L'Islanda. Geografia.




L'Islanda. Geografia.

Sola nel mezzo dell'Oceano, attraversata negli abissi del sottosuolo dal solco incandescente della Dorsale medioatlantica e sfiorata a nord dal Circolo Polare Artico, l'Islanda è una terra estrema, contesa dal gelo dei ghiacciai e dal calore dei vulcani. L'opera immane delle ere geologiche ha scolpito il suo volto in un grandioso scenario di fiordi, torrenti, cascate, montagne lunari e nere falesie, erte come muraglie sul mare con le loro fantastiche colonne di basalto.

La lunga storia dell'Islanda comincia 20 milioni di anni fa.

Aria, acqua, terra, fuoco. Gli elementi sono quelli primordiali, mantenuti puri nella loro essenza fisica originaria. Ma in Islanda, la Terra del Ghiaccio e del Fuoco, convivono nel contrasto più spettacolare, dando vita ai paradossi più sconcertanti della geografia. Alle soglie del Grande Nord artico, nella luce infinita delle sue estati o nel buio di lunghi e “gelidi” inverni, la seconda isola più grande e settentrionale d'Europa sembra voler riproporre una surreale anima mediterranea fatta di vulcani attivi, solfatare, isole che nascono dal mare, cascate di basalto tappezzate di muschio e felci. Come dire un paesaggio etneo, magicamente trasportato alla latitudine del Circolo Polare. La mappa dell'Islanda è dipinta da grandi macchie bianche che coprono complessivamente l'undici per cento dell'intera superficie dell'isola. Sono gli jòkull, i grandi ghiacciai islandesi, le calotte tondeggianti di Drangajòkull, Myrdalsjòkull, Langjòkull, Vatnajòkull, l Padre delle Acque. Quest'ultimo, il Vatnajokull, copre da solo 8.400 chilometri quadrati (come l'intera Umbria), ed è in assoluto il ghiacciaio più grande d'Europa. La calotta raggiunge una quota massima di 2.119 metri, con una corazza di ghiaccio spessa oltre la metà. Gli scienziati dispongono qui di un laboratorio particolarissimo per ricostruire il clima del passato. La tecnica è quella della tefrocronologia, che riesce a datare l'accumulo degli strati glaciali attraverso l'alternanza di depositi di cenere scagliati in aria dalle ricorrenti eruzioni vulcaniche. In base a questi studi si è scoperto che la maggiore estensione glaciale in epoca storica è stata raggiunta intorno al 1750, mentre intorno all'anno '900, quando i vichinghi raggiunsero queste terre, il clima era decisamente più mite e l'Islanda avrebbe meritato piuttosto il nome che gli stessi vichinghi diedero all'isola ancora più settentrionale raggiunta dai loro veloci drakkar poco più tardi: Groenlandia, la Terra Verde. Ma l'Islanda, la Terra dei Ghiacci, avrebbe potuto chiamarsi anche la Terra del Fuoco. Il 14 novembre 1963, quando tra boati e colonne di fumo cominciò a nascere dal mare della costa meridionale una nuova isola, Surtsey, i 260.000 abitanti dell'Islanda poterono assistere, come in un film girato a ritroso nel tempo, alla genesi della loro stessa isola-nazione. La “costruzione” di Surtsey durò tre anni, quella dell'Islanda è tuttora in atto. Le prime terre di questa giovane isola (perlomeno in termini geologici) emersero dall'oceano 20 milioni di anni fa, per l'affioramento di una catena di vulcani un tempo sommersi che taglia l'isola in diagonale, da sud-ovest a nord-est. L'iIslanda si trova infatti sulla linea della dorsale medioatlantica, una delle grandi fratture della crosta terrestre che separano i continenti. Si tratta della dorsale che creò l'oceano Atlantico e continua ad allontanare le zolle continentali dell'Europa e dell'America, facendo zampillare basalto purissimo dalle rocce fuse del mantello più profondo. L'Islanda e la Dancalia etiopica sono gli unici due luoghi del pianeta dove i vulcanologi possono assistere all'attività di una dorsale vulcanica attiva senza calarsi in batiscafo sul fondo degli oceani. Le dorsali sono le “sorgenti” della crosta terrestre, i crogioli dai quali nascono o si rigenerano tutte le rocce, i motori della deriva dei continenti. In materia di vulcanismo, l'Islanda vanta una serie impressionante di record assoluti. Ancora oggi ospita ben 30 vulcani attivi, l'attività eruttiva è continua e l'isola è costellata da tutta la gamma dei più diversi e fantasiosi fenomeni secondari collegati: dai geyser alle fumarole, dalle solfatare alle sorgenti termali. Tra i tanti primati, ce n'è purtroppo anche uno tragico, legato al prezzo pagato in vite umane, secoli fa, al dio dei vulcani che regna sull'isola. Nel 1330 venne annientato un quarto dell'intera popolazione islandese e l'eruzione del Lakagigar, che nel 1783 accrebbe la massa continentale dell'Islanda di altri 12 chilometri cubi di lava, uccise 10.500 persone, un quinto degli abitanti dell'epoca.
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