrre armi, fu totalmente
ignorato, e le industrie produssero a pieno ritmo ogni sorta di armamento.  L'appoggio al nazismo
della grande industria fu totale.  Il nazismo non trovò alcuna autorità che ostacolasse la sua ascesa e
la sua completa affermazione.  A differenza dell'Italia, dove Mussolini dovette tener conto della
monarchia e della Chiesa cattolica, in Germania Hitler riuscì a imporre all'intera nazione un regime
realmente totalitario, con esiti aberranti.
La persecuzione degli Ebrei.
Sotto il regime nazista, che si dichiarava apertamente razzista, iniziarono e si inasprirono le persecuzioni
contro gli ebrei: in un primo tempo furono danneggiati e boicottati, poi socialmente isolati, e costretti
a mostrare segnali di riconoscimento visti come marchi di infamia, quindi chiusi in appositi ghetti, e
infine, all'incirca dal 1941, rinchiusi in campi di concentramento, di lavoro forzato e di sterminio.
L'antisemitismo dilagò con innumerevoli episodi di violenza inaudita: è da ricordare, in particolare,
quello della notte tra l'8 e il 9 novembre 1938 passato alla storia come la <<notte dei cristalli>>
per il gran numero di vetrine  di negozi ebrei mandate in frantumi dalla squadre naziste quando furono
trucidati numerosi ebrei, danneggiate molte loro proprietà, incendiate e saccheggiate molte sinagoghe.
Tutto ciò che era riconducibile agli ebrei fu insultato e demonizzato.  A. Einstein, ebreo tedesco, premio
Nobel per la fisica nel 1922, tra i massimi scienziati del secolo, fu denunziato come un <<ciarlatano>>;
eguali disprezzo e insulti ebbe S. Freud, ebreo austriaco, il fondatore della psicoanalisi, studioso noto
in tutto il mondo.  Oltre agli ebrei, furono sistematicamente perseguitati e sterminati anche gli zingari.

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