La Grecia: Sparta e Atene.

Mauro Goretti.

La Grecia: Sparta e Atene.

Nel VII a. C. l'organizzazione dei greci continentali inaugura un periodo di stabilità, di ricchezza
e ulteriore espansione. Si dà luogo anche a veri esperimenti sociali ed economici, che fanno della
Grecia una grande potenza. Grazie a commercianti e coloni, gli Elleni hanno ormai messo sotto
controllo l'intero bacino del Mediterraneo orientale. La stabilità sociale ed economica porta anche
la rifioritura della scrittura e degli studi. Inizia in questi anni la tradizione poetica scritta, prima con
l'Iliade poi con l'Odissea (composta, pare, tra il 730 e il 720 a. C.), quindi con le opere di Esiodo e
la poesia lirica di Alcmane, Callino, Tirteo. Contemporaneamente, anche la speculazione filosofica
inizia a muovere i primi passi, grazie a figure di pensatori qualiTalete, Anassimandro, Parmenide ed
Eraclito. Sono anche gli anni in cui si affermano due polis, molto diverse tra loro, ma straordinariamente importanti per il futuro della regione: Sparta e Atene.
Nel periodo in cui le alte città-stato smaltiscono la popolazione eccedente fondano colonie d'oltremare, il destino degli Spartani prende un corso differente. Dopo lunghissime guerre contro i vicini Messeni, fra VIII e VII secolo a. C., Sparta conquista nuovi territori da adibire all'agricoltura.
Alcuni nemici sono ridotti alla condizione di iloti (schiavi), mentre altri emigrano in Sicilia, fondano Messana (Messina). Con questa vittoria Sparta, da piccola e povera polis, s'impone sulla scena greca come autentica potenza: una città retta da un'oligarchia militare e da una ferrea legge
(la costituzione di Licurgo), che mai fu violata nel corso della sua lunga storia.
Atene, all'opposto, è al centro di una regione che è crocevia di commerci; forse per questo muta
molte forme di governo. Dopo la monarchia e l'aristocrazia, il potere passa a un collegio di nove
arconti, prima eletti a vita, poi ogni dieci anni, infine ogni anno.
Il merito di aver operato una vasta e profonda riforma, che nella storia di Atene ha la stessa importanza di quella di Licurgo a Sparta, spetta all'arconte Solone: in un contesto di forte disgregazione sociale, egli attua nel 594 a. C. una vasta opera riformatrice, volta a superare i contrasti tra aristocrazia e ceti medio-bassi. Con Solone, le alte cariche di governo non sono più
ricoperte dai ricchi, ma dai nobili di sangue (timocrazia), assicurando così il ricambio della classe dirigente. Ciò comporta, però, la divisione della popolazione in quattro categorie (pentacosiomedimmi, cavalieri, zeugiti e teti), classificate a seconda della produttività.
Questa formula, sicuramente innovativa, non dura però molto e tra il 589 e il 585 a. C. si vive un periodo di grave anarchia finché nel 561 a. C. Pisistrato, appoggiato dal popolo, s'impadronisce del potere, facendo di Atene la prima polis “democratica”. Il suo non è certo un esperimento facile né
duraturo tanto che, nel 528 a. C. , ad Atene inizia una nuova tirannide, quella d'Ippia.


Cinque giganti del mondo Ellenico.

Pitagora.

Il filosofo dei numeri.
575 a. C. - 495 a. C.
Il suo “Teorema” ci ha accompagnato dai tempi della scuola media. In greco, il termine “matematica” significa conoscenza e il matematico è l'uomo che studia e ricerca soluzioni.
Pitagora si ritrova perfettamente in questa definizione. La sua figura storica è avvolta nell'incertezza e anche il suo pensiero è stato tramandato solo in epoca più tarda. Contribuisce ad aumentare l'alone di mistero il fatto che egli non lasciò nulla di scritto relativo al suo lavoro di ricerca. Tuttavia è certo che a Crotone egli fondò una scuola filosofica il cui pensiero era basato sulla necessità del sapere come strumento di purificazione, essendo l'ignoranza ritenuta una colpa da cui ci si libera solo con l'erudizione. Questa particolarità della dottrina pitagorica era ritenuta innovativa, così come il concetto stesso del “polymathès” (l'erudito). In ogni caso, è quasi certo che i discepoli della scuola di Pitagora furono la maggior parte delle volte cittadini molto influenti e potenti. Tanto che i circoli pitagorici divennero ben presto una specie di setta, quasi una massoneria
i cui membri si aiutavano e operavano in segreto, sia a scopo di dibattito filosofico, sia per fini politici.

Leonida.

L'eroe di Sparta.
540 a. C – 480 a. C.
Emblema dell'eroismo militare greco, Leonida è anche il prototipo dell'uomo integerrimo e del re
e guerriero intrepido, forgiato da Sparta grazie all'antica legislazione di Licurgo. Una legge ferrea,
spietata anche agli occhi dei Greci, che separava i bimbi dalle famiglie per educarli alle armi, al
sacrificio, alla vita in comunità. Facendone, insomma, membri di una elite guerriera che, proprio nell'ottica del bene comune, non poteva neppure possedere denaro, poiché il denaro corrompe lo spirito. Fu con 300 opliti spartani, il cui addestramento era considerato “disumano”, che Leonida fu invitato al passo delle Termopoli a guidare un eterogeneo contingente di circa 5000 greci per fermare la marea persiana (Erodoto racconta di 4.700.000 militi asiatici, ma forse erano “solo” 500
mila). Ai Persiano occorsero 5 giorni, 20 mila morti e il tradimento di un greco per superare il passo. La resistenza del re e dei suoi soldati, ormai traditi e abbandonati da tutti fu strenua fino all'ultimo. Si narra che dei 300 spartani uno solo sopravvisse, non per codardia, ma per narrare al mondo le gesta del suo popolo e rendere la figura di Leonida immortale. Grazie al sacrificio di Sparta, i Greci ebbero tempo di riorganizzare le forze e cacciare l'invasore.

Eschilo.

Il padre del teatro.
525 a. C. - 456 a. C.
Insieme a Sofocle ed Euripide, è considerato il fondatore della tragedia greca classica e del teatro stesso, così come noi lo conosciamo. Forse proprio la sua provenienza da Eleusi fece si che fosse inserito nelle dinamiche tipiche dei riti misterici eleusini e in quella sacralità che sta alla base del suo teatro. Il tipico dramma eschileo è anzitutto rituale, sacro, e proprio per questo i titoli e i personaggi delle sue opere riprendono sempre vicende mitologiche e religiose. Non va dimenticato che l'agone drammatico greco era vissuto dall'intera polis come una festa, ma anche come momento
di riflessione comunitario sull'uomo, le sue pulsioni e il suo stesso essere. Non a caso, l'unico ciclo di tragedie eschilee giunte completo sino a noi è l”Orestea”: il racconto del dramma di Agamennone
e della sua famiglia, schiacciati dall'odio e dalla sete di vendetta. Una vicenda allegorica, di sentimenti e pulsioni universali, che nella rappresentazione valeva da monito per la polis e per il popolo greco tutto. Venerato da i suoi contemporanei, alla morte ricevette un omaggio raro: la rappresentazione postuma di tutte le sue opere tatrali.

Erodoto.

L'inventore della storia.
484 a. C. - 425 a. C.
Colui che fu definito “padre della Storia” nacque ad Alicarnasso. Rispetto a quanto potremmo pensare oggi, le sue “Storie” scritte partendo dalle guerre tra Greci e Persiani, vennero così definite non tanto per il loro contenuto, quanto per un modo inedito di approfondire gli argomenti. Erodoto
per primo in tutto il mondo occidentale, rinuncia allo schematismo orale di derivazione epica (da cui tutt'oggi è generata l'incertezza sull'esistenza della figura Omero), ma basa le proprie indagini sull'inchiesta. Oltre a rappresentare uno dei brani più temuti dagli studenti di greco antico, il racconto della battaglia degli Spartani alle Termopili è considerato la base della storiografia. La
minuziosità con cui sono descritte le popolazioni e le organizzazioni sociali, inoltre, conferirebbero a Erodoto anche il titolo di iniziatore degli studi etnografici; un'idea quasi incredibile, se pensiamo che tale disciplina sarebbe stata praticata soltanto a partire dal XVII secolo. Erodoto tende sempre
a chiarire la provenienza e l'attendibilità delle notizie riportate facendole procedere dalla descrizione
del modo in cui le ha ottenute: “ho visto”, “ho sentito”, “ho ragionato”.

Platone.

Il creatore della filosofia.
428 a. C – 348a. C.
La sua è una figura centrale di un trittico che, da solo, rappresenta l'inizio (e in un certo senso la fine) di tutto il pensiero filosofico occidentale. Fu Platone, infatti, assieme al maestro Socrate e
all'allievo Aristotele (illustre precettore di Alessandro Magno), a porre le basi speculative su cui si sono confrontati tutti i pensatori dei 2500 anni successivi. Nato ad Atene da nobile famiglia, combatté nel corso delle Guerre del Peloponneso fino a che, nel 407, incontrò Socrate, di cui divenne allievo. Viaggiò molto, soprattutto nelle colonie siciliane, intrecciando una rete di conoscenze con i principali pensatori dell'epoca fino a fondare, ad Atene, la sua Accademia. La scuola di Platone era basata sulla dialettica e, per questo, l'insegnamento si svolgeva attraverso dibattiti e conferenze. La sua produzione scritta è davvero monumentale e certamente preziosissima, se si considera che del pensiero filosofico di Socrate, senza Platone, non ci sarebbe rimasto nulla. Dei suoi innumerevoli “Dialoghi”, larghissimo uso è stato fatto anche in tempi moderni: basti pensare che la “Repubblica” è tutt'oggi alla base di una certa concezione della politica e della vita sociale.

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