L'età d'oro della chimica e della medicina.
Aramini Lucia. |
L'età d'oro della chimica e della medicina.
La
scienza collabora con l'industria. Il
grande sviluppo industriale fece alzare la domanda di materie
prime. Servivano, ad esempio,
coloranti per l'industria tessile, soda per la produzione di vetro e
saponi, stracci di lino e canapa per fabbricare la carta. Poiché, a
lungo andare, le risorse naturali non bastarono più, imprenditori e
governi chiesero la collaborazione degli scienziati, in particolare
dei chimici, perché
creassero in laboratorio nuove materie prime e nuovi metodi di
lavorazione. Così nella seconda metà dell'Ottocento i coloranti
naturali estratti dalle piante vennero a poco a poco sostituiti da
coloranti sintetici;
al posto degli stracci per produrre la carta si cominciò ad usare
cellulosa, un
materiale ricavato chimicamente dal legno e nel 1866 il belga Ernest
Solvay inventò un nuovo metodo per ottenere la soda, usata
per fabbricare vetro e saponi. Ben presto i prodotti chimici
trovarono applicazione nei più svariati campi dell'attività umana.
Gli agricoltori dei paesi industrializzati poterono disporre oltre
che di aratri, mietitrici, trebbiatrici meccaniche anche di
fertilizzanti chimici per
concimare i terreni. L'industria bellica venne rivoluzionata
dall'invenzione della dinamite, ottenuta
per primo dal chimico svedese Alfred Nobel nel 1866. La produzione
della prima materia plastica artificiale (1869), la celluloide,
utilizzata per qualche tempo
per fabbricare pellicole cinematografiche, segnò la nascita
dell'industria plastica. Nei laboratori chimici furono prodotti
nuovi medicinali, come l'aspirina e
sostanze che potevano essere usate come anestetici per
alleviare il dolore.
Si estende la pratica della vaccinazione.
Già
nel Settecento un medico britannico, Eduard Jenner, aveva praticato
con successo la vaccinazione contro il vaiolo, ignorando però che
cosa la rendesse efficace. Fu il chimico e biologo francese Louis
Pasteur (1822-1895) a
dimostrare che le malattie infettive sono provocate da organismi
microscopici ( i microbi
patogeni),
che si moltiplicano con rapidità impressionante e si trasmettono da
un individuo all'altro. Egli capì che iniettando dei microbi
patogeni indeboliti, vale a dire dei vaccini,
si
formano degli anticorpi che preservano dall'infezione. Pasteur
stesso mise a punto alcuni vaccini fra cui quello contro la rabbia,
una
malattia trasmessa dal morso dei cani (1885). Al nome di Pasteur è
legato anche il metodo, detto appunto della pastorizzazione
che, portando rapidamente ad alta temperatura alimenti liquidi
(latte, vino, birra...),permette di distruggere i microrganismi
sensibili al calore e di conservare i cibi più a lungo.
Comincia l'era dell'anestesia e della sterilizzazione.
Una
maggior conoscenza dei microbi patogeni contribuì al progresso della
sterilizzazione. Verso
la metà dell'Ottocento quasi la metà dei pazienti moriva per
infezione dopo aver subito un intervento. Lister,
un
chirurgo scozzese che conosceva le esperienze di Pasteur, pensò di
poter evitare le infezioni postoperatorie distruggendo i microbi
presenti nell'aria e sulle mani dei chirurghi con acido fenico
(1865): iniziava l'era della sterilizzazione, ossia della distruzione
dei microbi per mezzo di sostanze chimiche o come oggi si preferisce
con il calore o le radiazioni. La chirurgia fece progressi anche per
l'introduzione dell'anestesia,
una
pratica medica che mirava ad eliminare le sofferenze strazianti
procurate allora dalle operazioni chirurgiche (la parola anestesia
deriva
dal greco e significa insensibilità).
La pratica dell'anestesia non tardò ad affermarsi e rese possibili
interventi che in precedenza nessun chirurgo avrebbe osato
affrontare. I primi ad usare i prodotti anestetici, negli anni fra
il 1840 e il 1850, furono il dentista americano Morton
e
il ginecologo britannico Simpson.
Freud e la psicoanalisi.
Fra
Otto e Novecento il medico viennese Sigmund Freud fece ricerche nel
campo delle malattie della mente. Per secoli esse erano state
attribuite all'influsso del demonio; i malati di mente venivano
allontanati dalla società e chiusi in manicomi. Freud sostenne che
molti disturbi mentali (o psichici) hanno origine in esperienze,
anche gravi e dolorose (traumi), che il malato ha sofferto nella sua
vita, di solito nell'infanzia. Il malato allontana dalla sua mente
(rimuove) queste esperienze e le dimentica, ma il trauma continua ad
agire in profondità, dentro di lui, senza che egli se ne renda
conto. Questa oscura forza, che Freud chiama inconscio,
fa
soffrire i malati di mente e ne provoca i discorsi e i comportamenti
anormali. Le scoperte di Freud diedero origine a una nuova scienza,
la psicoanalisi o
“analisi della psiche”; questa influenzò profondamente la
cultura e la società del Novecento.
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