Il mistero del cantore cieco. { Iliade }


Il mistero del cantore cieco.

Dicendo la verità,fin dai tempi delle scuole abbiamo sempre immaginato che l'autore dell'Iliade
fosse vecchio,cieco,e magari anche con la barba. Magari anche curvo e con il bastone,un misto
introverso tra un santone dall'aria un po' lunatica,e un letterato poveraccio come molti di quelli
che si imbarcano nella professione. Ma dove ha vissuto,e quanti anni aveva veramente quando
compose l'Iliade? E poi era davvero cieco? Aveva una moglie e dei figli? Inutile presagire un
inganno;Omero,”Il più divino dei poeti” come giusto lo definì Platone,non si hanno certezze
fondante oggi,come non se ne avevano a merito 3 mila anni fa.
Ma la domanda principale è....chi era costui? Certamente è una domanda delle più insidiose e
riflessive. C'è chi ha ipotizzato che fosse un anziano aedo,cioè un antico cantore che girava
la Grecia con la cetra in mano cantando di città in città le gesta epiche di tutti quei guerrieri che
morirono sotto le imponenti mura di Troia. Ma contrariamente c'è anche chi nega del tutto che
Omero sia in qualche modo esistito come personaggio storico. I Greci di 26 secoli fa non avevano
dubbi: “Per gli antichi Omero era esistito,con assoluta e definita certezza” ha affermato Andrea
Ercolani,filologo classico e ricercatore all'istituto di studi sulle civiltà italiche e del Mediterraneo
antico del Consiglio nazionale delle ricerche. Non misero nemmeno in dubbio che fosse cieco,
questo maestro osannato da grandi poeti come Archiloco,Tirteo e Saffo,né che in un remoto
tempo avesse composto l'Iliade,l'Odissea e un numero non preciso di opere minori. Ne erano
convinti perché bastava osservare con molta attenzione il suo nome,Omé aròn,che in greco
significa “Colui che non vede”,ma sopratutto perché in un Inno ad Apollo,attribuendogli
erroneamente,l'autore si riferiva a se stesso come a “il cieco che abita nella rocciosa Chio”.
Neanche a dirlo,gli abitanti di Chio,una piccola isola nell'Egeo Orientale,ne beneficiarono
subito vantandosi di essere suoi concittadini.
Mica fu un caso però,dicevano già gli antichi abitanti dell'isola,se proprio tra loro si trovava un
gruppo di cantori che a metà del VI secolo a. C, si facevano chiamare Omeridi,dichiarandosi
ufficiali discendenti del poeta. “In realtà,Omero era l'autore per autonomasia,per cui ogni
tradizione epica che voleva autorità faceva capo a lui” spiegò Ercolani. E infatti tutti gli
argomenti riguardanti Chio non bastarono a convincere le svariate città che si contendevano gli
illustri omerici: tra queste c'erano Colofone,Cuma eolica,Pilo,Rodi,Argo,Atene,Smirne e
persino Roma. Nacque così il mito della leggenda,ma per riuscire a riempire al meglio una carta
d'identità,è necessaria la data di nascita. Alcuni studiosi in passato ipotizzarono un'origine molto
più antica (il XII secolo a. C, poco dopo la guerra di Troia) mentre oggi più comunemente si
tende a datare l'attività del nostro misterioso scrittore e personaggio epico,verso la prima metà
dell'VIII secolo a. C. Tutti questi dubbi che si sono tramandati nei secoli,hanno contribuito a
far nascere il mito leggendario. Da subito,i Greci si misero con molto impegno a tappare le falle
della sua biografia: nacquero al fine le “Sette vite di Omero”,racconti romanzati pieni di aneddoti
fantasiosi sull'esistenza del poeta,che cominciarono a circolare nel V secolo a. C,e conobbero
un vero boom due o tre secoli più tardi,in epoca alessandrina. È certo che gli furono attribuite
moltissime patrie,moltissimi genitori e diverse avventure. Non essendo però biografie
criticamente vagliate,cioè significa,un affastellarsi di informazioni diverse,e errate. Una di queste
vite,un tempo attribuita a Erodoto,descrive il nostro Omero come il “frutto del peccato” di una
certa Creteide,originaria di Cuma eolica (oggi l'attuale Aliaga,in Turchia). Per evitare le
malelingue,la giovane ragazza fu spedita dal tutore a Smirne,dove poco tempo dopo partorì il
piccolo Melesigene (cioè nato presso il fiume Meleto). Quando il fanciullo crebbe,un armatore
di nome Mente (nell'Odissea il re dei mitologici Tafi ha lo stesso nome) lo portò con se in giro
per il Mediterraneo,finché un giorno il giovane,ma povero fanciullo non si ammalò agli occhi.
Ad Itaca venne perciò portato e successivamente affidato alle cure di un ricco Mentitore (altro
personaggio che lo scrittore prese dall'Odissea) che gli riempì la testa di storie sulle avventure
dell'epico eroe dell'isola,Ulisse. Quando il ragazzo riprese il mare,la buona salute non lo
accompagnò per molto;a Colofone (sempre in Turchia) Melesigene diventò cieco,conquistandosi
così il soprannome di Omero. Tornato a casa,a Smirne,avrebbe dunque messo in pratica le sue
potenziali doti artistiche,creando e narrando versi basati sulle sue avventure e sui racconti
ascoltati durante i suoi viaggi.

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