Impariamo a gestire i permessi, in teoria.
Mauro Goretti |
Impariamo a gestire i permessi, in teoria.
La gestione dei permessi in
Ubuntu è una delle
dimostrazioni dell'utilità del Terminale, che
ci
rende l'operazione
relativamente semplice. Ma per capire come usarlo, non basta una
guida, perché
è
necessario, prima di tutto, capire la “grammatica” e la
“sintassi” di questi permessi e,
anche in
questo
caso, dovremo imparare a conoscere alcuni comandi del Terminale.
Chiariamo
subito una cosa. Per Ubuntu, file e
cartelle sono
praticamente la stessa cosa quindi, da
questo momento in
poi, parleremo sempre di file, a meno che non sia necessario fare
qualche precisazione a proposito delle cartelle e della loro
gestione.
I
permessi sono il
diritto di un certo utente
di fare una determinata azione su un file. Le azioni
possibili
sono tre: lettura, scrittura ed
esecuzione. Nel
Terminale, ciascuna
viene distinta dalla prima o dalla seconda lettera della
corrispondente parola inglese, cioè:
lettura = read = r
scrittura = write = w
esecuzione = execute = x
Quindi r, w e
x sono le tre lettere che, in quest'ordine preciso,
identificano i permessi nel Terminale. Questi permessi
vanno attribuiti a determinati utenti. Anche in questo
caso, ne abbiamo di tre tipi, che vengono identificati dall'iniziale
della parola inglese:
Proprietario = user = u
Gruppo = group = g
Altri utenti = other = o
Quindi u, g e
o sono le tre lettere che identificano gli utenti nel
Terminale. Detto questo, è giunto il momento di imparare a
riconoscere i permessi attribuiti a un file. Quindi apriamo il
nostro
Terminale e
visualizziamoli, usando un comando che abbiamo già visto nella guida
precedente:
Is -I /home/nomeutente. Faremo
così apparire l'elenco del contenuto della cartella con il nostro
nome
utente. Ciascuna riga corrisponde a un file o a una cartella. Per
sapere a che elemento corrisponde, cominciamo proprio a leggerne una
dall'inizio. Se c'è una d, significa
che si tratta di
una
cartella, se invece
vediamo il simbolo -, allora
è un file.
Subito dopo c'è
una serie di 9 caratteri. Questi sono i permessi o, più esattamente,
il codice che indica quali permessi sono stati attribuiti a
ciascun tipo di utente. Ecco come si legge questo codice,
apparentemente indecifrabile. Il codice è formato da 3 gruppi di 3
caratteri ciascuno.
I primi 3
caratteri sono i permessi del Proprietario, i secondi 3
sono quelli del Gruppo e gli ultimi
3 quelli degli
Altri utenti. Facciamo un esempio per capire meglio.
Prendiamo il
codice drwxrw-r- - e suddividiamolo nelle sue 4 parti:
d =
si tratta di una cartella
rwx =
il Proprietario ha i
permessi di lettura (r), scrittura (w)
ed esecuzione (x) rw-
= il Gruppo ha i
permessi di lettura (r), e
scrittura (w), ma non
ha il permesso di esecuzione, infatti
al
posto della x troviamo
il simbolo – r- - =
gli Altri utenti hanno
il permesso di lettura (r), ma
non i
permessi di scrittura e
di esecuzione (- -).
Naturalmente
possiamo trovare una combinazione qualsiasi di questi permessi, cioè
un utente può
avere il permesso
di lettura e di esecuzione, ma non quello di scrittura.
In questo caso si esprimerebbe con la terna r-x. Ora che
abbiamo capito come si riconoscono i permessi, vediamo
anche che cosa
consentono agli utenti di fare a un file o a una
cartella.
Per i file:
r: permette
di aprirlo e vederne il contenuto
w: permette
di modificarne il contenuto o di cancellarlo
x: permette
di eseguirlo, se si tratta di un file eseguibile, come
quello di un'applicazione.
Per
le cartelle:
r: permette
di vederne il contenuto
w: permette
di inserire o cancellare file al suo interno, o di cancellare tutta
la cartella
x: permette
di aprirla anche se non se ne può visualizzare il contenuto.
Ora
siamo pronti a usare il Terminale per
modificare a nostro piacimento i permessi dei
file e delle
cartelle presenti
nel nostro disco fisso.
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