Biologia molecolare.
Biologia molecolare.
Le proteine.
Lo studio dei << meccanismi >>
chimici che si svolgono nell'interno
della cellula non è, ad essere esatti,
una novità di questi ultimi anni,
perché è iniziato da più di un
secolo, ma soltanto da non molti anni
si può dire di essere arrivati al
nocciolo del problema, e cioè al concetto
di base intorno al quale si svolge la
maggior parte degli studi attuali di
biologia molecolare. Per capire qual'è
questo nuovo concetto fondamentale
che ha rivoluzionato il pensiero
biologico degli ultimi anni, cominciamo a
vedere di che << materiale >>
è fatto un animale. È noto da moltissimo tempo
che gli animali sono fatti di grassi,
zuccheri, sali minerali e acqua, ma che la
<<materia prima >> (di cui
sono fatti i muscoli, il cervello, il sangue e gli
organi interni) è costituita da <<
proteine >>. Le proteine ci sono anche nelle
piante, ma in piccola quantità e, per
capirlo, basta pensare a una semplice esperienza
che tutti abbiamo fatto: se si lascia
un pezzo di pianta, o una intera, morta, a
temperatura non eccessivamente bassa,
si seccherà e si decomporrà in modo
alquanto diverso di quanto accade
lasciando alla stessa temperatura un animale
morto o una sua parte. In quest'ultimo
caso, infatti, la decomposizione delle
proteine dà luogo a prodotti
estremamente tossici e fortemente puzzolenti che
tutti conosciamo come odore di <<
carne andata a male >>. Definite così le
proteine, va detta ancora la cosa più
importante, e cioè che esse sono costituite
dall'insieme di centinaia e migliaia di
piccole molecole (gli aminoacidi) attaccate
in fila una all'altra a costituire dei
<< fili >> lunghissimi (però così piccoli che non
si vedono neanche al microscopio!) che
sono, appunto, le proteine.
Questi fili si possono intrecciare in
vario modo a costituire delle pareti che formano
il << guscio >< delle
cellule, e cioè le pareti cellulari (queste sì visibili al
microscopio);
oppure si avvolgono a gomitolo e
formano dei puntolini invisibili che, insieme con
l'acqua, riempiono le cellule stesse.
A seconda del tipo di molecole (di aminoacidi)
che vanno a costituire il filamento
proteico, si avranno diversi tipi di proteine; poiché
gli aminoacidi sono 20 e le loro
sequenze possono combinarsi in modi praticamente
infiniti (si pensi a quante parole si
possono scrivere usando sequenze delle 24 lettere
dell'alfabeto!) si avrà pertanto la
possibilità di avere un numero immenso di filamenti
proteici l'uno diverso dall'altro.
Ogni specie di animale ha le sue proteine caratteristiche
e quando noi, per esempio, mangiamo una
cotoletta di maiale, non facciamo altro che
<< smontare >> mediante la
digestione, i filamenti delle sue proteine per ricomporli,
nelle nostre cellule, secondo le
sequenze di aminoacidi che ci sono proprie, in nuovi
filamenti di proteine << nostre
>. In una parola la << diversità >> di una specie
animale
da un'altra (e cioè le differenze di
struttura, di forma e anche di comportamento) risiede
e si spiega, << in ultima analisi
>>, nella diversità della sequenza di aminoacidi dei
filamenti proteici. Non solo: anche la
differenza tra animali della stessa specie, per
esempio le diversità esistenti fra un
uomo e l'altro, risiedono, in ultima analisi, nella
diversità delle rispettive proteine.
Chiarito questo concetto, già notevole di per sé,
la biologia molecolare è passata oltre
e si è chiesta: che cosa stabilisce l'esatta frequenza
degli aminoacidi perché si formino
proprio << quelle >> proteine piuttosto che altre?
Chi ordina alla cellula di <<attaccare
>> in una certa sequenza (quella << giusta >>)
gli aminoacidi che, per esempio,
abbiamo assunto << scomponendo >> la cotoletta di
maiale?
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