I bagni nel Medioevo fra igiene e piacere.


I bagni nel Medioevo fra igiene e piacere

Un luogo comune piuttosto diffuso vuole che la gente del Medioevo si lavasse poco, preferendo
coprire i cattivi odori con profumi, piuttosto che immergersi nell'acqua. “Niente bagni per mille
anni” scrisse lo storico francese Jules Michelet a proposito dell'età medioevale: un'affermazione
da non prendere alla lettera, perché la pratica del bagno, tanto diffusa in età romana, non si
interruppe mai, anche se le informazioni che abbiamo sull'igiene individuale e domestica nel
Medioevo sono scarse. Sappiamo però che intorno alla metà del XII secolo in Italia, nella Spagna
cristiana, in Inghilterra e in Germania sorsero zone termali pubbliche attorno a quelli che venivano
definiti “vasconi”. I bagni pubblici ( balnea ) ricordavano in parte le antiche terme romane: oltre, alle vasche, dove si poteva immergersi in acqua riscaldata con fuoco a legna ( talvolta si trattava
di acqua minerale con specifiche proprietà curative ), vi erano stanze ( le “stufe” ) simili alle
odierne saune, dove l'azione benefica era interamente affidata all'aria calda. Ma i bagni medievali
non recuperarono le pratiche sociali connesse alle terme antiche: non erano luoghi di incontri, conversazioni e feste. Forse anche per questo, col tempo i ( balnea ) assunsero la fama di ambienti
equivoci: se da un lato i bagni aiutavano la pulizia del corpo, dall'altro i luoghi che ospitavano
queste vasche pubbliche venivano spesso associati a episodi di prostituzione. In diverse occasioni
gli ecclesiastici si mostrarono contrari al bagno pubblico. Ritenevano infatti che le abluzioni a
contatto con altre persone facilitassero i rapporti passionali e favorissero la perdita della castità; ecco perchè le giovani donne dovevano evitare di recarvisi. Il mestiere di proprietario di un bagno
pubblico, inoltre, era ritenuto dalla Chiesa ignobile quanto quello del padrone di un bordello.

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