Musica e danza nell'antico Egitto.
Musica,danza e scienza in Egitto.
Non
è rimasta traccia alcuna di notazioni musicali e
quindi
soltanto dalla raffigurazione degli strumenti
si
conosce l'attività musicale egizia,già fervida nel
periodo
predinastico. D'origine magica e totemica
(nome
tutelare della musica era la divinità Bes,
protettore
anche della danza) la musica liturgica
era
amministrata da sacerdoti musici e fu
probabilmente
solo vocale (canto) fino al Nuovo
Regno,quando
entrarono nel tempio gli strumenti
(sistro,flauto,arpa,doppio
clarinetto,lira,tamburo,
liuto,doppio
oboe,tamburelli,crotali e campanelle)
e
al culto parteciparono anche donne musiciste.
Pure
la musica di corte era rigorosamente organizzata
e
si conosce inoltre l'esistenza di musica profana
(militare,amorosa,bucolica
dei pastori e dei
trebbiatori).
Solitamente ciascuna attività dell'uomo
aveva
la sua corrispondente trasposizione musicale
e
i suoi particolari strumenti. La raffinata tecnica
musicale
dell'antico Egitto è,del resto,l'espressione
di
un preciso atteggiamento estetico ed etico
(i
suoni sono pur sempre il simbolo di una vita
trascendente),nonché
di un millenario sistema
armonico
riflettente l'ordinamento del cosmo.
Al
pari della musica anche la danza aveva
carattere
sia sacro sia profano. Numerosi rilievi
ne
attestano l'importanza rituale e documentano
la
ricchezza e la varietà delle danze eseguite:
lente
e vivaci,acrobatiche ed erotiche,con costumi
ridottissimi
o arricchiti nelle varie epoche da veli,
monili
e parrucche. Per lo più danzatori e danzatrici
erano
professionisti ai cui servizi si ricorreva
durante
le grandi occasioni.
Anche
il popolo accedeva alla danza nelle grandi
ricorrenze,con
danze rituali,agresti o guerresche.
La
scienza nell'antico Egitto fu appannaggio esclusivo
dei
sacerdoti,i quali,tramite gli scribi,divulgavano
un
insieme di nozioni tecnico-scientifiche atto a
risolvere
problemi ricorrenti,fra cui primario fu
quello
dello sfruttamento delle piene del Nilo.
Di
qui il carattere essenzialmente pratico e
utilitaristico
della scienza,che non concedeva
spazio
a ricerche teoriche. Riguardo all'astronomia
si
deduce dalle raffigurazioni che gli Egizi dividevano
le
stelle dalla fascia equatoriale in trentasei gruppi,
ognuno
dei quali,quando sorgeva all'orizzonte subito
prima
dell'alba,indicava un periodo di dieci giorni.
Già
circa 3000 anni prima di Cristo fu adottato
un
anno solare di 365 giorni che ritardava ogni
quattro
anni di un giorno:tale calendario fu
definito
“vago” perché non consentiva ai sacerdoti
di
conoscere con esattezza l'alternarsi delle
stagioni
e quindi l'esatta posizione delle periodiche
piene
del Nilo. Per questo motivo i sacerdoti
ricorsero
ad un calendario fisso,il cui inizio
era
collegato con il levar eliaco di Sothis,
o
Sirio,la stella che appare in corrispondenza
dell'inizio
della crescita del Nilo.
Il
calendario comportava dodici mesi di trenta
giorni
ciascuno,cui venivano aggiunti cinque
giorni
supplementari che corrispondevano
alle
feste delle principali divinità. Si sa che
gli
Egizi dell'Antico Regno già sapevano
orientarsi
prendendo come riferimento i
cosiddetti
punti cardinali:ciò è confermato
dall'orientamento
(secondo i punti cardinali)
delle
facce della piramide di Cheope (l'errore
è
appena di un decimo di grado). Essi
consideravano
principale il sud e su di esso
s'orientavano
tanto da identificare la riva
destra
del Nilo con quella occidentale e
la
sinistra con quella orientale.
Si
ricorda infine che gli antichi Egizi
conoscevano
gli orologi solari.
Per
la matematica il papiro Rhind del XVII
secolo
a. C.,ma riportante nozioni molto
anteriori,comprende
ottantaquattro problemi
che
esemplificano i metodi di calcolo usati
dagli
Egizi. Il sistema numerico era decimale,
ma
non era noto il valore posizionale delle
cifre,scritte
con il sistema additivo (le
operazioni
erano ridotte alla somma e alla
sottrazione)
e venivano utilizzate solo
frazioni
a numeratore uno,ad eccezione di
2/3.
Il carattere pratico si manifesta anche
per
la geometria,sviluppata per lo più in
funzione
dell'agricoltura e dell'edilizia e
limitata
a regole apprese empiricamente
per
calcolare aree,volumi,inclinazioni.
Notevole
è il fatto che per il calcolo della
circonferenza
fosse applicato un valore
di
3,1604,cioè assai prossimo a quello del pi
greco.
La medicina,fedele innanzi tutto al
principio
“primum non nocere”,raggiunse
un
livello notevole,anche se fu legata
alle
concezioni religiose e quindi accompagnata
a
pratiche magiche:accanto alla medicina
sacerdotale
fiorì però anche una pratica medica
popolare
professata da civili. Dal papiro Smith
(1550,copia
di un testo del 2300 a. C.) conosciamo
quarantotto
descrizioni anatomiche e sintomatologiche
seguite
da prescrizioni e note complementari,
mentre
in quello di Ebers (1600 a. C.) troviamo
la
descrizione di quarantasette malattie con
relativi
sintomi seguiti da diagnosi e da una
prescrizione
che attesta il buon livello della
farmacopea,basata
su una profonda conoscenza
dell'erboristeria.
Trattati di chirurgia danno
istruzioni
accurate sugli interventi al sistema
osseo
(il bisturi era però usato solo per tumori).
Molte
medicine erano date a solo scopo palliativo.
Un
significativo testo deontologico giunto fino
a
noi precisa le forme con cui il medico deve
esprimersi
a conclusione della diagnosi: è un
male
che posso curare,è un male con il quale
posso
combattere,è un male che non posso curare.
Secondo
Erodoto in Egitto vi erano “medici per
gli
occhi,quelli per il capo,quelli per i denti,per
il
ventre e quelli,infine,per le malattie occulte”
ossia
già era delineato l'indirizzo specialistico
di
questi medici,che erano molto quotati anche
in
Asia Minore.
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