Una forza divina, (Cleopatra).
Mauro Goretti. |
Una forza divina, (Cleopatra).
Perlomeno in Egitto, l'identificazione
della regina con una divinità non era affatto cosa stupefacente;
soprattutto se si trattava d'Iside, la dea della fertilità e della
maternità, inventrice dell'alfabeto, colei che aveva separato la
Terra dal Cielo, che sottraeva l'ordine al caos. Iside era una dea
tenera e confortante, ma anche signora della guerra, dei fulmini, del
mare; curava i malati
e resuscitava i morti, governava le
relazioni amorose e regolava le gravidanze. Era la perfetta madre
Terra, competente un po' in tutto, dispensatrice di saggezza e
nutrimento. In effetti il regno
di Cleopatra si distinse per l'ottima
amministrazione, tanto che, diversamente da quanto era avvenuto in
precedenza, non si segnalarono grosse proteste nemmeno nell'Alto
Egitto. La regina
fece prosperare l'Egitto, svalutò e
battè nuova moneta al momento giusto, si dedicò all'amministrazione
del regno e, in tempo di carestia, vuotò i granai reali per sfamare
i sudditi.
Ricca, colta, affascinante.
Fu in generale una sovrana molto amata,
che si distinse per l'accortezza e l'abilità politica anche
nell'attirare a sé nuovi e redditizi territori grazie a una politica
estera accorta nei confronti di Roma:
nessuno nel mondo mediterraneo la
eguagliava per ricchezza. Sotto il suo regno i confini dell'Egitto
si spinsero di nuovo a eguagliare quelli che avevano fatto grande il
paese secoli prima.
Perché dunque ci è stata tramandata
non l'immagine di una sovrana attenta e capace, ma quella di una
rapace libertina? Le ragioni non mancano, e probabilmente dovremmo
leggere in questa alla
luce i resoconti tramandati dai romani
e filtrati dalle maglie delle propaganda imperiale.
Innanzitutto, all'epoca di Cleopatra
Roma vedeva con sospetto l'Oriente, associando a quelle terre
esotiche le minacce della mollezza, del
lusso sfrenato, della perversione, delle pretese regali e divine.
Non bisogna dimenticare che i Tolomei erano greci macedoni, oltre che
signori dell'Egitto
e la Repubblica, che non era ancora
diventata un impero, temeva, almeno in pubblico, le raffinatezze e le
usanze orientali. Non si sa con certezza se Cleopatra abbia davvero
amato Giulio
Cesare o Marco Antonio, ma di certo
ottenne che realizzassero ciò che lei voleva. Dal punto di
vista romano, ciò poteva essere
spiegato solamente con l'inganno,la seduzione più turpe e la magia;
uomini così prodi dovevano essere
stati soggiogati con la magia e l'inganno. Ottaviano, una volta
sconfitti Antonio e Cleopatra, per
accrescere la propria gloria non esitò ad attribuire alla sovrana
egizia l'immagine di una donna avida,
infida, sanguinaria, bramosa di potere e di appropriarsi di
Roma (idea con ogni probabilità senza
fondamento, ma che fu divulgata dal futuro Augusto per
metterle contro i Romani).
Una minaccia per Roma.
Il timore di farsi portare via il trono
d'Egitto spinse Ottaviano a far giustiziare Cesarione, il figlio
di Cleopatra e Giulio Cesare, mentre i
figli egizi di Marco Antonio meno pericolosi, ebbero sorte
migliore. Nei lunghi anni durante i
quali fu al potere, Ottaviano Augusto ebbe tutto il tempo di
continuare l'opera di propaganda
iniziata durante il duello con Marco Antonio. Distrusse le effigi
di Cleopatra e rielaborò le notizie
scritte sull'ultima sovrana della dinastia tolemica.
Affinché Azio, dove Antonio e
Ottaviano erano rimasti in stallo per mesi e mesi, apparisse come la
battaglia delle battaglie e un grande
successo per Ottaviano, Cleopatra doveva diventare una folle,
malvagia regina che tramava la
distruzione di Roma. Nonostante tutto, duemila anni di cattiva
informazione e d'invenzioni artistiche non possono nascondere le
grandi capacità strategiche e
gestionali di Cleopatra. Una donna che
fu incontestabilmente grande: padrona di se stessa, astuta,
energica, ricchissima, ambiziosa,
indomita fino alla fine. Da ultimo, infatti, riuscì a eludere la
sorveglianza di Ottaviano e decidere della propria morte, evitando di
sfilare in catene per le vie di
Roma, come anni prima era toccato alla
sorella. Il potere di questa donna viene sempre associato
a una spregiudicata seduzione,
piuttosto che ad abilità politica: una donna potente è una donna
che
spaventa.
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