Per gli antichi Maya era il cibo degli dei.


Il futuro del cioccolato.

Per gli antichi Maya era il cibo degli dei.

A Cuba nel XIX secolo era usato come afrodisiaco. Nel XX secolo Fannie Farmer, un'autorità culinaria negli Stati Uniti, ne raccomandava gli “effetti stimolanti” nei casi di “debolezza della digestione”. Per tutto l'arco della storia, gli esseri umani hanno apprezzato il cacao, l'ingrediente essenziale del cioccolato; e la tradizione prosegue anche ai giorni nostri. Soltanto per il giorno di San Valentino del 2012, secondo le stime, nei soli Stati Uniti sono stati spesi 700 milioni di dollari in cioccolato. In tutto il mondo, invece, per questa ghiottoneria la gente spende più di 68 miliardi di euro all'anno. E dato che la voglia cresce, grazie all'aumento della popolazione e al sempre maggior numero di persone che possono permettersi il cioccolato nei paesi del terzo mondo, nel prossimo futuro la domanda potrebbe superare l'offerta. Tutta questa produzione di cacao fa qualcosa di più che alimentare la nostra collettiva voglia di dolci: sono 5-6 milioni di agricoltori che, nei paesi tropicali coltivano gli alberi da cui si ottiene il cacao, e contano sulla vendita dei suoi semi per nutrire se stessi e le loro famiglie. Questi lavoratori estraggono i semi (spesso chiamati fave) da frutti (detti cabosse) a forma di pallone da rugby e poi li fanno fermentare ed essiccare per ottenere pasta, burro e polvere si cacao. Il sostentamento di altri 40-50 milioni di persone dipende dalla lunga catena di produzione che i semi di cacao percorrono poi lungo la strada che porta dalle piantagioni ai dolci sugli scaffali dei negozi. Nella Costa d'Avorio, che produce il 40 per cento del
cacao del mondo, la sua coltivazione fornisce un buon 15 per cento del PIL, e impiega il 5 per cento delle famiglie. Molti di questi coltivatori usano gli alberi di cacao come dei bancomat: raccolgono un po' di cabosse e ne vendono i frutti quando devono mettere insieme in fretta i soldi per pagare la scuola ai figli o qualche spesa medica. Questi alberi hanno un ruolo essenziale nella vita rurale.
Ma il delicato “albero del cioccolato”, “Theobroma cacao”, è in pericolo. Da sempre, è estremamente suscettibile a parassiti e infezioni fungine. Nel 1988, appena sei anni dopo che la nostra società, la Mars Incorporated, aveva istituito il suo centro per lo studio del cacao nella regione di Bahia, in Brasile, dove l'albero è attivamente coltivato, è stata riscontrata nella zona la presenza di una malattia dovuta a un fungo, detta “scopa delle streghe”. Abbiamo assistito a una riduzione della produzione dell'80 per cento, che ha spinto gente che coltivava il cacao da generazioni ad abbandonare le piantagioni per trasferirsi nei sobborghi urbani, e che è riuscita a distruggere nel volgere di qualche anno un vasto deposito di conoscenze sulla coltivazione del cacao, accumulato nei secoli scorsi.

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