L'espansione coloniale fenicia.
L'espansione coloniale fenicia.
A
partire dall'età di Tiglatpileser III d'Assiria l'autonomia
politica
dei Fenici,che aveva costituito la premessa
necessaria
della loro diffusione commerciale,si riduce
progressivamente.
Dalle prime annessioni sotto questo
sovrano
alla definitiva inclusione entro i confini
dell'impero
assiro,dovuta ad Asarhaddon,trascorse
circa
un settantennio,nel quale l'intera situazione
politica
ed economica della regione subisce decisive
modifiche.
Le città fenicie vengono dapprima tagliate
fuori
dai mercati dell'Anatolia e dell'alta Siria,
perdendo
la possibilità di rifornirsi di materie prime
lungo
queste direttrici;in seguito le distruzioni e
i
saccheggi negli stati aramaici e in Palestina e
la
conclusione dell'esperienza politica autonoma
di
quei territori privano i Fenici di interlocutori
indispensabili
alla loro attività commerciale.
La
fine dell'indipendenza politica suggella quindi
una
crisi già notevole e pone termine di fatto
all'età
dei grandi commerci internazionali gestiti
dalle
città della Fenicia. Queste,tuttavia,possono
ormai
contare su un fitto tessuto di scali sulle
rotte
mediterranee,da Cipro alla Spagna,e i
giacimenti
metalliferi dell'Occidente divengono
un
punto di riferimento imprescindibile dopo
la
chiusura dei mercati orientali.
Il
potenziamento delle attività in Occidente è
accompagnato
ora,per la prima volta nella storia
fenicia,da
un consistente movimento di
popolazione:in
numero ragguardevole gli
abitanti
lasciano i centri della costa,cercando
di
ripristinare altrove,al seguito delle ben
organizzate
imprese commerciali,condizioni
di
vita migliori di quelle offerte loro in madrepatria.
Il
flusso è imponente dal punto di vista quantitativo
e
impressionante per la rapidità con cui si avvia e
si
consolida. Tra la metà dell'VIII secolo a. C. e
gli
inizi del successivo tutto il Mediterraneo
centro-occidentale
è interessato dal movimento
coloniale,con
il risultato che varie decine di
insediamenti
fenici appaiono quasi contemporaneamente
sulle
coste africane,a Malta,in Sicilia,in Sardegna e
in
Spagna. Accanto ai coloni provenienti dalla
Fenicia,altri
si muovono dalla Cipro fenicizzata.
La
stessa leggenda della fondazione di Cartagine,
ricordando
la sosta a Cipro della principessa Elissa
Didone
e del suo seguito prima dell'approdo in nord
Africa
sul luogo della nuova colonia tiria,
ne
conserva un'evidente testimonianza.
Il
movimento coloniale fenicio si caratterizza
come
presa di possesso di aree strategicamente
rilevanti
e non sempre toccate in precedenza
dall'irradiazione
commerciale. Così accade a
Malta,dove
gli impianti sepolcrali e sopratutto
la
vestigia del grande tempio di Astarte a Tas Silg
documentano
l'arrivo e l'insediamento stabile
dei
Fenici attorno alla seconda metà dell'VIII
secolo
a. C.,a contatto con i residenti indigeni
e
probabilmente in regime di coesistenza
negli
stessi abitati occupati da questi.
Nel
Nord Africa è interessata dall'espansione
l'intera
area mediterranea dalla Libia al Marocco.
Appartengono
con sicurezza alla fase iniziale
dell'irradiazione
fenicia in questa regione,
datandosi
tra l'VIII e il VII secolo a. C.,gli
insediamenti
di Sabrantha a est di Cartagine e
di
Utica,Rachgoun,Mersa Madakh,Lixus e Mogador
a
occidente di essa. Una notevole documentazione
riguarda
poi la regione di Tangeri,in prossimità
dello
Stretto di Gibilterra,raggiunta quasi
contemporaneamente,almeno
a livello commerciale,
dai
navigli fenici.
Quando
a Cartagine,la data di fondazione tramandata
dalle
fonti antiche (814-13 a . C.) appare sostanzialmente
attendibile,se
si considera che le più antiche
testimonianze
archeologiche rimontano all'VIII
secolo
a . C e che un periodo di qualche decennio
può
ritenersi necessario perché il primitivo
insediamento
raggiunga una consistenza adeguata.
In
Sicilia i capisaldi della presenza coloniale fenicia
si
trovano nella parte occidentale dell'isola.
Lo
storico greco Tucidide afferma che i centri
più
antichi e più importanti sono Mozia,Palermo
e
Solunto e che la concentrazione in queste città
dei
Fenici,che avevano precedentemente frequentato
per
ragioni commerciali tutte le coste siciliane,
è
una conseguenza dell'arrivo delle genti greche
nell'isola.
L'archeologia ha sostanzialmente
confermato
queste indicazioni:se la Solunto più
antica
non è stata ancora identificata con certezza
(ma
se ne conosce l'insediamento punico di età
ellenistica),Mozia
e Palermo restituiscono prove
concrete
della colonizzazione fenicia rispettivamente
dalla
fine dell'VIII e dalla seconda metà del VII
secolo
a . C. Nella Penisola italiana soltanto lo
stanziamento
greco di Ischia,fondato verso la
metà
dell'VIII secolo a . C.,testimonia la presenza
di
nuclei coloniali fenici,giunti evidentemente al
seguito
della più numerosa componente ellenica.
La
Sardegna,al contrario,risulta in questo periodo
l'area
del Mediterraneo centro-occidentale più
capillarmente
interessata dal processo di espansione
coloniale
promosso dai Fenici.
Una
serie di insediamenti a carattere urbano si
scaglionano
a distanza ravvicinata l'uno dall'altro
lungo
le coste sud-occidentali dell'isola:Cagliari,
Nora,Bitia,Sulcis
e Tharros,fondate tra l'VIII e il
VII
secolo a . C.,suggeriscono,con la sistematica
occupazione
dei litorali inseriti lungo la rotta che
conduce
alle Baleari e alla Spagna,un disegno di
controllo
strategico di ampia portata. Fiorisce
contemporaneamente
una serie di insediamenti
rivieraschi
lungo la costa meridionale della Spagna,
a
oriente e a occidente dello Stretto di Gibilterra.
Sono
i centri di Adra,Almunécar,Chorreras,Moro di
Mezquitilla,Trayamar,Toscanos,Guadalhorce
e
Cadice
(quest'ultima è la più importante colonia
fenicia
della zona),attraverso cui vengono assicurati
il
controllo della parte terminale della rotta
trans
mediterranea e la sua saldatura con il
percorso
interno che,risalendo il bacino di
Guadalquivir,conduce
alle regioni minerarie
della
Penisola iberica. Attraverso la posizione
geografica
delle varie colonie a cui abbiamo già
fatto
riferimento è possibile ricostruire i
principali
itinerari seguiti dai Fenici per
raggiungere
dall'Oriente le regioni situate
all'estremità
opposta del bacino mediterraneo.
Il
primo di essi,che appare particolarmente vitale
proprio
nella fase d'avvio dell'espansione,è la
cosiddetta
“rotta delle isole”,che
partendo dalla
Fenicia
e da Cipro tocca Malta,la Sicilia,la
Sardegna,piega
all'altezza di Tharros verso le
Baleari
e di qui raggiunge il Meridione spagnolo
e
l'estremo Occidente nord africano. Il secondo
percorso
prevede una variante all'altezza della
Sicilia
in direzione di Cartagine,per poi seguire
l'intera
costa nord africana fino all'attuale Marocco.
Utilizzato
prevalentemente per la rotta di ritorno,
è
l'itinerario costiero che congiunge Cartagine alla
Fenicia
attraverso le Sirti,l'Egitto e la costa palestinese.
L'obbiettivo
del controllo e della salvaguardia
degli
itinerari marittimi è perseguito con modalità
differenti
da territorio a territorio.
Nelle
aree del Mediterraneo centrale le
postazioni
fenicie presentano le caratteristiche
di
veri e propri scali intermedi:si tratta infatti
di
capisaldi in genere assai distanziati tra loro
(si
pensi alla presenza di tre soli insediamenti
nell'Occidente
siciliano),che spesso sfruttano
preesistenti
abitati indigeni e che appaiono
totalmente
concepiti in proiezione marittima,
con
scarsa propensione per attività economiche
che
non siano connesse al transito e allo
smistamento
dei prodotti del commercio.
Tale
situazione è ravvisabile,oltre che in Sicilia,
nell'arcipelago
maltese,sulla costa mediterranea
dell'Africa
e su quella atlantica del Marocco.
Diverse
sono invece le modalità della presenza
fenicia
nelle regioni estreme dell'Occidente
mediterraneo.
In Sardegna e in Spagna a un
controllo
capillare sulle coste,con una concentrazione
di
insediamenti spesso distanti tra loro qualche
chilometro
appena,si accompagna la scelta
preferenziale
per siti non abitati da elementi
locali,sicché
sovente le fondazioni fenicie si
installano
sul suolo vergine o comunque in aree
in
cui la presenza indigena risulta trascurabile.
E'
evidente il disegno strategico che sta alla base
di
questi diversi modi di insediamento. I litorali
punteggiati
da un numero elevato di scali sono
quelli
delle regioni minerarie,dove il controllo
in
esclusiva delle coste è funzionale alla sicurezza
dell'approvvigionamento
e della distribuzione dei
metalli.
Si conferma così,sulla base dell'evidenza
archeologica,che
l'obbiettivo primario dell'espansione
fenicia
è proprio la ricerca delle materie prime e che
l'intera
organizzazione del flusso coloniale è
concepita
in funzione di essa.
Accanto
alla preminente funzione di controllo delle
rotte
e di stoccaggio e distribuzione dei prodotti del
commercio,una
serie di centri fenici rivela,già in
questa
fase,un'articolazione delle attività in diversi
settori
economici. Taluni insediamenti si dedicano
a
una prevalente attività di pesca (è il caso di Mersa
Madakh,sulle
coste dell'Oranese in Algeria,e di
Aljaraque,sul
litorale spagnolo oltre lo Stretto di
Gibilterra).
Gli scavi tedeschi a Toscanos,in Spagna,
hanno
mostrato l'esistenza di una cospicua attività
di
allevamento del bestiame,a cui è connessa tra
l'altro
l'introduzione nella Penisola del pollame,
in
precedenza non attestatovi.
In
Sardegna le ricognizioni archeologiche
all'interno
di alcuni degli insediamenti costieri
hanno
posto in luce la presenza di una precoce
azione
propulsiva delle genti fenicie in direzione
dei
circondari. La distribuzione di testimonianze
fenicie
nel retroterra di Tharros e di Sulcis
(accompagnata
in questo secondo caso da un
sistema
di siti fortificati a protezione della fascia
interna
controllata dai coloni della città) è un
interessante
indizio della capacità di sfruttamento
delle
risorse locali e in particolare dell'agricoltura,
fiorente
nelle pianure del Sinis e nelle aree predo montane
del
Sulcis. La costituzione di una rete così articolata
di
insediamenti coloniali tra l'VIII e il VII secolo
a
. C.,fornisce dunque all'economia fenicia
l'alternativa
resa ormai indispensabile dal deteriorarsi
della
situazione in madrepatria. Le città della Fenicia,
comunque,seguitano
a essere,in questo periodo,
i
punti di riferimento principali per le nuove
colonie
d'Occidente,come mostra l'identità di
alcuni
fondamentali aspetti di cultura quali le
consuetudini
religiose,i repertori figurativi di
determinate
classi artigianali o la produzione
di
ceramica. Lo stretto legame tra la Fenicia e
le
fondazioni occidentali è tuttavia destinato
ad
allentarsi. Il proseguire della crisi delle città
fenicie
d'Oriente per tutto il VII secolo a . C.,
la
maggiore importanza che per le colonie assumono
in
pari tempo i circuiti commerciali con l'Etruria
e
il mondo greco d'Occidente,le difficoltà di
gestire
da una delle estremità geografiche del
Mediterraneo
un movimento mercantile esteso
all'intero
bacino sono tutti elementi che favoriscono
un
progressivo distacco dalle fondazioni coloniali
rispetto
alla madrepatria. Rimane,certo,la coscienza
di
un legame genetico con la Fenicia (basta ricordare
in
proposito che la tradizione di inviare a Tiro le
decime
dei propri introiti rimane in uso a Cartagine
fino
alla vigilia della distruzione);e persiste la
comunanza
di molti aspetti primari della cultura.
Ma
sul piano della gestione politica ed economica
il
ruolo delle città della Fenicia si esaurisce già con
il
VI secolo a . C. A tale livello cronologico nuovi
problemi
si pongono alle colonie fenicie d'Occidente,
nel
rapporto con il mondo greco e con quello etrusco.
Il
necessario ruolo di coordinamento viene assunto
allora
da Cartagine,che si rende rapidamente egemone
sull'insieme
delle colonie fenicie già esistenti,
ne
fonda di nuove e si assicura una vasta base
territoriale
in Africa. Con l'inizio del V secolo
a
. C . Cartagine controlla di fatto,dal punto di
vista
politico ed economico,l'intero mondo
fenicio
d'Occidente.
L'antica
colonia dei Tirii si pone così tra le grandi
potenze
del tempo. La successiva vicenda delle
fondazioni
fenicie d'Occidente si svolge nel segno
del
primato di Cartagine ed è parte di un capitolo
della
storia mediterranea,quello del confronto
con
il mondo punico con la grecità e poi con Roma,
al
quale la Fenicia resta sostanzialmente estranea.
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