America di allora.




America di allora.


Il 28 ottobre 1919 viene ratificato il XVIII emendamento (Sotto la Presidenza del Democratico Thomas Woodrow Wilson, con il quale gli USA bandiscono l’alcool vietandone categoricamente fabbricazione, vendita, trasporto ed importazione. Il “nobile esperimento”, come viene definito, dà avvio al Proibizionismo.
L’economia americana, finita la prima Guerra Mondiale, si trasforma in una produzione industriale “di pace” (edilizia privata, automobili, radiofonia, elettrodomestici) dando vita ad una straordinaria crescita economica. Il benessere e la ricchezza erano alla portata di tutti ma, insieme ai molti benefici, tutto questo portò anche a notevoli problematiche. Le disuguaglianze sociali crebbero e nelle fasce sociali più basse si estese il consumo di alcool, allargandosi man mano anche le fasce più benestanti della popolazione, divenendo presto un fenomeno dilagante e preoccupante.
Le piccole organizzazioni a sfondo moralistico o religioso, che da decenni predicavano il rigore dei costumi e la battaglia contro l’alcolismo, diventano bandiera di un movimento di opinione sempre più vasto  che raccolse anche nomi altisonanti quali quelli di Henry Ford e John D. Rockefeller.
Il 16 gennaio 1920 il XVIII emendamento, detto “Volstead Act”, entra definitivamente in vigore, dando inizio all’epoca del Proibizionismo.
L’effetto di questa restrizione determinerà una reazione negativa in buona parte della popolazione che, per procacciarsi birra e whisky, non esiterà a rivolgersi al contrabbando.
La malavita coglierà al volo questa nuova opportunità, impadronendosi di un intero settore industriale e commerciale: nacquero distillerie clandestine in tutto il paese, l’importazione illecita di bevande alcoliche crebbe a dismisura e nelle grandi città apparvero migliaia di locali, gli “speakeasy” (bar illegali) che servivano regolarmente birra e liquori (di pessima qualità) ricavandone profitti altissimi. La criminalità organizzata, gangster e mafia otterranno sempre più potere in questi anni. Si creeranno imperi finanziari criminali, difesi quotidianamente dalle bande o dalle famiglie mafiose con scontri armati, delitti e stragi per conservare il controllo del mercato dell’alcool.
Trascorsero così 12 anni prima dell’elezione a Presidente degli USA di Franklin Delano Roosevelt, nel 1932, che si trovò a dover fronteggiare la gravissima crisi economica conseguente al crollo della Borsa di New York dell’ottobre 1929, oltre agli effetti sventurati causati dal proibizionismo, che avevano raggiunto proporzioni davvero preoccupanti. La mafia italo-americana e in particolare Al Capone, gestivano (alla maniera mafiosa) il proficuo traffico clandestino dell’alcool.
Roosevelt, avviò il suo programma di riforme, il “New Deal”, ottenendo, tra l’altro, l’approvazione da parte del Congresso, del XX Emendamento che liberalizzava l’uso degli alcoolici e poneva fine al Proibizionismo e allo strapotere della mafia, almeno in questo settore.

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