L’egemonia olandese.
Mauro Goretti |
L’egemonia olandese.
Fra il 1625 e il 1675 l’egemonia olandese si affermò e
raggiunse il suo apice. Essa si basava
su un’efficienza produttiva articolata, basata inizialmente sulla produzione
alimentare, grazie in particolare alla raccolta del pesce e dell’aringa salata,
vera << miniera d’oro olandese >>.
L’efficienza era data dall’utilizzazione su larga scala di un battello
particolare, “l’haringbuis”, un battello da pesca di larghe capacità, fornito
di rete a strascico e dove si poteva già lavorare il pesce e salarlo. Tali battelli potevano quindi restare in mare
per sei - otto settimane, trasferendo il loro carico a terra tramite altri,
veloci battelli. Ben presto quindi gli
olandesi dominarono la pesca delle aringhe nel Mare del Nord, quella del merluzzo
in Islanda e della balena a Spitzberg.
Utilizzando inoltre il commercio del pesce e del sale si accaparrarono
il ricco commercio del Baltico. Ma anche
in agricoltura, grazie alle bonifiche e alle coltivazioni intensive, gli
olandesi divennero nel corso del Seicento i coltivatori forse più avanzati del
mondo. E nel settore industriale la
produzione tessile dei fustagni, concentrata a Leiden, conobbe oltre cento anni
di sviluppo, raggiungendo il culmine intorno al 1660, anni in cui la produzione
risultava quintuplicata rispetto al 1584.
Anche l’altra grande industria del paese, quella delle costruzioni
navali, vantava una supremazia indiscussa.
Era altamente meccanizzata, con una serie di attrezzature pratiche quali
segherie a vento, carrucole e taglie, grandi gru per lo spostamento del
legname, che ne accrescevano ovviamente la produttività. Il legname proveniva dal Baltico e gli
olandesi si impadronirono di tale
commercio proprio grazie alla loro efficienza in questo settore. Ben presto quindi, grazie anche allo sviluppo
delle industrie minori, l’Olanda fu in grado di sostenere da sola un prcesso di
crescita economica, che potrebbe forse oggi essere confrontato, ma solo per curiosità, con quello del Giappone del
secondo dopoguerra. Ma l’Olanda seppe
anche costruire una rete commerciale tale da farla definire, in quegli anni, il
<< magazzino del mondo >>. E
del resto proprio grazie alla propria flotta l’Olanda dominò il trasporto
mondiale delle merci nel XVII secolo.
Cresciuta di circa dieci volte tra il 1500 e il 1700, nel 1670 essa
trasportava un tonnellaggio tre volte superiore a quello inglese e superiore a
quello di Inghilterra, Francia, Portogallo, Spagna e Germania insieme. Così, approfittando dello spostamento delle
rotte marittime per l’Oriente dal Mar Rosso e dal Golfo Persico a quella del
Capo di Buona Speranza, gli olandesi misero a frutto la loro superiorità nella
tecnica navale, facendo trionfare la vela quadra su quella latina e la
regolarità degli alisei sui monsoni. E
nello stesso periodo, tra il 1590 e 1630, le navi olandesi penetrarono nel
Mediterraneo, conquistando in breve tempo sia il predominio nel commercio del
grano sia in quello delle merci di lusso.
Tuttavia è indubbio che i successi più spettacolari vennero colti in Estremo
Oriente e, in parte, in Atlantico. La
storia della Compagnia Olandese delle Indie Orientali, come del resto di quella
delle Indie Occidentali è fin troppo nota.
La prima monopolizzò ben presto tutto il commercio in tutti i paesi e su
tutti i mari dal Capo di Buona Speranza al Capo Horn; dotata di poteri sovrani
poteva anche dichiarare la guerra e concludere la pace. Così le Molucche, le isole della Sonda,
Giava, Celebes, Sumatra, Ceylon nonché il commercio con la Cina e il Giappone
caddero nelle sue mani. E già i
contemporanei la consideravano una sorta di “monstrum” simile al Leviatano di
Hobbes. Ma la Compagnia, fra la scelta
di una politica di uno sfruttamento produttivo e quella di una speculazione a
breve termine, scelse quest’ultima, che consentiva certo più larghi profitti,
ma che nel lungo periodo si rivelò più fragile.
Così come del resto più fragile si rivelò quella della Compagnia per le
Indie Occidentali, che dopo i primi successi che portarono all’occupazione del
Brasile o di Luanda in Angola e alla fondazione di New Amsterdam, dovette
cedere, dopo le due guerre anglo-olandesi, sia il Brasile che New Amsterdam
(poi New York), e alcuni forti dell’Africa occidentale. Forse la stessa ideologia dell’egemonia
olandese, sintetizzata con forza da Hugo Grotius nel 1609 nel concetto chiave
di “mare liberum” si rilevò insufficiente, o forse troppo moderna, di fronte
alla più concreta idea di impero, già portata avanti nel Cinquecento da Spagna
e Portogallo, e poi ripresa e sviluppata dasll’Inghilterra nel Seicento.
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