Uomini simili a dei, l'arte greca.
Mauro Goretti & Aramini Parri Lucia |
Uomini simili a dei, l'arte greca.
Dopo la fine della civiltà micenea
(intorno al XII secolo) la Grecia attraversò un periodo oscuro del
quale non resta nessuna testimonianza scritta e pochi reperti
archeologici. In seguito diverse popolazioni provenienti dall'Europa
del Nord e dall'Oriente i Dori, gli Ioni, gli Eoli, si stabilirono
nell'Attica e nel Peloponneso e, col tempo, si fusero con le
popolazioni locali dando vita a una delle civiltà più affascinanti
del mondo antico. La Grecia non è un paese di grandi dimensioni,
eppure in questa piccola terra nacque una cultura tanto importante da
costituire la base del nostro modo di considerare il mondo e la vita.
Studiando le civiltà orientali, si ha la sensazione di conoscere
paesi popolati da moltitudini enormi, con città e necropoli dominate
da templi e monumenti funerari dalle dimensioni grandiose. I loro
dei, spesso crudeli, a volte mostruosi, dominavano la vita di quelle
civiltà. Le città greche invece non erano troppo affollate e
avevano vie regolari che si aprivano in piazze spaziose. In alto,
dove il suolo lo consentiva, c'erano templi dalle proporzioni
misurate e dai colori brillanti. I templi, abitazioni degli dei,
custodivano le loro statue, Zeus, signore degli dei, Hera, sua
moglie, Posidone, dio del mare, Afrodite, Hermes, Atena ecc.., tutti
venivano rappresentati con sembianze umane. Per i greci l'uomo era
al centro del mondo. L'uomo, con la sua intelligenza, il suo
pensiero, poteva tutto: poteva capire i fenomeni naturali, poteva
riflettere sul perché della propria esistenza e intervenire sul
destino della propria città. Se gli uomini potevano dominare il
mondo, essi erano già degli dei. Dunque gli dei venivano
rappresentati dagli scultori e dai pittori uguali agli uomini. Erano
però perfetti, bellissimi, immortali e eternamente giovani. Gli dei
greci avevano anche pregi e difetti molto “umani”: Apollo era
dispettoso, Hera gelosa; Zeus irascibile. Era una religione che
assomigliava a una favola: gli dei litigavano, si tradivano,
accordavano privilegi solo ad alcuni mortali. Nessuna delle civiltà
precedenti aveva dato tanta importanza all'uomo, al suo pensiero,
alla sua capacità di intervenire sul mondo. L'arte fu un aspetto
fondamentale della civiltà greca. Essa fu anche studio e ricerca
per raggiungere la bellezza e la perfezione, per rappresentare il
corpo umano in modo sempre più simile al vero e per costruire
edifici dalle proporzioni perfette.
I periodi dell'arte greca.
Inizialmente la civiltà greca si
sviluppò nel Peloponneso e nell'Attica; successivamente essa si
estese anche sulle rive dell'Asia Minore e nell'Italia meridionale
dove furono fondate importanti colonie. Le forme dell'arte greca
subirono un'evoluzione dalle origini al momento del suo massimo
splendore, il classicismo. Osserveremo questo mutamento in tre
statue che rappresentano la figura umana maschile, il soggetto
prediletto dagli artisti. Per orientarsi all'interno delle varie
fasi dell'arte di questa civiltà, occorre però imparare la
suddivisione in periodi stabilita dagli storici. L'arte greca, che
si sviluppa nell'arco di circa dieci secoli dal 1000 a. C. al 31 a.
C. viene infatti divisa in quattro periodi.
Medioevo ellenico,
dal 1000 a. C. al 776 a. C., anno in cui si svolsero le prime
olimpiadi. È un periodo in cui le manifestazioni artistiche sono
semplici e primitive.
Arcaismo, dal
776 a. C. al 480 a. C. circa. In questi secoli l'arte greca trova un
suo linguaggio e nascono grandi opere di architettura, scultura e
pittura.
Classicismo, dal
480 al 323 a. C. In questo periodo l'arte greca realizza opere di
straordinaria bellezza ed equilibrio.
Ellenismo, dal
323 a. C. al 31 a. C. Con le conquiste di Alessandro Magno, la
Grecia espande i propri confini. L'arte accoglie temi e forme da
altri paesi.
Fidia realizza un tempio per Atena il Partenone.
Il Partenone fu fatto costruire da
Pericle, il grande statista ateniese, per ringraziare la dea Atena
che aveva favorito la vittoria dei Greci contro i Persiani. Pericle
stesso volle che fosse Fidia, il più grande artista del suo tempo, a
progettare l'edificio e realizzare le sculture. Il grande tempio,
collocato nell'acropoli di Atene, fu edificato tra il 447 e il 443 a.
C. Il Partenone è un tempio dorico. Per la sua costruzione fu
adoperato un marmo pregiato molto costoso. Fidia, l'artista più
grande di tutta la Grecia, si dedicò con impegno a questa impresa,
che venne seguita dai cittadini ateniesi e dall'intero paese con
appassionato interesse. Negli anni in cui venne costruito il
Partenone, Atene viveva il suo periodo di massimo splendore. La
città aveva sconfitto la grande potenza persiana e ciò era la
dimostrazione che un piccolo popolo, con l'intelligenza e la
strategia militare, poteva vincere la forza di un esercito enorme.
La civiltà aveva sconfitto la barbarie. L'uomo, con l'intelligenza
e la cultura, poteva dominare il mondo. In quel periodo i Greci si
sentivano forti, superiori a tutti; Pericle, che li aveva guidati
nella lotta, voleva che il Partenone testimoniasse quel trionfo. Il
Partenone doveva essere il tempio più bello di tutti ed ergersi in
alto, visibile da ogni parte della città. Doveva essere dedicato
alla dea Atena, ma doveva anche essere l'immagine concreta di quello
che poteva creare il genio dell'uomo. Fidia era soprattutto uno
scultore e per la sua costruzione si fece aiutare da due architetti,
Ictino e Callicrate. Ma lui stesso ideò e coordinò il grandioso
progetto, decise le proporzioni, definì l'armonia dell'insieme,
guidò la schiera di operai e tecnici che lavoravano al cantiere.
Soprattutto nelle sculture il genio di Fidia ebbe modo di esprimersi
in maniera insuperabile. Esse erano numerosissime: figure colossali
scolpite a tuttotondo nei due frontoni, novantadue metope ad
altorilievo, centosessanta metri di fregio continuo a bassorilievo
intorno alla cella che custodiva la grande statua di Atena. Fra i
compiti di Fidia vi era anche quello di creare la grande statua della
dea per la cella, alta circa quindici metri, in oro e avorio. Negli
anni in cui venne realizzato il Partenone, l'artista non dovette
avere un attimo di riposo: doveva guidare un esercito di
collaboratori, rispettare i tempi per le consegne, soddisfare le
esigenze dei cittadini ateniesi. Inoltre Fidia doveva rendere conto
di tutto a Pericle, che era un uomo colto e un amico, ma che aveva
gusti molto difficili. Gli avversari politici di Pericle non
aspettavano altro che qualcosa andasse storto per accusare e
criticare. Nonostante le difficoltà, Fidia riuscì a portare a
termine l'impresa.
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