La Finanza e il monopolio alimentare.

Mauro Goretti e Aramini Parri Lucia.

La Finanza e il monopolio alimentare.
Come possiamo immaginare con l'avvento della Crisi economica-finanziaria, e di tutti gli atti speculativi che hanno fatto tremare i grandi paesi Industrializzati, oggi ci accorgiamo che anche l'acquisto di cibo è sotto il tiro della speculazione, con cinismo assoluto e perfido la Finanza controlla senza mezze misure chi deve riempirsi la pancia e chi no. Il libero mercato e le privatizzazioni nel Nord del mondo hanno fatto si che, da quella logica della domanda e all'offerta dei prodotti, si sia arrivati in circa un trentennio di neoliberismo a una vera e propria guerra spietata tra pochi oligarchi, o , al peggio monopolisti del sistema alimentare, questi speculatori hanno saputo fare molto bene il loro lavoro speculando nei paesi del terzo mondo. Un dato che fa riflettere, due aziende che producono le sementi che necessitano alla coltivazione con indirizzo agricolo, proprio due aziende americane detengono oltre il 40% del mercato delle sementi, e ancora, il 90% del controllo del mercato dei cereali è in amno a cinque multinazionali sparse nel mondo. Come possiamo ben intuire, i pochi imprenditori privati, accerchiati da questi enormi “dinosauri”, non resta altro che mettersi da parte. I paesi industrializzati vivono e mostrano la loro passività lo smantellamento dello Stato Sociale, con la conseguenza distruzione del Welfare, perché come possiamo chiaramente intuire il libero mercato determina il valore di ogni bene e ogni omissione del pubblico, potrebbe falsare questi meccanismi. Naturalmente la grande Finanza si muove a largo raggio nei paesi più poveri, disorganizzati e naturalmente con meno leggi e quindi i rischi che vengono corsi sono irrisori, mentre il successo speculativo rimane assicurato. Come possiamo intuire, i grandi capitali sono liberi di muoversi, a discapito dei poveri: i prezzi fissati su scala internazionale sono quelli a cui si riferisce l'intero mercato mondiale e naturalmente le regole dell'economia e del mercato sono del tutto inefficaci e, diciamolo pure obsolete. Chi soffre di fame è disposto a spendere tutto quello che ha per non morire di fame, il settore del “Cibo” è deinito “volatile” per innumerevoli ragioni, ma per citarne alcune, dette variabili: trà siccità, alluvioni, cicloni, innondazioni, variabili legate alle continue e repentine metamorfosi del clima, ma sopratutto alle poche terre rimaste per le coltivazioni che sono sottoposte a uno sfruttamento inetensivo che naturalmente causa la diminuzione della resa dei prodotti coltivati. L'industrializzazione e la relativa necessità di creare centri urbani, sono fonte di discapito all'agricoltura stessa la dove prodotti come: frutta, verdura e carni verranno a mancare, facendo si che la speculazione su i generi di prima necessità non abbia mai fine, almeno nell'immediato stesso.
Ricordiamo che, l'aumento dei prezzi del cibo porta all'impoverimento di tutti i paesi sia più o meno industrializzati, di conseguenza distrugge quella forma di equilibrio Sociale fino a oggi conosciuta è bene ricordare che chi coltiva la terra, perde ogni regola di Sovranità Alimentare, e cioè la somma di quei principi secondo i quali rimane imprescindibile riconoscere la priorità a economie e mercati locali e nazionali, è imperativo che per promuovere un commercio trasparente va assicurato che i diritti d'uso e gestione di terre, territori, acque, semi, mandrie e naturalmente la biodiversità siano nelle mani di chi produce il cibo. È bene ricordare che molti sono i principi che determinano la Sovranità Alimentare, ma solo in pochi riescono ad averla davvero, dobbiamo impedire qualsiasi forma di speculazione che sia indirizzata al cibo, previo la fine di nutrirsi e la repentina fine di quello che rimane di uno Stato Sociale. L'attenzione maggiore va alle banche che in questo momento con manovre più o meno lecite, andando anche contro la volontà dei loro clienti, arrivano a negoziare al rialzo nell'andamento della distribuzione del pianeta, quotazioni della distribuzione stessa dei generi di prima necessità, l'arricchimento di queste “istituzioni” risulterà inevitabile sempre a danno delle fasce più deboli, ecco dove la finanza gioca: sulla Fame, naturalmente arricchendosi.

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