L'Italia geologica-Dove si parla delle rocce.
L'Italia geologica-Dove si parla delle rocce.
Noi
siamo tanto abituati a vederci circondati da rocce
che
raramente vi facciamo caso. Né mai ci chiediamo
quale
sia la loro origine,nella convinzione più o meno
inconscia
che nulla esista di più immutabile di una roccia.
In
effetti,semmai,è tutto il contrario,ma a noi questo sfugge
perché
non abbiamo l'abitudine di valutare il fattore tempo
nella
sua giusta portata.
Quel
che vorremmo cercare di spiegare,invece,è proprio
il
concetto della continuità dei fenomeni che danno origine
alle
rocce,e dell'eterna “impermanenza”
di queste
associazioni
di materia nel sistema dinamico che è la
Terra
cambiano continuamente di contenuto e di forma.
Il
concetto di eterno divenire di tutte le cose,senza
principio
né fine,era stato ben istituito dalla filosofia
indiana.
A questo proposito è interessante ricordare
ciò
che fu scritto nel Bhagavad-Gita circa
cinquecento
anni
avanti la nostra era:<<Chi vede l'eternità nelle cose
caduche
e l'infinito nelle cose finite ha conoscenza
pura.
Chi invece vede soltanto la diversità nelle cose,
con
le loro differenze e limitazioni,avrà conoscenza
impura.
Ma chi,da un suo ristretto punto di vista,
vede
una cosa come se essa fosse tutto,al di fuori
e
indipendentemente dal contesto dell'UNO
e
dei
molti,quegli allora è
nell'oscurità dell'ignoranza>>.
Immaginiamo un'alta montagna
costituita in prevalenza
da un'enorme massa di granito.
Come vedremo,il
granito è una roccia che
proviene dall'interno della
crosta,cioè
una roccia ignea
,formatasi
ad alta
temperatura. Nel nostro caso
immaginario,essa
è stata iniettata nella crosta
terrestre,si è raffreddata,
è stata denudata dall'erosione
e forma ora una
montagna. La roccia di questa
montagna è
continuamente sottoposta
all'azione degli agenti
meteorici:pioggia,gelo,insolazione,vento.
Il logorio fisico e chimico
causato da questi agenti
è tale che la roccia finirà
per sgretolarsi.
E che ciò avvenga in centomila
anni,in un milione
di anni o in dieci milioni di
anni poco importa:
il tempo,teniamolo sempre
presente,ha in geologia
una dimensione tutta diversa da
quella che noi
siamo abituati ad attribuirgli.
I detriti così prodotti vengono
portati dalle acque
in fondovalle e alla fine
arrivano in gran parte
a depositarsi in mare o nei
laghi,cioè in quelle
masse d'acqua dove di solito
sfociano i fiumi e
i torrenti. Altri detriti si
fermeranno ai piedi delle
alture da cui provengono o si
spargeranno nelle
pianure sottostanti,ruzzolandovi
per gravità
oppure trasportati sulle spalle
dei ghiacciai che
li schiacceranno poi nelle
morene di fondovalle.
Tutti i detriti che non andranno
a riposare in fondo
ai bacini d'acqua continueranno
a essere intaccati
dall'erosione,finché non
saranno sbriciolati
ulteriormente e finiranno per
raggiungere gli
altri. E',sempre,questione di
tempo.
Giunti nelle masse d'acqua i
detriti precipitano
al fondo non appena la corrente
che li ha
trasportati perde forza. Tutti i
detriti arrivati
al fondo dei mari e dei laghi
hanno in comune
la
caratteristica della stratificazione,che
invece
è meno regolare ed evidente in
quei sedimenti
deposti allo scoperto,in
ambienti di terraferma.
La stratificazione è dovuta tra
l'altro alla periodicità
degli apporti,che in questo caso
sono da mettere
in relazione con l'alternarsi
delle stagioni.
Per il loro stesso peso e la
pressione esercitata al
fondo,gli strati,perdendo
acqua,si consolideranno
e i sedimenti incoerenti si
trasformeranno in
solida roccia. La pila di strati
formata dai detriti
della montagna trasformati in
roccia,in un
futuro lontanissimo,valutabile
in decine o
centinaia di milioni di anni,può
venire
coinvolta in piegamenti o
sollevamenti
lentissimi che la porteranno a
formare nuove
montagne. Oppure,sempre in tale
processo
di piegamento,essa potrà essere
spinta in basso,
a contatto con le zone
caldissime all'interno
della crosta terrestre o sotto
di essa,per venire
alterata,fusa e poi iniettata
verso l'alto,sia
come un'enorme massa che
lentamente si raffredda
senza giungere in superficie e
che spesso forma
il nucleo centrale di un monte
(come nel nostro
esempio),sia come roccia liquida
e incandescente
che fuoriesce dai vulcani. Ma,in
un caso o nell'altro,
che essa giunga in superficie
intatta,o che venga
messa a nudo quale massa
iniettata o raffreddata,
o che venga eruttata dai
vulcani,il suo destino sarà
sempre quello di venire di nuovo
attaccata dagli
agenti
atmosferici,limata,erosa,consumata,sminuzzata
e riportata in detriti fino al
mare dove l'intero ciclo
ricomincia,finché esisterà
un'atmosfera e un sole
che dà a questa l'energia
sufficiente a provocare i
processi erosivi. Questo
continuo trasformarsi e
divenire,prima soltanto intuito
da pochi e poi
studiato da molti,non poteva
essere analizzato e
compreso senza
sezionarlo,spezzettarlo in
segmenti da sottoporre,uno alla
volta,all'indagine,
attraverso
quel procedimento di classificazione
di fenomeni e di materia,di
cause ed effetti,che
sta alla base dello studio delle
scienze naturali.
E così le rocce sono state
suddivise in tre classi
principali:sedimentarie,metamorfiche,ignee.
E il fenomeno del sorgere di
montagne è stato
chiamato
orogenesi. E
l'azione distruttiva degli
agenti
meteorici è stata chiamata erosione,
seguita
dal trasporto e
dalla sedimentazione;
e quando i sedimenti si
trasformano in roccia,
dalla
diagenesi. Lo
studio dell'insieme di tutti
questi fenomeni è stato
suddiviso in due ordini
fondamentali:la
stratigrafia,che
si occupa della
successione degli <<strati>>
di roccia in senso
lato,e
la tettonica,che
si occupa della dinamica,
dei piegamenti e dei
sollevamenti delle rocce.
Il razionalizzare,questo
procedimento tipico
dell'uomo,che dall'analisi di
fenomeni in
apparenza separati giunge alla
sintesi quando
ne intravede la continuità,non
toglie nulla a
nostro avviso,al fascino
puramente estetico dei
fenomeni naturali;anzi,semmai
accresce in noi
quel senso di stupore e di
meraviglia che accompagna
l'osservazione della natura.
In queste considerazioni siamo
partiti dalla
sedimentazione di detriti
derivati dall'erosione e
trasportati
a formare appunto delle rocce sedimentarie
detritiche;le
più facili da visualizzare e da comprendere.
Esaminiamo ora,molto
brevemente,gli altri due tipi
di rocce,in quanto tutte le
rocce non sono che i
mattoni di questo splendido
edificio che è la Terra,
ed è necessaria la loro
conoscenza,anche soltanto
sommaria,per comprendere meglio.
I detriti che non vengono
deposti in una massa
d'acqua marina o nei laghi,bensì
sulla terraferma,
costituiranno grossolani
aggregati di frammenti
alla base delle scarpate dei
monti,dune formate
dalle sabbie portate dal
vento,agglomerati di
ciottoli portati dai fiumi ma
non arrivati fino al
mare,sabbie e ghiaie nei deserti
o ammassi
rocciosi trasportati in
fondovalle sulla schiena
dei ghiacciai. Anche i detriti
depositatisi in
fondo ai laghi si
stratificheranno in rocce,che
si differenziano dalle analoghe
rocce marine
per parecchi caratteri e
sopratutto per i tipi
di fossili in esse
contenuti,appartenenti ad
animali o a piante d'acqua
dolce.
Ma esistono ancora rocce
sedimentarie non
originate direttamente dalla
frantumazione
meteorica di rocce precedenti:ad
esempio,una
massa d'acqua che,come il mar
Morto,resta
tagliata fuori,diventando un
lago salato,dove
l'apporto di fiumi è minore
della quantità d'acqua
perduta nell'evaporazione,si
arricchirà,al fondo,
di salgemma,di gesso e di altri
sali depositivi per
precipitazione,che diventeranno
rocce sedimentarie
evaporitiche.
Inoltre l'azione di taluni
organismi
marini,come certi coralli e
certe alghe che fissano
dall'acqua di mare il calcare
necessario a costruire
le loro cellette o i loro
scheletri,produce a lungo
andare,ammassi
di rocce sedimentarie organogene,
quali le ben note barriere
coralline del Pacifico
e di altri oceani caldi,simili a
quelle che si ritrovano,
fossilizzate,nelle nostre
montagne. Ma il calcare,
quella bella roccia bianca,bene
stratificata o no,
che forma l'ossatura di tante
montagne sia alpine
sia appenniniche,può anche
formarsi in seguito
all'indurimento di fanghi
calcarei che si accumulano
al fondo di mari
caldi,tranquilli e poco profondi su
vaste piattaforme marine che
orlano i continenti.
In
tal caso si parlerà di rocce sedimentarie chimiche,
frammiste talvolta con detriti
provenienti per esempio
dallo smantellamento,a opera
delle onde,di non
lontane barriere coralline,dando
origine a rocce
sedimentarie
calcaree,detritiche... e così via:
tutta una gamma di rocce
derivanti l'una dalle altre
in un continuo
divenire,depositarsi,smantellarsi,
disciogliersi,riconcentrarsi in
cicli senza principio né
fine. E' noto che,procedendo in
profondità dentro e
sotto la crosta terrestre,la
temperatura aumenta.
Tale aumento è stato
calcolato,nelle perforazioni
profonde e nelle gallerie
minerarie,di 1°C ogni 30
m circa3 . Comunque
stiano le cose nell'interno
della Terra,per il momento ci è
necessario sapere
che devono trovarvisi grandi
fonti di calore.
Quando una pila di rocce viene
spinta verso il
basso dalle lentissime e
smisurate forze che
piegano la crosta a formare
rilievi montuosi,e
viene portata in contatto con le
zone profonde,
avverrà,ad un certo punto,che
essa subirà
trasformazioni nella struttura
fisica e nella
composizione chimica,cioè
subirà una vera e
propria metamorfosi a causa
delle alte temperature
e pressioni alle quali viene
sottoposta.
In tal modo si originerà una
nuova classe di
rocce,dette appunto
metamorfiche,che da
una semplice alterazione della
roccia strutturale
originaria andranno fino a una
profonda alterazione
chimica. E,naturalmente,non
soltanto le rocce
sedimentarie possono venire
metamorfosate,ma
tutte le rocce,di ogni classe e
tipo,che si vengono
a trovare nelle condizioni
opportune.
Quando il metamorfismo investe
tutta una zona
coinvolgendo una gran massa di
rocce si chiama
metamorfismo
regionale,come ad esempio quello
che ha interessato il nucleo
delle Alpi Apuane,
nonché grossi nuclei come le
Alpi. Con il
metamorfismo
le argille si trasformano in scisti,
il
calcare in marmo,le
arenarie in quarziti,e
così via. La caratteristica
comune delle rocce
metamorfiche è un
ri-orientamento dei minerali
che le compongono e talvolta una
loro nuova
combinazione a formare minerali
diversi.
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