Il tesoro di Alarico. Storia.











Il tesoro di Alarico. Storia.

Milleseicento anni di misteri macchiati dal sangue,all'ombra di leggende e miti meravigliosi,
ammantano,come un velo,la figura del barbaro Alarico. Nel 410 dopo Cristo il re dei Visigoti ha
saccheggiato Roma,tra fiamme e violenze,ed è fuggito per la Porta Aurelia,muovendo l'esercito barbarico verso l'Africa. Alla sua morte,avvenuta nello stesso anno,si è trascinato nella tomba il
tesoro più oscuro e prezioso che sia mai esistito. Il sovrano germanico sarebbe sepolto in Calabria,
nella città degli antichi Bretii,Cosenza,dove si incontrano i fiumi Crati e Busento. Il punto esatto,
tuttavia,è all'origine di uno dei misteri più affascinanti della storia. Fin dal Medioevo,tutte le ricerche effettuate per portare alla luce la tomba del sovrano visigoto e le ricchezze sepolte con lui,
si sono rivelate vane. Studiosi,intellettuali,filosofi,storici e archeologici hanno avanzato le ipotesi
più diverse sul tesoro del re. Le campagne di scavo,tuttavia,non hanno portato a nulla,a eccezione di
un unico ritrovamento,un piccolo cervo d'oro,rinvenuto alla fine del 1800. C'è addirittura chi pensa
non sia il Busento l'effettivo luogo di sepoltura di Alarico,ma che,per un mero gioco di parole,
possa trattarsi del Basento,che sfocia a Metaponto,in Basilicata o addirittura del Bussento,in Campania. Di recente anche il saggista e politologo americano Edward Luttwak ha mostrato interesse per la vicenda,arrivando a ipotizzare per le ricerche l'uso di droni israeliani.

Alle origini del mito.

Anno 410 dopo Cristo. Orde di barbari attraversano le Alpi con ferocia e determinazione per infrangere il cuore stesso dell'impero romano,ormai logoro e corrotto. Dalle Pannonia e dalla Mesia,
il popolo germanico dei visigoti per tre volte tenta di fare breccia nelle alte mura di Roma. Al terzo
assedio,guidati dal feroce e determinato condottiero Alarico,che già si era spinto fino al Peloponneso,i guerrieri visigoti oltrepassano la Porta Salaria e le mure aureliane. Fanno razzia di tesori e ricchezze,uccidono e danno alle fiamme gran parte dello splendore della città. E' il primo grande sacco di Roma. Colmo di ricchezze inestimabili,Alarico muove verso sud lungo la via
consolare Popilia,che da Capua porta all'antica Reghium,l'odierna Reggio Calabria. Al suo fianco
Attalo e la graziosa Galla Placidia. In riva allo stretto si imbarca verso le coste africane,”ma nulla di
ciò che l'uomo prepara può realizzarsi senza il consenso di Dio”,avrebbe scritto poi lo storico
bizantino Jordanes: l'irrompere di una violenta tempesta fa infrangere le imbarcazioni sugli scogli,
provocando numerose perdite e costringendo il re a tornare sui propri passi per salvarsi la vita.
Alarico e i visigoti risalgono nella terra dei Bretii fino a Cosenza,città che,al pari di Roma,vanta 7
colli,nella Calabria settentrionale. Il re ha intenzione di aspettare qui la bella stagione per poi poter
navigare lungo lo Stretto senza incorrere nelle ire del mostro marino Shilla e raggiungere,finalmente,le coste africane. La storia,però,prende un'altra strada: conquistata da
Alessandro il Molosso nel 331 avanti Cristo e dai generali di Annibale,Cosenza,definita poi la Piccola Atene,diventa l'ultima dimora per l'indomito Alarico. E' a questo punto che storia e leggenda
si intrecciano. Secondo l'ipotesi più accreditata,a uccidere il re dei visigoti sarebbe stata la malaria
che l'ha stroncato a poco più di 40 anni,tra le lacrime e i lamenti del suo popolo. Altri,invece,
sostengono che la morte sia stata causata da una lancia nemica.

Morte improvvisa.

Dopo le orazioni funebri,i visigoti ordinano a centinaia di schiavi di deviare il corso del Busento.
Una volta asciutto,dove c'era il letto del fiume sotterrano il sovrano,insieme al suo meraviglioso
tesoro. Agli schiavi viene imposto di riportare il corso d'acqua nel suo tracciato originario,affinché
nessuno al mondo potesse conoscere il luogo del riposo eterno di Alarico. Per non lasciare testimoni,i visigoti uccidono tutti gli schiavi. Il tesoro più antico della cristianità,dunque,resta ancora sepolto,chissà dove,con il guerriero che l'ha rubato.

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