I database relazionali.
Mauro Goretti |
I database relazionali.
In realtà, i database relazionali sono
solo uno degli ultimi modelli ideati per gestire in maniera
efficiente i dati, la cui data di nascita vien fatta risalire a un
celebre lavoro di Edgar F. Codd del
1970, intitolato A Relational Model of
Data for Large Shared Data Banks.
In precedenza, vi erano stati
differenti sistemi di gestione dei dati, dai database su file system
ai
database gerarchici e a quelli
reticolari, ma i sistemi DBMS (Database Management System) più
conosciuti attualmente, come DB2,
Oracle, MySQL e SQL Server ricadono proprio nella categoria
dei database relazionali, chiamati
anche RDBMS (Relational Database Management System).
Attenzione, però, a non confondere i
termini del discorso: il database vero e proprio è la collezione
strutturata dei dati; a questa viene
poi applicato un modello di qualificazione (modello di database)
il quale a sua volta viene implementato
attraverso un motore, un insieme di programmi e utility che
fanno funzionare una suite database
(DBMS). Ciò che normalmente viene definito SQL (Structured
Query Language) non è altro che un
linguaggio utilizzato per gestire i dati contenuti all'interno di
un database relazionale, utilizzando
RDBMS.
Per comprendere a cosa ci si riferisce
quando si parla di database relazionale, bisogna prendere confidenza
con gli elementi costitutivi di questo modello di strutturazione dei
dati.
L'elemento cardine di un database
relazionale è la tabella, una
sorta di spazio nel quale viene effettuata la formalizzazione dei
dati. Una tabella è composta da due elementi fondamentali, disposti
in due dimensioni differenti:
orizzontale:
metadati – campi;
verticale:
dati – registrazioni.
Per comprendere
meglio la funzione di questi due elementi, si riprenda la precedente
tabella e si
osservi la prima
riga, evidenziata in nero. Qui vi sono quelli che potrebbero essere
definiti come
degli attributi,
che caratterizzano i dati incolonnati in verticale sotto di essi.
Così, sotto la casella
Città si trovano,
incolonnati, tutti i nomi delle città nelle quali abitano i contatti
elencati, sotto la
colonna Cap e così
per tutti gli altri campi della prima riga. Questi sono i metadati,
ovvero quei dati che non fanno parte del contenuto vero e proprio del
database, ma servono per descrivere i singoli
elementi nei quali
sono suddivise le informazioni. I metadati si proiettano
verticalmente in campi
lungo la tabella,
qualificando, come si è visto, tutte le celle al di sotto di essi,
identificando delle
colonne
significative. Le righe seguenti la prima, chiamate anche tuple o
registrazioni (record),
costituiscono
insiemi coerenti di dati, resi significativi dalla struttura definita
dai metadati che vi si
proietta
attraverso. Ogni riga di dati, quindi, condivide una medesima
struttura (metadati), che la
informa e la mette
in relazione con le altre righe. Infatti, sebbene ogni riga di dati
possa essere
differente dalle
altre, avrà sempre la stessa struttura; quindi, per esempio, ogni
valore della colonna indirizzo sarà un indirizzo, indipendentemente
da quale combinazione di caratteri si trovi in una
cella del relativo
campo.
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