La storia della cucina attraverso i secoli.
La storia della cucina attraverso i secoli.
La
nascita di Firenze è stata convenzionalmente fissata
nel
59 a . C.;in quell'anno,infatti,alcuni ex legionari di
Giulio
Cesare,ormai lasciate le armi,fondarono una
colonia
cui dettero il nome augurale di Florentia
(fiorente).
Quei romani però non furono i primi ad
adocchiare
i bei prati fioriti che si stendevano sulla
destra
dell'Arno,là dove ora c'è il Ponte Vecchio.
Prima
di loro,un altro popolo,gli Etruschi,aveva
costruito
in quel luogo un villaggio,appendice
dell'antica
Fiesole,che costituiva una specie di
stazione
per chi desiderava transitare da Nord a
Sud;proprio
lì,infatti,il fiume si faceva più stretto e
il
terreno non era paludoso. S'ignora il nome di
quel
villaggio,quando fu costruito (nei pressi di
Orsanmichele
è stato rinvenuto un cimitero risalente
a
circa 1000 anni a . C.) e le vicissitudini che subì;
tuttavia
si può dire che proprio da quell'avamposto
etrusco
prende inizio il lungo viaggio attraverso la
storia
dell'antica “gastronomia”.
Firenze non era ancora Firenze e
già molti piatti tipici
della nostra cucina di oggi
erano preparati con perizia
e con cura. Dagli affreschi
rinvenuti nelle loro tombe
sappiamo che cucinavano le
tipiche “pappardelle”
(usavano uno strumento a
rotella,per tagliare la pasta,
il colino,e la grattugia),le
zuppe,le bistecche di manzo
e di maiale alla griglia,i polli
alla diavola e persino
la schiacciata con l'uva. Gli
Etruschi erano davvero
dei
“buongustai”
e anche molto raffinati:mangiavano
al suono della musica,distesi e
serviti da giovani
ragazze e ragazzi. Usavano
piatti e bicchieri,e i loro
cibi erano genuini e saporiti.
Dopo la distruzione
di questa formidabile
civiltà,dovranno trascorrere
oltre 1000 anni prima di tornare
ad un simile livello
di cultura gastronomica.
Tuttavia,con il passare
del tempo,arrivò anche
l'influenza di Roma,nel III
secolo a . C. Roma aveva già
conquistato gran parte
dell'Etruria e non tardò ad
impossessarsi di Fiesole
e
del suo villaggio fluviale. Nacque così Firenze:
quadrata,con mura e
fortificazioni. Sul principio fu
quasi
un castrum
militare,poi
s'ingrandì,prosperò.
In epoca imperiale (attorno al
22 a . C.) costituì
la
“VII Regio”
di Augusto e più tardi (attorno al
287) divenne sede del
governatorato delle regioni
riunite dell'Etruria e
dell'Umbria. Questa Firenze
romana,oggi quasi totalmente
scomparsa,ebbe così
il suo Fòro (Piazza della
Repubblica),il Campidoglio
(Cinema Gambrinus),le Terme (Via
delle Terme),
il Teatro (Via dei
Gondi),l'Anfiteatro (Via Tòrta)
e altri edifici tipici della
civiltà romana.
E' quindi possibile ipotizzare
che dal I secolo
a . C. sino alle prime
invasioni barbariche,che
preannunciarono la caduta
dell'Impero d'Occidente
(nel 476 a . C.),la cucina di
Firenze,si confuse con
quella di Roma. Sul principio
l'alimentazione dei
romani fu parca e frugale:si
fondò essenzialmente
sul
Pulmentum (orzo
cotto nel brodo),sulla Puls
(una specie di polenta a base di
farro,miglio e
fecola di patate),su
pesci,verdure e formaggi.
Più tardi però,con l'aumentare
delle ricchezze e
l'estendersi dei domini,anche
loro,come già gli
Etruschi,eccedettero nei
cibi:sia in quantità che
in qualità. Molti dilapidarono
i loro patrimoni in
conviti e banchetti imbanditi
con l'unico scopo di
stupire i commensali:decine di
portate;coreografie
inusitate;cibi assurdi come
cervelli di pavone,lingue
di
fenicottero,pappagalli,ghiri,tassi e,molto ricercate,
vulve di scrofa vergine. Il
gusto del mangiare,il
piacere della buona tavola non
esistevano più;
c'era solo apparenza e
ostentazione di ricchezza;
desiderio di sbalordire gli
ospiti e di far parlare di
sé. Evidentemente la cucina dei
romani non era
solo quella delle grandi
occasioni:c'era anche la
cucina normale,di tutti i
giorni.
Marco Gravio Apicio,gastronomo
vissuto all'epoca
di Tiberio (circa 30 d . C.),ci
ha lasciato a questo
proposito circa 500 ricette
raccolte nel suo
De
re coquinaria.
In esso descrive moltissime
salse,qualche dolce,dà dei
consigli per sofisticare i
cibi;cita oltre 60 fra aromi e
spezie e in ogni salsa
ne mette almeno 10. In
pratica,di quelle preparazioni
oggi non ne sopravvive neanche
una;e non c'è di che
rammaricarsene se si pensa che
su tutto,o quasi,
veniva
messo il Garum:una
brutale salsa fatta con
una fetida poltiglia a base di
interiora di pesce
conservate in salamoia.
Il periodo feudale.
Mentre
il lusso e l'ignavia caratterizzavano la vita di
Roma,affamate
orde barbariche premevano sempre
di
più ai confini dell'Impero:non passò molto tempo e
dilagarono
in Italia.
L'impero
romano cadde e fu tutto un susseguirsi di
invasioni:Visigoti,Unni,Vandali,Ostrogoti
e Longobardi.
Firenze
fu duramente colpita da Totila,re degli Ostrogoti
(nel
542),ma poi si riprese con la dominazione
longobarda
e sopratutto con il saggio governo di
Carlo
Magno,re dei Franchi e fondatore del Sacro
Romano
Impero (Natale dell'anno 800).
Il
continuo timore di scorrerie,le pestilenze,le
carestie
e la mancanza di un'autorità centrale
favorirono
però lo spopolamento della città.
La
gente rifugiatasi nelle campagne alla ricerca di
protezione
da parte dei signori più potenti,favorì
il
fenomeno del feudalesimo:forma
primitiva di
governo
che caratterizzò il Medioevo. Il feudo
era
come un piccolo stato che gravitava attorno
al
castello:tutte le attività si svolgevano nel suo
ambito;circolava
pochissimo denaro e le tasse
erano
opprimenti. Di fronte al potente feudatario
c'erano
centinaia di servi della gleba che vivevano
in
condizioni disperate. Sulle loro tavole si
vedevano
spesso zuppe di ortiche,ghiande,
lucertole
e pasticci di topi;si parla persino
di
episodi di cannibalismo. Nei castelli,
naturalmente,la
situazione era diversa e il
cibo
non mancava:arrosti,cacciagione e selvaggina
di
ogni tipo,pesci e verdure:tutto a volontà.
I
pasti erano però sempre uguali,monotoni:
cibi
serviti senza un ordine particolare,cotti
sempre
nello stesso modo e sempre pieni di
spezie
e di aromi. Non si mangiava:si
gozzovigliava;non
c'erano né piatti,né posate;
un
solo bicchiere bastava per tutti i commensali.
Gli
arrosti venivano serviti su focacce tonde di
pane
àzimo che,una volta esaurita la loro funzione
di
piatto,venivano date ai servi affamati.
Ancora
intrise d'olio e d'avanzi di carne,le
buttavano
in un pentolone assieme ad acqua,
verdure
e aromi:nasceva la ribollita.
Il
frazionamento,l'isolamento e la mancanza
di
comunicazioni differenziarono notevolmente
le
varie cucine del nostro paese. L'economia
autarchica
del feudo costrinse infatti ad utilizzare
unicamente
le risorse locali:ogni regione,anzi
ogni
zona,ebbe così le sue specialità,i suoi piatti
tipici.
Nonostante da allora siano passati quasi
due
millenni,quelle peculiarità restano ancora e
in
buona parte caratterizzano le civiltà gastronomiche
delle
diverse regioni e province di oggi.
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