La vita privata di Carlomagno.
La vita privata di Carlomagno.
Non è possibile studiare la carriera
e l'opera del grande Carolingio senza dare il posto che si conviene
alla sua persona e a quelli che gli stanno intorno. La vita di
Carlomagno scritta da Eginardo sarà a questo punto la nostra fonte
principale; ma si aggiungono molti tratti sparsi, specialmente quelli
che ci offrono i poeti del tempo. Facciamo innanzitutto una
costatazione che vi sorprenderà. Ci si rappresenta volentieri
Carlomagno come un colosso dalla barba bianca, ma né l'altissima
statura né la barba bianca sono tratti autentici. Eginardo lo
ritrae un monarca di corpo forte e vigoroso, di alta ma non eccessiva
statura, e non fa il minimo cenno alla barba. Si può tener per
certo che Carlo era poco più alto del normale, che era robusto e
piuttosto tozzo, che infine aveva il mento raso e portava solamente i
baffi. C'è da porsi allora una domanda, perché la leggenda abbia
gratificato il grande Carolingio di una barba di cortesia: nessun
ritratto autentico gliela attribuisce, e i Franchi del IX secolo,
all'opposto dei Longobardi barbuti, sono rappresentati di solito
nelle miniature con i soli baffi. Intorno al 900 in tutto
l'Occidente si diffuse la moda di portare la barba, e questa moda
regna nel X secolo a tal punto che l'iconografia dei grandi
personaggi di esso è prodiga di esempi. In conclusione l'imperatore
barbuto non è Carlomagno ma Ottone il Grande. Con la statura e la
complessione che ormai riconosciamo nel Carlo della realtà, noi lo
vediamo, attraverso la descrizione che ne fa Eginardo, come un uomo
solido, dalle proporzioni armoniose, dall'andatura sicura, dal
portamento virile, dalla voce forte e chiara. Dotato di buona
salute, egli la vide declinare soltanto negli ultimi quattro anni
della sua vita. A proposito dello stato di salute precaria degli
ultimi anni, il biografo ci fa la confidenza che il grand'uomo non
era docile ai consigli dei medici, e prendeva persino in odio i suoi
infermieri perché gli proibivano la carne arrostita che gli piaceva,
per sostuirvi cibi lessati che egli detestava. La buona salute di
cui Carlo godette fino a età avanzata gli veniva certamente dalla
natura, ma egli la conservava con la pratica degli sport. Eginardo
ne parla diffusamente, come pure della passione per
l'idroterapia,della abilità del nuoto, dell'ardore per la caccia,
dell'attitudine per l'equitazione. Abbiamo notato la predilezione di
questo sportivo per le carni arrostite; tuttavia Eginardo lo dice
sobrio, soprattutto per quanto riguarda il bere; infatti egli ha
orrore per l'ubriachezza. A tavola gode di robusto appettito e i
digiuni prescritti dalla Chiesa gli sono penosi. Passiamo dall'uomo
alla famiglia. Conosciamo il legame con Imiltrude, l'unione con
Desiderata o la principessa longobarda che si cela sotto questo nome,
il matrimonio con Ildegarda, la prima sposa che si possa veramente
chiamare, sotto il grande regno, regina dei Franchi.
Sulla vita sentimentale del figlio di
Pipino si desidererebbe sapere di più, e si vorrebbe in particolare
penetrare il mistero del ripudio della principessa longobarda. Quali
torti giustificarono il ripudio, e come fu possibile un simile gesto?
Siccome non ci si offre alcun altro testo che ci tolga d'imbarazzo,
siamo costretti a dire che la causa o il pretesto della rottura ci
sfugge completamente.
Si è pensato alla sterilità, ma è
una supposizione gratuita; e d'altra parte l'unione fu troppo breve
per aprire decentemente una simile via all'annullamento. Beninteso
Roma lungi dall'adombrarsene, applaudì a questo divorzio. Nessun
avvocato sostenne la longobarda all'infuori di suo padre, e la
stessa regina madre Berta, se tentò di difendere quella di cui aveva
stretto il matrimonio, non dovette insistere molto. Carlo onorò
sempre la madre e l'autore della “Vita di Carlomagno” sottolinea
questa costante devozione filiale, assicurandoci che il solo
disaccordo che abbia mai messo in contrasto la vedova di Pipino col
figlio maggiore fu precisamente la sorte di questa principessa
italiana che egli si ostina a non mai nominare. Imiltrude aveva dato
a Carlo un figlio, Pipino il Gobbo, e almeno una figlia, Alpaide, che
sposò più tardi Begone, successore di San Guglielmo nella contea di
Tolosa, cosicché si vide una figlia autentica dell'imperatore
risiedere dopo l'806, anno in cui il santo si ritirò dalla vita
attiva nel palazzo narbonese di Tolosa.
Ildegarda diede al suo sposo regale tre
maschi, Carlo, Pipino, Ludovico, tre femmine, Retrude, Berta, Gilda o
Giselda, e tre bambini morti in tenera età che Eginardo non ha
registrati, e ai quali tuttavia un altro autore del tempo Paolo
Diacono, fa illusione. Ildegarda accompagnò sovente il marito nei
suoi spostamenti per ragioni politiche. In particolare l'abbiamo
vista a Casseuil, prima della guerra di Spagna, e a Ratisbona, prima
della grande spedizione nel medio Danubio. Essa morì il 30 aprile
del 783.
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