Il Pulsar. Astronomia.





Il Pulsar. Astronomia.

Come è fatto un Pulsar.

Sarebbe molto lungo raccontare dettagliatamente come gli astronomi siano giunti
a stabilire quale sia la costituzione di un pulsar. Essa fu ipotizzata dal grande Oppenheimer
nel 1934, studiata dal russo armeno Ambartsumian qualche anno dopo, confermata nel
1968 dall'italiano Pacini. Vediamo la straordinaria struttura di questo astro.
Occorre dire, innanzitutto, che si tratta di un astro piccolissimo: il suo diametro è di
appena una decina di chilometri. Sembrerebbe dunque relegato al ruolo di un miserabile
asteroide o di un satellite secondario di un lontano pianeta. Invece, nonostante le sue
dimensioni microscopiche (beninteso, su scala astronomica), esso è un astro veramente
ragguardevole, poiché è composto di una materia estremamente densa. Quando parliamo
di materia densa sulla Terra, intendiamo una densità come quella del piombo, del mercurio,
dell'oro (rispettivamente circa 11, 13 e 20 volte quella dell'acqua).
Qui, invece, la densità è inimmaginabile: circa cento milioni di volte superiore a quella
dell'acqua. Ciò significa che 1 centimetro cubo della materia del pulsar viene a pesare
100 milioni di tonnellate, quindi che in 1 centimetro cubo del pulsar potrebbe trovare posto
una flotta di 5 mila grosse navi. Naturalmente, non si può immaginare di maneggiare in
concreto una materia di questo genere, se non altro perché non potremmo appoggiarla da
nessuna parte: infatti nessun appoggio, neppure una durissima roccia, sarebbe in grado di
sostenere l'enorme spinta prodotta da 100 milioni di tonnellate concentrate in un 1 centimetro
cubo. Questo piccolo, pesantissimo oggetto cadrebbe verso il centro della Terra, aprendosi la
strada in mezzo alle rocce, quasi come se cadesse nel vuoto.
Nel pulsar questa materia straordinariamente densa esiste in due stadi: solido e liquido.
Allo stato solido, è dotata di eccezionali proprietà, oltre a quella dell'elevatissima densità:
per esempio, è incredibilmente rigida. Un filo di questa materia, del diametro di un capello,
sarebbe molto più rigido della enorme trave di acciaio che sostiene un grande ponte
autostradale. Anche la materia fluida del pulsar ha caratteristiche piuttosto strane: infatti, è
costituita da quello che i fisici chiamano un << superfluido >>. Si tratta di un liquido che non
possiede attrito. Infatti, se mescoliamo con un cucchiaino l'acqua di una tazza o di un bicchiere,
la vedremo muoversi per un po' e alla fine fermarsi: facendo lo stesso esperimento con un
superfluido, lo vedremmo in movimento per l'eternità, perché non esisterebbe altro modo per
fermarlo che agitarlo in senso inverso.
Il pulsar è freddo e la sua crosta è estremamente liscia. Supponendo di potersi avvicinare
senza essere distrutti, esso ci apparirebbe come un corpo nero levigato e opaco.
Tuttavia, malgrado sia freddo, un astronauta non vi potrebbe sbarcare. Infatti, la forza di
gravità sul pulsar è così forte che l'astronauta non solo non potrebbe restare in piedi, ma
verrebbe addirittura schiacciato e ridotto a un sottilissimo strato di atomi che sarebbero
immediatamente assorbiti dalla superficie del pulsar, liscia come una palla da biliardo.
Solo di quando in quando, qua e là nella crosta solida esterna del pulsar possono aprirsi delle
fenditure provocate dal fatto che la crosta, gonfiata dalla forza centrifuga della sua veloce
rotazione, ogni tanto si contrae perché, rallentando progressivamente il suo moto, è centrifugata
di meno. Il pulsar è visibile e percettibile dalla Terra per il fatto che la sua crosta solida possiede
degli intensi campi magnetici, i quali, essendo il pulsar in rotazione, agiscono come una
gigantesca antenna che fa emettere all'astro degli impulsi di radioonde.
Per questo noi sulla Terra, a grandissima distanza, riceviamo questi impulsi radio con la stessa
regolarità con la quale avviene la rotazione dell'astro su se stesso.
Il campo magnetico del pulsar è << agganciato >> alla sua crosta rigida: ciò può avere un
notevole significato nel mantenimento del periodo costante con cui il pulsar emette radioonde.
Il campo magnetico, infatti, non può spostarsi rispetto alla superficie della stella (come avviene
invece per le macchie, che << vagano >> sulla superficie gassosa del nostro Sole) e può
quindi restare inalterato per decine di milioni di rotazioni.



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