Le nostre foto…..in mare con Google.
Le
nostre foto…..in mare con Google.
Quanti di noi si saranno chiesti dopo
avere aperto un foto da una e-mail dov’è fisicamente,
naturalmente tantissimi di noi mi potrebbero rispondere: “ che
domande…. In una cartella temporanea”, io non stavo alludendo a
questa tipologia di archiviazione dati, ma bensì a quante migliaia
di Km è situato l’hard disk che ospita la nostra foto. Forse
negli Stati Uniti, o in Irlanda: due degli stati dove
Google e altre aziende che gestiscono immense quantità di dati di
utenti hanno realizzato i propri data Center. Ecco
l’innovazione assoluta che si è indirizzata non solo al grande
consumo di elettricità che questi immensi Server che dovranno per
forza consumarne meno, ma l’innovazione vera è motivata nel tenare
di farli surriscaldare il meno possibile, visto, la grande quantità
dei dati che ospitano, ma vediamo come i colossi dell’informatica
intendono provvedere.
Brevetto.
Nell’anno 2007 Google ha
inoltrato la richiesta di brevetto di un data Center galleggiante
[approvata l’anno successivo]: una sorta di grande nave,
zeppa di computer e di hard disk, piazzata in un punto dell’oceano
e collegata alla terra ferma via radio, o via satellite, o magari
[quasi certa come ipotesi] collegata via fibra ottica. Non mi
sforzo nel capire quale sia stata la ragione scatenante di simile
decisione: l’alto costo energetico. La natura nell’oceano stesso
ci fornisce tutto l’indispensabile: vento e acqua fredda del mare
possono essere infatti usati per produrre energia elettrica
sufficiente per alimentare server e dischi, e naturalmente per il
raffreddamento vero e proprio. Consideriamo che oggi i data Center
consumano il 2% di tutta l’elettricità prodotta negli USA.
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