Il Cardinale Mazarino. Storia.

Mauro Goretti -  Programmatore - 



Il Cardinale Mazarino. Storia.

Nella prima metà dei Seicento in Francia e specialmente a Parigi la cosiddetta nobiltà viveva
in mezzo agli intrighi e alle lotte. Sopra tutto e tutti dominavano la disonestà e il tradimento.
Ogni nobile cercava di conquistare titoli,prebende,ricchezze,non importava se a danno
dell'amico,del re o della nazione. Il Cardinale Mazarino riuscì comunque a tenere a freno e a
vincere simili situazioni. Quest'uomo abile,tenace,straordinariamente intelligente riuscì a
governare da solo la Francia: egli la salvò da una sicura rovina e,con una saggia politica
estera di cui la corte non era in grado di capire assolutamente nulla,lasciò nelle mani di Luigi
XIV una nazione rispettata e temuta da tutta Europa.

La vita.


Giulio Mazarino nacque a Pescina in Abruzzo, nel 1602. Era di famiglia modesta; il padre faceva l'impiegato nell'amministrazione dei feudi della famiglia Colonna. Iniziò la sua istruzione a Roma presso i Gesuiti. Divenuto amico di uno dei giovani Colonna, con lui andò in Spagna all'Università di Alcalà. I due giovani vi rimasero tre anni. Mazarino imparò, studiò, ma dedicò anche molto tempo ai giochi e ai divertimenti; fino a venticinque anni insistette, forse un po' troppo, nel preferire il divertimento. Tornò poi a Roma, dove a ventotto anni divenne dottore in legge. Protetto dai Colonna, ebbe da questi diversi incarichi di carattere diplomatico. Ben presto si mise in luce come giovane abile e saggio. Dal 1630 divenne agente diplomatico della Santa Sede e con questo titolo si recò diverse volte a Parigi, dove poté conoscere il grande Richelieu. Mazarino rimase ammirato dalla saggezza e dell'acume di quell'uomo. Inoltre il diplomatico italiano amava, da artista politico, quella nazione ricca, popolosa e grande che sembrava destinata a dominare il mondo civile dell'epoca. Nel 1632 Mazarino divenne monsignore e ricevette la tonsura; adottò il costume ecclesiastico, ma non divenne mai prete. Questa trasformazione era necessaria per restare nella diplomazia pontificia; anche il titolo di Cardinale che gli venne concesso nel 1641 fu un titolo unicamente onorifico. Per due anni restò a Parigi con il titolo di nunzio pontificio e da allora ebbero inizio i suoi rapporti familiari con il re e Richelieu. Tornò poi di nuovo a Roma, ma nel 1639, invitato espressamente da Luigi XII, accettò la nazionalità francese. A Parigi divenne assiduo collaboratore di Richelieu. Quando questi morì (1642), venne nominato primo ministro. L'anno successivo morì Luigi XII e a lui successe, sotto la reggenza della madre, la regina Anna d'Austria, il figlio Luigi XIV nato pochi mesi prima. La prima accoglienza che Mazarino ebbe alla corte dopo la nomina a primo ministro fu poco incoraggiante: una serie di ribelli e satire insultanti, chiamate poi “mazarinades”, veniva fatta circolare con grande spasso dai nobili. Costoro, morto Richelieu che era stato per tanti anni il loro “castigamatti”, speravano di poter avere finalmente via libera ai loro intrighi, cioè, accaparrarsi terre, cariche lucrose e piena possibilità di creare zizzania, confusione e fare insomma tutto ciò che tornava a loro conto. Ma morto un dominatore, ne era arrivato un altro, non meno deciso e abile nel tenerli a freno. Mazarino riuscì sempre nei suoi intenti, per la sua acuta intelligenza e per la capacità innata di diplomatico. Non volle mai mettersi in mostra; muoveva le fila dei suoi piani dietro le quinte; la sua fortuna era quella di avere nella regina una “suddita” obbediente a tutte le sue volontà. Quest'uomo sapeva vedere dall'alto tutti gli intrighi, li giudicava e li spezzava inesorabilmente con calma e sicurezza. Dalla sua stessa figura trapelava qualcosa di sereno e sicuro. Così egli ci viene descritto: “il cardinale è alto, di bell'aspetto, bell'uomo, capelli castani, occhi vividi e spiritosi, con grande dolcezza di espressione”. Nel 1648 Mazarino poneva termine a uno dei suoi capolavori: il trattato di Westfalia. Gli era costato mille e mille sacrifici, un lavoro immane, estenuante. Ma con quel trattato aveva ottenuto, per la Francia, la Alsazia e la pace sui territori orientali; nello stesso tempo aveva provocato lo sgretolamento della Germania i numerosi piccoli stati, rendendo in tal modo impotente l'impero tedesco. Intanto ne il Parlamento, ne tanto meno i nobili capivano il valore di quell'azione; anzi continuavano a degrinare lo “straniero”. Uno dei nobili più prepotenti era il principe di Ondè. Costui era un geniale generale, ma un pessimo politico. Bruciava dal desiderio di comandare. Mazarino lo sistemò in questo modo: gli lasciò il comando, diede tutte le istruzioni necessarie alla regina e se ne andò in esilio, appena al di là dei confini, pronto a rientrare non appena la situazione ritornasse favorevole. Dopo un anno il principe aveva creato un guazzabuglio di intrighi che si attirò contro l'odio di molti. Non contento sollevò al popolo contro al Parlamento, chiamò in Francia truppe spagnole e mosse alla conquista di Parigi. In queste battaglie senza senso decine e decine di francesi morirono, campagne e raccolti vennero devastati. Intanto attorno al re che stava per diventare maggiorenne si era formato un forte partito alla corona; era un partito voluto da Mazarino e guidato da lui, tramite la regina. I realisti portarono in salvo il re fuori Parigi, crearono un esercito e sconfissero il principe di Ondè. Rientrato a Parigi, Luigi XIV richiamò urgentemente il Cardinale. Mazarino nel 1653 rientrò a Parigi e la sua opera non fu più contrastata apertamente. Il giorno dopo il suo ritorno il Cardinale si buttò a capofitto nel lavoro. C'era tanto da fare, da riparare, rimediare, e ricostruire. Lavorò per la grandezza dello Stato francese fino alla sua morte, che avvenne nel 1661. Il vecchio, saggio giocatore, non infierì contro nessuno; perdonò a tutti i suoi nemici. Del resto, ormai, aveva vinto tutte le partite.

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