Cosimo de'Medici.

Cosimo de'Medici.


COSIMO DE'MEDICI ebbe due grandi fortune:un padre saggio e potente alla cui scuola
egli imparò la complicata tecnica del commercio,e una grande quantità di fiorini. Alla morte
del padre Giovanni,avvenuta nel 1429,Cosimo poteva disporre di un patrimonio ammontante
a 179.000 fiorini d'oro (1 fiorino pesava 3,53g d'oro); era proprietario di numerose aziende
industriali e commerciali in Italia e all'estero e,anzitutto,era il banchiere più importante di
Firenze,un banchiere che poteva prestare somme ingenti di denaro a principi,a re e allo stesso
papa. In quel tempo Firenze aveva un governo repubblicano. Le famiglie ricche e potenti
erano numerose ed ognuna cercava di influire sugli organi governativi a vantaggio proprio
e a svantaggio delle altre. Le cariche pubbliche duravano pochissimo tempo e i continui
mutamenti di persone al governo,e quindi di tendenze politiche,obbligavano le varie famiglie
ad una vigile e studiata politica di alleanze e di contrasti. In un ambiente simile era piuttosto
difficile per una famiglia o per un solo individuo primeggiare per lungo tempo. Eppure Cosimo
de'Medici rimase per tutta la sua vita non solo il più potente cittadino della sua città,ma diresse
praticamente la politica interna ed estera di Firenze. Evidentemente,per riuscirvi,egli doveva
possedere,oltre che capacità tecnica e denaro,anche una grande abilità politica.

La vita.

Cosimo di Bicci de'Medici nacque a Firenze nel 1389. Ben poco o nulla sappiamo della vita di
Cosimo nel tempo della sua giovinezza. Spesso viaggiò con il padre e più avanti da solo per
visitare le varie filiali e case commerciali. Si sposò con una contessina Bardi dalla quale ebbe due
figli,Piero e Giovanni. Cosimo amava vivere modestamente e non desiderava mettersi troppo in
vista,ne tanto meno esibirsi all'ammirazione del prossimo. In parte questo suo atteggiamento era
dovuto anche a calcolo; sapeva che i suoi concittadini l'avrebbero invidiato e poi osteggiato se egli
avesse ostentato potenza e ricchezza. Nel 1429,alla morte del padre,Cosimo,già quarantenne,si
trovò capo di una grande casa commerciale che trattava affari in tutto il mondo.
Egli era comunque all'altezza della situazione,anzi aumentò il giro di affari,impiantò nuove case e
filiali all'estero . Sotto la sua direzione lavoravano manifatture di lana e seta,uffici appositi
provvedevano a importare dall'Oriente merci preziose che venivano vendute in molti Paesi europei.
Mentre dirigeva tutte queste attività commerciali,Cosimo trovava il tempo anche di dedicarsi alla
politica. Ma la sua popolarità suscitò l'invidia di molti personaggi importanti e,nel 1433,Rinaldo
degli Albizzi lo accusò di volersi eleggere dittatore della città e lo fece arrestare. Dopo venti giorni
di prigionia lo condannarono all'esilio per 10 anni. Cosimo se ne andò in silenzio dalla città e
si ritirò a Venezia,dove visse da gran signore accolto con tutti gli onori dalle autorità veneziane.
I suoi nemici fiorentini speravano che l'uscita di Cosimo dalla città determinasse la sua rovina
finanziaria. Ma già Cosimo si era premunito contro simile pericolo ed i suoi affari andavano
ugualmente a gonfie vele; anzi,a Venezia egli seppe acquistarsi amici preziosi e intraprendere nuovi
affari. L'anno seguente a Firenze venne eletta una Signoria favorevole ai Medici e Cosimo venne
richiamato. Rinaldo fu bandito dalla città e Cosimo,rientrato in patria,venne accolto dal popolo
acclamante. Per trent'anni Cosimo,pur senza ricoprire alcuna carica pubblica (fu Gonfaloniere,cioè
capo rappresentativo del Governo all'estero per 2 bimestri soltanto),esercitò la sua influenza
decisiva sulla politica interna ed estera di Firenze. Specialmente la politica estera era guidata dal
suo cervello e dal suo denaro. Non vi era infatti uomo come lui più informato,dalle sue agenzie e
filiali sparse in tutto il mondo,delle attività e condizioni dei vari Stati. Per poter dirigere i suoi affari
liberamente e governare altrettanto liberamente,Cosimo si fece anzitutto amico della grande massa
del popolo al quale faceva spesso donazioni e fra il quale sceglieva coloro che dovevano occupare
i pubblici impieghi. Riuscì inoltre a liberarsi dei ricchi più in vista. Tutti i membri del governo
erano suoi amici e bastava che dietro suo consiglio,o meglio ordine,applicassero delle tasse
ingenti sui patrimoni di questi ricchi per poterli rovinare o comunque rendere innocui.
Non erano certo metodi democratici ma la politica,egli diceva,non si può fare con il sentimento.
Del resto Cosimo agiva per il bene della sua patria e,naturalmente,per la sicurezza dei suoi
interessi. Cosimo de'Medici,benché non fosse uomo particolarmente colto,ospitò nel suo palazzo
di via Larga artisti,poeti e filosofi; fece costruire chiese e monumenti grandiosi che abbellirono e
arricchirono la città. Per soli lavori pubblici e opere di carità egli sborsò per 400.000 fiorini,quasi
il doppio della somma che lasciò ai suoi eredi. Negli ultimi anni della sua vita soffrì spesso di gotta;
ciò nonostante sino all'ultimo diresse con abilità straordinaria le sue innumerevoli attività private e
pubbliche. Quando Cosimo morì,nel 1464,la Signoria,conscia della grandezza di quest'uomo e di
quanto egli aveva fatto per la sua città,fece incidere sulla sua tomba,quale sommo riconoscimento,

il titolo di Pater Patriae cioè << Padre della patria>>.

 

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