Il passaporto per la salute. Medicina.







Il passaporto per la salute. Medicina.

Farmacia in valigia cosa metterci.
Cerotti e bende, disinfettanti per ferite, forbici e pinzette, spille di sicurezza, collirio, repellenti per insetti, trattamenti per le punture da insetto, compresse antistaminiche, decongestionante nasale, analgesici, termometro, creme solari, farmaci per la cura di malattie preesistenti, farmaci contro la diarrea del viaggiatore (un anti secretorio, un farmaco per ridurre la motilità dell'intestino, sali di reidratazione orale) antibiotici ad ampio spettro, pomate antibatteriche, polvere antifungina, farmaci antimalarici, una zanzariera da letto, scorte adeguate di preservativi e contraccettivi orali, siringhe sterili ed aghi, se necessari a una terapia già prescritta, disinfettanti per l'acqua.

Viaggiare all'estero.

Ogni anno nel mondo si registrano un miliardo di ingressi per turismo in Paesi stranieri e il trend è in continua crescita da almeno quindici anni: secondo l'Organizzazione mondiale del Turismo, solo nel 2012, gli arrivi internazionali sono aumentati del 3,9% rispetto all'anno precedente. Tutto questo movimento non è però privo di insidie, anche perché le aree che registrano ingressi più in crescita sono proprio quelle che destano le maggiori preoccupazioni per la salute. Ovvero: il Sud-est asiatico e l'Africa. L'Oms stima che 125 milioni di persone raggiungano ogni anno le oltre 100 regioni a rischio malaria, situate nelle fasce tropicali e sub tropicali del pianeta. E quasi mezzo miliardo a per metà i Paesi in via di sviluppo, dove è più facile essere esposti anche a malattie che da noi sono scomparse, o non ci sono mai state. Vaccini, profilassi e comportamenti prudenti riducono la probabilità di contrarle. Ma bisogna giocare d'anticipo.

Partire preparati.

Gli esperti di medicina del turismo raccomandano di andare dal medico quattro otto settimane prima della partenza, così da valutare i rischi del viaggio e programmare gli interventi più opportuni. Ma anche i turisti last minute dovrebbero fare una visita, perché per alcune malattie (epatiti, encefalite giapponese, rabbia) c'è la possibilità di seguire procedure di vaccinazione accelerate, che conferiscono una protezione di breve durata. Inoltre, una volta giunti a destinazione i viaggiatori male informati potrebbero vedersi negato il permesso di uscire dall'aeroporto: in alcuni Paesi, infatti, è obbligatorio mostrare un certificato che attesti che si è immunizzati contro la febbre gialla (se si proviene da zone a rischio, Egitto e Costa Rica, ad esempio) o la meningite meningococcica (Arabia Saudita, se diretti alla Mecca). Questi vaccini vanno eseguiti almeno 10 giorni prima di partire.

Vaccini?

L'Oms sottolinea che, se disponibile, “la vaccinazione è il metodo più efficace per prevenire le malattie del viaggiatore”. E che “i vaccini sono generalmente sicuri e le reazioni avverse poco frequenti”. Qualche cautela va seguita con donne incinta, alle quali è sconsigliato, per esempio, quello contro la febbre gialla, o da chi soffre di malattie croniche. Di certo, sul piatto della bilancia, i benefici pesano molto più dei rischi. Basta scorrere l'elenco delle malattie prevenibili: epatiti, tifo, meningite meningococcica, colera, febbre gialla, encefalite giapponese, encefalite da zecche, rabbia, poliomielite, difterite, tetano. Per quelle diffuse anche da noi la vaccinazione è oggi obbligatoria o raccomandata, ma molti adulti non sono vaccinati per epatiti e meningite, mentre difterite e tetano richiedono richiami ogni 10 anni. Gli eventuali effetti collaterali, poi, non rappresentano neppure il rischio più rilevante dei vaccini: l'Oms, piuttosto, è preoccupata dalla sensazione di sicurezza che acquisisce chi è sottoposto all'immunizzazione: “le vaccinazioni non proteggono al cento per cento e quindi il viaggiatore deve sempre comportarsi con prudenza”.

Malaria: vietato sbagliare.

La stessa regola vale per la malaria, che ogni anno in Italia fa registrare 100-150 casi, fra chi rientra da zone in cui la malattia è endemica. La profilassi infatti non da una protezione totale ed è comunque necessario prevenire le punture di insetti. In alcune località turistiche, o al di sopra dei 1500 metri, tenere le zanzare alla larga può persino essere sufficiente perché il rischio è davvero molto limitato. Negli altri casi, però, la terapia farmacologica preventiva è consigliata: quasi sempre, infatti, si ammala chi non l'ha fatta, o non ha seguito con attenzione le regole previste per la somministrazione, che variano a seconda del farmaco. Per esempio, la clorochina, l'antimalarico più usato, è di solito assunta settimanalmente, la terapia deve iniziare una settimana prima della partenza e proseguire per tutto il mese successivo al rientro. La scelta del farmaco dipende dal parassita presente nella regione che si intende visitare. La malaria infatti può essere provocata da quattro specie di plasmodio, tutte trasmesse dalla zanzara Anopheles, maggiormente diffusa dove sono presenti corsi d'acqua stagni o paludi. L'altra informazione cruciale riguarda la possibilità di trovarsi in aree in cui i parassiti siano diventati insensibili agli antimalarici più comuni: in questi casi, infatti, bisognerà optare per altri farmaci mirati. Per facilitare i viaggiatori, l'Oms ha stabilito i livelli di rischio di tutti i Paesi del mondo, indicando per ciascuna categoria le precauzioni più appropriate.

Pregiudizi.

A volte, però, persino i viaggiatori più esperti preferiscono non fare profilassi per timore degli effetti collaterali. “Sugli antimalarici ci sono molti pregiudizi. Spesso sono accusati di provocare disturbi come stanchezza e mal di testa, che magari dipendono dallo stress del viaggio” dice Francesco Spinazzola, medico della Clinica del viaggiatore di Roma. “Invece i rischi a cui si espone chi va in una zona malarica senza essersi protetto sono di gran lunga superiori a quelli che derivano dai farmaci”. Così, se è vero che il 30% di chi usa la clorochina può avere un senso di nausea, “molto raramente la profilassi danneggia il fegato, che invece è compromesso dalla malattia” prosegue l'esperto. Inoltre, solo una persona su 10 000 subirà gli effetti collaterali più gravi della meflochina (convulzioni e attacchi psicotici) o della clorochina (danni alla retina). “La malaria, invece, può uccidere” conclude il medico. Anche per questo, l'allerta deve restare alta nei tre mesi che seguono il rientro: se compare una febbre inspiegabile, bisogna rivolgersi subito al medico.
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